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Tour of Austria 2012: Di Luca, Modolo, Colli: quanta Italia! - E Taborre, Bazzana, Pinotti...

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L'urlo di felicità di Daniele Colli a Vienna © Uff. Stampa della corsa - Mario StiehlQuando in una corsa i corridori italiani riescono a vincere la bellezza di sette tappe su otto non si sa bene da dove iniziare a raccontare la gara anche perché praticamente tutti quelli che hanno alzato le braccia al cielo meriterebbero un grande spazio. L'edizione numero 64 del Giro d'Austria ci ha sorriso come non mai e poco importa se alla fine la vittoria più pesante, quella in classifica, sia andata al danese Jakob Fuglsang, perché da Innsbruck a Vienna il ciclismo italiano ha regalato ottimi segnali in una corsa molto ben organizzata, con un percorso vario e accattivante e con un campo partenti che diventa di anno in anno sempre più internazionale.

Sette successi, dicevamo, sei in più rispetto al 2011 quando a tenere alta la bandiera italiana ci pensò Daniele Bennati sul traguardo finale e Vienna. E proprio dalla capitale austriaca partiamo con il nostro resoconto, perché la vittoria di Daniele Colli è quella che si porta dietro il carico maggiore di storie e significati: proprio un anno fa (il 15 luglio per la precisione) il ragazzo milanese tornava a correre dopo che nel novembre 2010 gli era stato diagnosticato un tumore al ginocchio; prima l'operazione, poi la riabilitazione, quindi gli allenamenti ed infine le gare in cui fin dall'inizio aveva fatto vedere a tutti che il talento c'era ancora e mancava solo un briciolo di fortuna. 

Dopo essere passato professionista nel 2005 con la Liquigas, infatti, Colli ha raccolto un'infinità di piazzamenti tra i primi cinque o tra i primi dieci, ma l'unica vittoria era stata una tappa del Tour of Szeklerland in Romania, non da buttare via (vincere non è mai facile) ma di certo non il massimo per un ragazzo che al primo anno aveva fatto soffrire gente come McEwen e Petacchi. Con lo sprint di oggi davanti al Burgtheater di Vienna Daniele può entrare in una nuova dimensione lasciandosi alle spalle tutti gli infortuni e tutti i problemi degli anni passati: lui può vincere, sa vincere e se la sfortuna lo lascerà in pace per un po' lo dimostrerà anche su traguardi di grande prestigio con la maglia del Team Type 1 o, chissà, magari con una formazione World Tour.

Ma in questa settimana in Austria l'Italia ha ritrovato anche Danilo Di Luca, capace di vincere sul Kitzbüheler Horn, una delle salite più dure d'Europa. L'abruzzese dell'Acqua & Sapone ha dimostrato di essere il corridore più forte in salita tra quelli al via e se non è salito sul podio finale è solo per la cronometro da specialisti puri e per l'inferiorità numerica nei confronti di una corazzata come la RadioShack: il quarto posto finale non può essere visto come una delusione perché, dopo aver riassaporato il piacere della vittoria, Di Luca potrebbe ritrovare le motivazioni giuste per darsi nuovi obiettivi ed il vecchio Killer, dopo un risultato così, sarebbe andato ancora più forte nella gara successiva.

Tra chi si ritrova, però, c'è anche chi si scopre vincente e stiamo parlando del 28enne (lì compirà il prossimo 16 luglio) Alessandro Bazzana, primo leader di questa edizione del Giro d'Austria. Anche lui si porta dietro una storia molto particolare perché, dopo aver fatto il dilettante alla Zalf, nel 2007 andò a cercarsi il primo contratto da professionista molto lontano da casa: nei quattro anni tra Successfulliving e Fly V Australia, Bazzana ha corso soprattutto nel continente nordamericano e solo dopo aver sposato il progetto del Team Type 1 ha potuto gareggiare da pro' in Italia e in Europa. Sul traguardo di Innsbruck Bazzana ha centrato la prima vittoria in carriera con un bellissimo sprint di gambe e astuzia e poi ha chiuso in bellezza portando fino a Vienna la maglia rossa della classifica a punti.

Nella tappa con arrivo sul micidiale strappo di Sonntagberg ha esultato anche Fabio Taborre che ha regolato di forza un gruppo di una dozzina di fuggitivi che era stato in avanscoperta per tutto il giorno: l'anno scorso il corridore dell'Acqua & Sapone aveva fatto vedere le cose migliori proprio dal mese di luglio in poi e questa è stata la sua terza vittoria da professionista; nelle classiche italiane della seconda parte di stagione siamo sicuri che sarà uno dei corridori più regolari e l'Acqua & Sapone potrà togliersi delle belle soddisfazione con lui, Di Luca, Betancur, Garzelli e pure Napolitano che in Austria ha fatto un terzo e un quarto posto.

Le altre tre vittorie italiane, invece, sono molto importanti in chiave olimpica visto che sono arrivate per mano di corridori che sono stati convocati dal ct Paolo Bettini per i Giochi di Londra: stiamo parlando di Sacha Modolo e Marco Pinotti. Il corridore della Colnago si è aggiudicato due volate, a Lienz davanti a Schorn e Gavazzi (in una tappa altimetricamente non facile) e a Melk davanti a Colli e Napolitano: la concorrenza non è certo la stessa che ci sarà a Londra, ma intanto il morale cresce, la fiducia aumenta e chi storceva il naso per la sua chiamata, dopo una prima parte di 2012 un po' inferiore alle attese, forse ora è un po' convinto. L'anno scorso proprio in questo periodo, Modolo vinse due tappe al Qinghai Lake e da lì inanellò altre sette vittorie fino a fine anno: può essere un segno. Marco Pinotti invece s'è aggiudicato la cronometro di Podersdorf, 24.1 km da specialisti puri in cui il caldo torrido dà sempre problemi ai corridori: il corridore della BMC ha coperto la distanza a più di 52 km/h di media e se la sconfitta al campionato nazionale poteva avergli tolto qualche certezza, questa prova gli potrà dare una marcia in più.

Ovviamente, però, non possiamo chiudere senza prima parlare del vincitore finale di questo Giro d'Austria, Jakob Fuglsang, perché per andare a prendersi quella maglia ha dovuto fare un numero non da poco. Dopo l'esclusione dal Tour de France, gli stipendi non pagati e i grossi dissidi con la dirigenza del Team RadioShack, che ha deciso di escluderlo da tutte le corse World Tour fino a fine stagione, Fuglsang è riuscito a scaricare sui pedali tutta la sua rabbia: sul Kitzbüheler Horn, salita non ideale per le sue caratteristiche, è andato abbastanza male, ma due giorni dopo è andato all'attacco sul Grossglöckner, il tetto dell'Austria, a circa 100 chilometri dall'arrivo, ha trovato la collaborazione di Leopold König e poi è arrivato da solo al traguardo con 1'14" di vantaggio sul ceco e più di due minuti e mezzo sul gruppo degli altri favoriti. Ad oggi, delle nove vittorie conquistate dalla RadioShack nel 2012, quattro portano la sua firma: se l'obiettivo di Bruyneel e soci è di non fargli fare troppi punti, che favorirebbero la sua futura squadra al momento dell'assegnazione delle licenze World Tour, allora il primo round è stato un disastro. Per dovere di cronaca segnaliamo anche il podio finale che oltre a Fuglsang ha visto l'elvetico Steve Morabito e lo sloveno Robert Vrecer, 31enne che ha tanti risultati in corse a tappe minori e che ha trovato spazio anche a più alto livello.

Sebastiano Cipriani

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