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Giro d'Italia 2012: Andrey Amador scrive la storia - Prima vittoria del Costarica al Giro. Bravi anche Barta e De Marchi | Cicloweb

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Giro d'Italia 2012: Andrey Amador scrive la storia - Prima vittoria del Costarica al Giro. Bravi anche Barta e De Marchi

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Prima vittoria di un ciclista costaricano al Giro d'Italia: esulta Andrey Amador © Bettiniphoto

 

Andrey Amador non è nuovo a scrivere pagina importanti della storia del ciclismo costaricano: non è stato lui il primo corridore del piccolo paese centramericano a correre e vincere in Europa, ma nel 2011 è stato il primo a partecipare e a finire il Tour de France e oggi invece è riuscito ancora ad andare oltre ed è stato il primo costaricano a vincere una tappa in un grande giro.

Per un ragazzo del Costarica, nato il 29 agosto 1986 nella capitale San José da padre costaricano di origini spagnole e da madre russa (da qui il secondo cognome, Bikkazakova), diventare un corridore e riuscire a sfondare nel grande ciclismo internazionale è probabilmente più di un sogno ma la determinazione di Amador è stata fondamentale. Dopo buoni piazzamenti alla Vuelta a Costa Rica (2005 e 2006 con la maglia della BCR-Pizza Hut) non si è voluto accontentare del palcoscenico nazionale ed è volata a tentare fortuna in Spagna: nel 2007 è arrivata una vittoria di tappa alla Vuelta Navarra, nel 2008 invece c'è stata la svolta con la vittoria nel prologo del Tour de l'Avenir.

Fino al 2008 Amador si è distinto come un corridore molto completo, abbastanza resistente in salita, bravo sul passo e a cronometro e all'occorrenza dotato anche di uno spunto in volata non tra i peggiori del gruppo: Eusebio Unzue gli ha voluto dare fiducia e nel 2009 è passato professionista con la Caisse d'Epargne, diventata poi Movistar nel 2011. In questi tre anni e mezzo, Amador non era mai riuscito a vincere ma si era spesso messo in luce con fughe da lontano o in supporto ai capitani della squadra.

La caratteristica principale di questo ragazzo, però, è sempre stata la grinta, in quantità non comuni anche per un ciclista. Nel 2010, durante l'ultimo allenamento dell'anno, Andrey è stato aggredido e malmenato da sconosciuti che gli volevano rubare la bicicletta: dopo il pestaggio Amador è stato lasciato solo e senza conoscenza e ci sono volute alcune ora prima che fosse ritrovato. La vicenda poteva finire davvero in modo molto tragico, ma fortunatamente Amador è riuscito a recuperare in fretta a già a febbraio 2011 l'abbiamo trovato protagonista alla Tirreno-Adriatico, quando nella tappa di Castelraimondo andò in fuga e venne ripreso solo a poche centinaia di metri dal traguardo. Sempre l'anno scorso riuscì a conquistarsi la convocazione per il Tour de France, dove subito all'inizio cadde rovinosamente riportando diverse ferire: anche in questa occasione Amador ha tenuto duro, s'è ripreso in fretta e nella tappa di Pinerolo è riuscito ad entrare nella fuga del giorno e piazzarsi 11°; alla fine a Parigi ha concluso in penultima posizione.

Si è arrivati così a questo Giro d'Italia in cui il nostro costaricano ha continuato a mettere in mostra il suo numero migliore, l'attacco da lontanissimo: a Lago Laceno è stato ripreso, a Sestri Levante ha preso il gruppo buono ma non è andato oltre la terza posizione, oggi invece tutto è andato per il meglio con un saggio perfetto di tutte le sue caratteristiche, dalla salita alla volata passando anche per la pianura visto che evadere dal gruppo a più di 50 di media non è facile.

Ma ad animare questa prima tappa di montagna non c'è stato solo Amador, altri due corridori hanno tentato fino all'ultimo di contendere il successo al corridore del Costa Rica: si tratta di Alessandro De Marchi e Jan Barta. Il friulano dell'Androni-Venezuela ha cercato di regalarsi il primo successo da professionista proprio nel giorno del suo 26° compleanno: è arrivato un terzo posto, un risultato ottimo per un ragazzo al secondo anno da pro' in una tappa così dura, ma che sicuramente lascia anche un po' di amaro di bocca. In ogni caso siamo sicuri che De Marchi riuscirà a togliersi presto delle belle soddisfazioni perché sembra un ciclista con buone potenzialità che quando ha la giornata buona sembra non soffrire mai la fatica: in più ha il pregio di cavarsela bene a cronometro che in Italia attualmente non è cosa da poco.

Per quanto riguarda Barta, ceco del Team NetApp, la sua prova di grande generosità è stata un altro colpo a chi aveva pesantemente criticato l'invito della formazione tedesca al Giro d'Italia puntando sulla debolezza dell'organico: non sono tutti i giorni all'attacco, ma hanno dimostrato di sapersi gestire bene e di non essere qui solo per farsi vedere, anche perché stanno andando in fuga solo in quelle tappe in cui la probabilità di arrivare è più alta. Barta, che compirà 28 anni a dicembre, sta disputando il primo grande giro della carriera e, anzi, fin qui non era mai andato oltre alle corse a tappe di otto giorni: dopo la sua pazza fuga solitaria sul Col de Joux, la disastrosa discesa e la salita verso Cervinia passata tutta ad inseguire da solo probabilmente avrà qualche tifoso in più e magari da qui a Milano lo vedremo di nuovo tra i primi.

Sebastiano Cipriani

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