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Tour de France 2012: Nibali, da adesso servirà più coraggio - Per Basso un ruolo da reinventare

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Vincenzo Nibali, terzo in classifica al Tour dopo 7 tappe © Bettiniphoto

Capitolo Nibali. "Il nostro uomo all'Avana" dimostra di non essere il nostro uomo alla vana (ricerca di un posto sul podio), e questa, dopo una settimana di Tour de France, è una notizia che non era scontata, per quanto noi si fosse convinti delle possibilità del siciliano. Il primo test serio, ben più del cronoprologo di Liegi (in cui comunque Vincenzo si è ben disimpegnato), si è concluso con una promozione per il capitano della Liquigas.

Non col massimo dei voti, diciamo così, visto che negli ultimissimi metri della tappa Nibali ha perso le ruote di Evans, Froome e Wiggins; ma il giudizio per lui, dopo La Planche des Belles Filles, è alto. Trovarlo al terzo posto in classifica dopo tante tappe in cui è riuscito a evitare cadute (a parte una che non ha lasciato strascichi) e incidenti vari, col coronamento di una frazione, quella odierna, in cui il messinese si è confrontato da pari a pari coi favoriti della Grande Boucle, ci fa pensare ai prossimi giorni con un certo ottimismo.

Non siamo che a un terzo del cammino, resta da capire se gli altri due terzi saranno interpretati con una corsa d'attacco, per provare a far saltare prima o poi il banco, o con un approccio difensivistico. Le frazioni in cui inventarsi qualcosa non mancano, a partire da quella di Porrentruy, domani. Ma la tappa che si concluderà in Svizzera precede la fondamentale cronometro di lunedì, così a naso vien da pensare che sarà quindi difficile vedere subito qualcosa di fantasioso.

Certo, la Sky inattaccabile di oggi mette paura, a volte le polveri si bagnano da sé al cospetto di certi spettacoli: e vedere la progressione inarrestabile di Boasson Hagen, Rogers, Porte e Froome (con Wiggins che non ha fatto altro che stare alla finestra per tutta la scalata) sull'erta conclusiva non contribuirà a far venire voglia di attaccare lo squadrone britannico, nei prossimi giorni.

Però c'è un errore di fondo che non dev'essere fatto dagli avversari dei nerazzurri di Brailsford: ovvero il considerare quanto visto oggi come una regola che varrà fino a Parigi, perché abbiamo già avuto in passato degli esempi di formazioni che parevano fortissime e si sono poi sciolte sul più bello. In particolare, quello che oggi sembra un ticket imbattibile (Wiggins-Froome) potrebbe evolversi in un malcelato dualismo, perché Bradley ha lavorato una vita per arrivare al livello di poter vincere un Tour, e non vorrà certo farsi beffare da un compagno di squadra; ma quel compagno di squadra, laddove dovesse sentire le gambe giuste per il successo, come potrà tirare il freno a mano?

E allora, come si può agire su questa incrinatura (ancora invisibile) nel muro degli Sky? Come far leva? La Liquigas ha una bella squadra in Francia. Sagan ha vinto tre tappe e ha dato spettacolo fino a ieri (no, fino a oggi: ha tagliato il traguardo impennandosi sulla bici...), ma potrà trovare un utilizzo che risulti utile per gli scenari da classifica del team biancoverdeazzurro? Ricordando la tappa di Grindelwald al Giro di Svizzera 2011, verrebbe da rispondere di sì: un Sagan in fuga in una tappa di montagna potrebbe essere utilissimo per supportare attacchi a sorpresa di Vincenzo.

Ma più ancora che per lo slovacco, dovrà per forza essere inventato, o meglio, reinventato, un ruolo per Basso: abbiamo capito che non serve, a Nibali, un compagno che tiri il gruppo in salita, perché quell'incarico chi potrà svolgerlo - per tutti - meglio della stessa Sky? Allora immaginiamoci un Ivan lanciato all'attacco da lontano, e che faccia per Vincenzo quel che fece Monfort per Andy Schleck sulla strada per Serre Chevalier un anno fa: è fantascienza, oppure il varesino saprà trovare il modo di violentare la propria natura e proporsi in vesti fin qui quasi mai indossate?

Se un qualcosa dovrà essere progettato dall'ammiraglia, ebbene, quel qualcosa sarà relativo alla corsa di Basso. Perché, se Nibali seguirà la propria indole, all'attacco da lontano possiamo aspettarcelo, prima o poi, anche se ciò comporterà il mettere in palio una posta piuttosto alta (il rischio di sbagliare i tempi dell'eventuale assalto, e di perdere così il comunque preziosissimo podio, non è assente). In tal caso, la squadra (Basso nella fattispecie) dovrà essere al suo fianco in maniera tangibile, efficace, decisiva. Amadio, Zanatta, Scirea ci credono, nella possibilità di ribaltare il Tour? Fondamentalmente, dipende da loro.

Marco Grassi

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