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Emakumeen Bira WE 2012: Numero Pooley, ma l'Italia dov'è? - Emma, assolo a Durango. E da domani un Bira senza azzurre | Cicloweb

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Emakumeen Bira WE 2012: Numero Pooley, ma l'Italia dov'è? - Emma, assolo a Durango. E da domani un Bira senza azzurre

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Emma Pooley si presenta da sola sul rettilineo di Durango. È la favorita per l'Emakumeen Bira © Durangon.com

La cavalcata della Pooley
Emma Pooley non l'aveva ancora fatto, nel 2012, un numero dei suoi. Un assolo che nasce di punto in bianco, su una salita, e conduce al traguardo, senza che le altre riescano a tener testa alla britannica. È uno dei suoi punti di forza, il ritmo forsennato cui poche ribattono. L'ha fatto ieri, alla Durango-Durango Emakumeen Saria, corsa in linea che anticipa l'Emakumeen Bira, una delle gare a tappe più impegnative del circuito femminile. Prima vittoria stagionale internazionale (la Berner Rundfahrt era nazionale), non poteva che giungere così, con una cavalcata solitaria. Se ne va a più di 25 km dall'arrivo, Emma Pooley. Siamo sulle rampe dell Alto de Montekalbo, salita di seconda categoria. I quattro passaggi da Elorrio non hanno prodotto una gran selezione all'infuori di qualche allungo di Katie Colclough per aggiudicarsi i punti dei traguardi volanti. Sull'Alto de Montekalbo la musica cambia, il ritmo si eleva, la Pooley accelera. Non ci s'inventa scalatrici raffinate in pochi chilometri e così chi riesce a tenere la ruota della portacolori dell'AA Drink? Davvero poche.

Arndt e Johansson provano a tenere ma devono cedere
All'inizio ci provano solo Emma Johansson e Judith Arndt ma presto le due vengono ricondotte a più miti consigli dalle aspre rampe e si lasciano raggiungere dal gruppetto inseguitore. Si forma così, a ridosso della testa della corsa, un plotoncino di 11 atlete. Si tratta di Annemiek Van Vleuten, Emma Johansson, Elisa Longo Borghini, Christel Ferrier-Bruneau, Judith Arndt, Ashleigh Moolman, Anna Sanchis, Madeleine Sandig, Doris Schweizer, Carlee Taylor ed Alena Amialiusik. Superato l'Alto de Montekalbo la Pooley e le sue inseguitrici si buttano nella discesa. Lì rientrano sulle 11, che nel mentre hanno incassato un distacco di un minuto, altre atlete: Charlotte Becker, Sharon Laws, Elizabeth Armitstead, Lucinda Brand, Eleonora Van Dijk, Claudia Häusler e Tiffany Cromwell. Manca soltanto una salita, ancora di seconda categoria, l'Alto de Muniketagane. La Pooley è sempre più lanciata e sulla seconda ascesa arriva a guadagnare 1'17" sulle inseguitrici. Scollinerà con un vantaggio di 50", quelli che bastano per buttarsi su Durango ed andare a vincere in solitaria, succedendo a Marianne Vos (assente nei Paesi Baschi per la frattura della clavicola) che fece sua la corsa nel 2010 e 2011. Le avversarie sopraggiungono a 54" e vengono regolate dalla tedesca della Specialized-Lululemon Charlotte Becker che anticipa la connazionale Judith Arndt, capitana dell'Orica-GreenEDGE. Armitstead e Van Vleuten precedono una Alena Amialiusik che ha dimostrato di saper essere grande anche tra le più esperte (la bielorussa è pur sempre una classe '89). Emma Johansson, settima, peggiora il suo feeling con questa gara (negli ultimi due anni ha sempre chiuso al secondo posto). Miglior italiana Elisa Longo Borghini, 17a a 1'09" dopo aver supportato la sopra citata Emma Johansson. Per trovare un altro paio di italiane bisogna scendere al "gruppetto", al 30° ed al 38° posto, con la giovane Scandolara e l'esordiente di categoria Viviana Gatto, giunte entrambe a 4'30". Avranno modo di rifarsi.

Da domani inizia l'Emakumeen Bira
Da quest'anno i giorni di gara della corsa basca saranno come in passato quattro ma non vedranno più cinque tappe, con la semitappa a crono e la gara in linea al terzo giorno, bensì le due prove scisse in due giornate differenti. Il percorso è duro come sempre e se si aggiungerà la pioggia (ma oggi il sole estivo non faceva pensare a quest'ipotesi), come di solito accade, ci sarà da divertirsi. La prima frazione si snoda attorno a Iurreta, 97 chilometri molto vallonati con l'Astoreka a fare da giudice, anche se è probabile una volata. Seconda tappa che parte ed arriva a Lekeitio; quattro Gpm, con il doppio Milloi in avvio, un must della corsa, il Lekoitz ed un ultimo passaggio sul Milloi, per rinfrescarsi la memoria, ad 8 km da Lekeitio. Terzo giorno dedicato, come detto, esclusivamente alla crono di Orduña: 13.4 km su e giù (più su che giù) che potrebbero sconvolgere la classifica generale. Gran finale domenica, con i 116 km della Orduña-Iurreta che prevede tre Gpm e numerose difficoltà: l'Alto de Zumeltza, l'Alto de Urkiola e l'Alto Duña a 9 km dal traguardo. Potrebbe uscire da questa tappa l'erede di Marianne Vos, che nel 2011 mató la corsa vincendo quattro tappe e lasciando soltanto cronoscalata e corsa in linea a Pooley e Johansson.

