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Giro di Svizzera 2012: Grazie Alejandro! Firmato: Rui Costa - Tappa a Kangert, corsa al portoghese; Montaguti re dei Gpm | Cicloweb

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Giro di Svizzera 2012: Grazie Alejandro! Firmato: Rui Costa - Tappa a Kangert, corsa al portoghese; Montaguti re dei Gpm

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Rui Costa, vincitore del Tour de Suisse, omaggia il compagno Alejandro Valverde dopo l'ultima tappa © BettiniphotoQuando una corsa a tappe i cui primi 10 della classifica sono in appena 1'13" si conclude su un finto arrivo in salita, il massimo che può succedere è che nella generale non cambi sostanzialmente nulla. Ne abbiamo avuto la riprova oggi a Sörenberg, sede d'arrivo della frazione finale del Tour de Suisse 2012. Buon per Rui Alberto Faria da Costa, più semplicemente Rui Costa, 25enne portoghese che l'anno scorso aveva fatto parlare di sé vincendo una tappa al Tour de France (a Super-Besse, dopo aver annullato tutto solo un attacco di Vinokourov), e che sembrava effettivamente destinato a confermarsi a buoni livelli.

In Svizzera a Rui Costa è "bastato" vincere la tappa di Verbier, al secondo giorno, per indossare una maglia gialla che poi non ha più mollato; aiutato, nella gestione di questa leadership che per lui era una notevole novità, da una Movistar che non ha lesinato sforzi dei suoi uomini più in vista, da Bruseghin a Valverde. E proprio quest'ultimo, oggi, è stato un sicuro fattore dell'affermazione di Rui Costa: tirando per riprendere Fränk Schleck prima, e per non lasciare troppo spazio a Kruijswijk poi. E l'abbraccio tra il portoghese e il murciano dopo la tappa è stato senz'altro un momento emotivamente forte della corsa: Rui Costa, che al massimo in un post-tappa aveva avuto a che fare con Barredo, in una celebre rissa al Tour di 2 anni fa (con tanto di ruote che volavano - e colpivano!), ha atteso l'arrivo del compagno - staccatosi nel finale - quindi l'ha sollevato di peso, abbracciandolo in tutti i modi, per alzargli infine il braccio come a dire: «Il campione è lui».

La tappa, allora: dopo un avvio veloce, al km 40 è partita una fuga di cinque uomini: Montaguti, Roy, Kangert, Bookwalter e Boeckmans. Quest'ultimo si è staccato sulle prime rampe del Glaubenbielen (a 80 dal traguardo), gli altri hanno raggiunto 12' di margine sul gruppo e si sono amministrati molto bene; d'altro canto la Movistar del leader non aveva certo l'urgenza di andare a riprenderli, visto che se si fossero lasciati gli abbuoni dell'arrivo a disposizione degli attaccanti di giornata, Rui Costa avrebbe avuto meno preoccupazioni di vedersi soffiare la maglia magari per un colpo di mano di un Fränk Schleck nel finale.

E il lussemburghese, secondo in classifica a 14" dal primo, era in ogni caso il primo indiziato per un possibile assalto all'arma bianca. Conoscendone l'indole, c'era di che dubitare che il maggiore dei due più famosi fratelli del ciclismo attuale potesse davvero provare a far saltare il banco, e invece dobbiamo ammettere che il capitano della RadioShack ha smentito ogni scetticismo, provando l'attacco a 45 km dal traguardo, sul Glaubenberg, la salita forse più dura dell'intera corsa.

Schleck è riuscito ad avvantaggiarsi, con un'azione che si è sviluppata in solitaria (malgrado i tentativi di Nieve e soprattutto Danielson di attaccarsi alla ruota di Fränk), e che l'ha portato ad avere 52" di vantaggio al Gpm, a 40 km dalla conclusione: sì, troppo spazio, da lì al traguardo, per pensare che il lussemburghese potesse difendersi con successo, tantopiù che il drappello di Rui Costa, comprendente in cima al Glaubenberg solo Valverde, Gesink, Nieve, Roche e Leipheimer, si è via via arricchito di diversi corridori, rientrati lungo la discesa: Kruijswijk, poi Kreuziger, poi Gusev con Kiserlovski, Mathias Frank, Poels, Mollema, De Clercq e Chris Sörensen, ma quando si son fatti sotto questi ultimi l'azione di Schleck era ormai appassita: con poca convinzione lungo la picchiata, purtroppo, il fratellone ha perso tutto il vantaggio che aveva accumulato, per poi essere raggiunto ai 20 km.

Intanto tra i fuggitivi qualcosa era successo: non erano più in 4 perché Bookwalter si era staccato sul Glaubenberg, ma a Montaguti (che ha fatto incetta di punti Gpm, conquistando la relativa maglia: complimenti a lui), Roy e Kangert restava un discreto margine. Sull'attacco di Schleck, tale vantaggio era sceso a 3'30", ma una volta che il gruppo della maglia gialla ha ripreso Fränk, un sensibile rallentamento ha favorito nuovamente l'azione dei battistrada, che in breve son tornati a distanza di sicurezza per poter gestire al meglio il finale e giocarsi il successo di giornata.

L'ascesa al Südelhöhe, Gpm di 2a categoria con vetta ai 3 km dal traguardo di Sörenberg, è stata la classica scalata da polveri bagnate. Non perché non ci fossero le forze per provare a far la differenza, ma perché il terreno proprio non si prestava. Dopo un tentativo di Sörensen, maggior convinzione ci hanno messo Kruijswijk, Kiserlovski e Mathias Frank, usciti a 15 km dalla fine e (ripreso Chris) rimasti davanti fino alla fine. Il punto è che questa azione ha portato in dote ai suoi esecutori la bellezza di... 2"! Tanto è stato il vantaggio che il quartetto è riuscito a conservare sul plotoncino di Rui Costa.

Un distacco contenuto, come detto, dalle trenate di Valverde, il quale, esaurita la sua parte di lavoro, si è staccato ai 5 km. In quello stesso punto, poco prima, si era segnalato l'attacco di Roy, al quale ha risposto Kangert, mentre Montaguti alzava bandiera bianca (sarebbe poi giunto in terza posizione a mezzo minuto dai primi). Il francese, preso atto di non essere riuscito a rimanere da solo, ha poi pure sbagliato la volata, prendendola in testa e facendosi nettamente infilare dal rimontante Kangert; per l'estone il successo più bello della carriera, a coronamento di una discreta primavera in cui, a 25 anni, ha mostrato notevoli miglioramenti a livello prestazionale (è stato anche tra i migliori gregari in maglia Astana al Giro).

Come detto, in classifica non è cambiato niente, e Rui Costa si porta a casa il Tour de Suisse con soli 14" di vantaggio su Schleck, 21" su Leipheimer, 25" su Gesink, 40" su Nieve, 47" su Kreuziger, 48" su Danielson e 59" su Kruijswijk. Poca gloria per l'Italia (il migliore dei nostri è Giampaolo Caruso, 21esimo a 10'28" da Rui Costa), ma il fatto di essere presenti con alcuni reduci dal Giro (Cataldo, Cunego), con gli scarsi stimoli conseguenti, ha avuto un peso.

In prospettiva Tour, Schleck ha mostrato di non essere messo male, la Rabobank lascia intravedere buone cose (i suoi alfieri - Gesink e Kruijswijk su tutti - non sono ancora al top e paiono avere discreti margini di miglioramento), e Valverde è stato protagonista di una corsa da non sottovalutare (chiusa col nono posto in classifica). Ma di certo, per i posteri, questa edizione del Tour de Suisse avrà stampata in copertina l'immagine di Peter Sagan, vero protagonista assoluto della gara con quattro vittorie di tappa (compresa la breve crono iniziale) in nove giorni. Lo slovacco, dal canto suo, non sembra proprio il tipo che si accontenta, e al Tour lo ritroveremo senza dubbio a dare spettacolo in diverse frazioni. I suoi limiti, peraltro, non sono noti, quindi prepariamoci eventualmente ad essere (ancora) sorpresi da lui.

Marco Grassi

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