Con la Vos assente, Arndt e Pooley sono favorite
Assente quest'anno, la campionessa olandese verrà sostituita in Rabobank dalla Van Vleuten, forte sì, ma non certo adatta a questo tipo di percorsi. La ragazza riserva sorprese di continuo, chissà che non sappia tirar fuori il meglio di sé anche dalle montagne basche. Favorite d'obbligo sono invece Emma Pooley, Judith Arndt, Emma Johansson, una Ashleigh Moolman che lotterà sì per la maglia di miglior scalatrice ma può fare molto di più, senza tralasciare la tenace Alena Amialiusik; occhio inoltre ad una Claudia Häusler che da spalla della Arndt potrebbe levarsi qualche soddisfazione così come Tiffany Cromwell per cui vale lo stesso discorso della Häusler, essendo compagne di squadra alla Orica-GreenEDGE. Massima attenzione al gruppo Specialized-Lululemon, su tutte a quella Trixi Worrack che pare tornata agli antichi fasti.

Le grandi battagliano, le azzurre a Livigno
Noterete che non abbiamo menzionato alcuna italiana. C'è sì una Berlato che è purtroppo lontana parente di quella del 2011, una Scandolara che può ambire a qualche tappa, una Gatto che è ancora tutta da scoprire e poco altro. E le nostre big? E le nostre giovani, le nostre juniores? Dove sono mentre il gotha del femminile si dà battaglia sulle strade basche? La Nazionale italiana ha sempre preso parte a questa gara a tappe ed il Ct Edoardo Salvoldi era solito convocare promettenti juniores per far aver loro un primo contatto con il mondo delle élite. Nel 2010 le azzurre si presentarono nei Paesi Baschi con Isabella Arman, Elena Cecchini, Viviana Gatto, Giulia Ronchi, Luisa Tamanini e Susanna Zorzi. Alcune si sono un po' perse, altre come Gatto, Cecchini e Zorzi sono in rampa di lancio. Nel 2011 però all'Emakumeen Bira non si videro le maglie azzurre, stessa solfa quest'anno. Dove sono dunque le nostre migliori cicliste? È presto detto, si trovano a Livigno. La Nazionale infatti, anziché portare qui alcune giovani e giovanissime, ha preferito un ritiro in altura (dal 29 maggio al 18 giugno) con le atlete in corsa per un posto a Londra. Così ecco Baccaille, Bronzini, Cantele, Carretta, Guderzo e Longo Borghini, che raggiungerà le compagne dopo la prima tappa dell'Emakumeen Bira, allenarsi ai 1816 metri di Livigno. Già in occasione della prova di Coppa del Mondo di Chongming Island Salvoldi aveva diramato una lista di ragazze (Giada Borgato, Giorgia Bronzini, Alessandra D'Ettorre, Simona Frapporti, Gloria Presti, Chiara Vannucci) che di fatto non hanno mai preso la via della Cina. Perché preferire i ritiri in altura all'agonismo?

Anno olimpico o scelta mirata?
È forse questa soltanto una diretta conseguenza dell'anno olimpico? Eppure anche nel 2008 c'erano le Olimpiadi ma l'Italia andò all'Emakumeen Bira con una selezione giovane (tra le altre c'era quella Valentina Scandolara che di lì a poco avrebbe bissato il titolo europeo 2008 juniores, beneficiando anche della corsa basca). Perché dunque rinunciare a far fare esperienza a un gruppo di giovanissime? Oltretutto, se le juniores abbondassero di gare a tappe in calendario potremmo capire questa diserzione. Ma dato che, una volta defunta la Tirreno-Adriatico, la categoria vede, oltre alla possibilità di correre gare come l'Emakumeen Bira, la sola Omloop van Borsele (corsa olandese a cui l'Italia - ça va sans dire - non prende parte), partecipare sarebbe magari un modo meno drastico per far entrare le più giovani nel mondo delle élite, per saggiare le qualità di recupero delle ragazze e via discorrendo. Dino Salvoldi è uno che sa fare il suo lavoro, sa forgiare un gruppo e farlo crescere nel modo giusto; proprio per questo ci si interroga sul motivo di un così radicale cambiamento di idee. Perché Nazionali come la Germania e l'Australia, per buttar lì due nomi, ci sono andate, nei Paesi Baschi. Perché non si avranno sempre a disposizione atlete con il motore di Rossella Ratto, che sente relativamente il salto di categoria (Ratto che peraltro è ancora tutta da testare, nonostante le prime ottime prestazioni), e bisognerà far prendere loro contatto con "le grandi" a poco a poco. Mica si vorranno allevare le nostre giovani promesse soltanto in un ritiro livignasco.

Francesco Sulas

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