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Giro d'Italia 2012: Deli(lah)cious Cavendish! - Mark su Goss davanti alle sue donne. Bennati terzo

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Un tenerissimo Mark Cavendish sul podio di Fano con la sua piccola Delilah © BettiniphotoGià Mark Cavendish è difficilmente battibile, in condizioni normali, in una volata, specie nei grandi giri, suo naturale terreno di caccia. Se poi il britannico ha motivazioni supplementari, diventa quasi fantascienza pensare di vederlo sconfitto. A Fano, quinta tappa del Giro, tali motivazioni avevano due nomi femminili: Peta e Delilah, ovvero la compagna e la figlioletta dell'iridato, che ci teneva quindi in maniera particolare a far bene davanti agli occhi delle persone a lui più care.

"Bene" in questo caso non significa solo sprintare con la consueta potenza, significa anche non perdere un colpo sulla salita di Gabicce Monte e sul successivo lungo tratto abbastanza tecnico, un pezzo di tappa su cui han lasciato le penne (metaforicamente parlando) tanti suoi colleghi, a partire da Tyler Farrar che era tra i maggiori indiziati per lo sprint (visto che gli mancava un abbuono da 12" per prendere la maglia rosa al suo compagno Navardauskas), proseguendo con Hushovd, Ferrari, Guardini, Bos tra gli altri.

Mark, che invece anni fa soffriva anche questo tipo di salitelle, non ha mai dato un segno di cedimento, mettendo poi i suoi Sky a tirare in tutto il tratto finale anche per impedire che quelli dietro si avvicinassero e rientrassero.

Al chilometro 0, a Modena, è partita la fuga del giorno, con due atleti della Lotto (Bulgac e Kaisen), e gli immancabili - quando si attacca da lontano - rappresentanti di Farnese e Androni: nell'occasione, Alessandro De Marchi e Pierpaolo De Negri. Il quartetto ha guadagnato oltre 6', col gruppo che ha dimostrato, non lasciando loro ulteriore spazio, di non voler perdere quest'altra occasione per sprintare: evidentemente molte formazioni hanno l'urgenza di capitalizzare tutto il capitalizzabile in queste prime tappe, e la cosa è anche abbastanza comprensibile.

Detto di De Negri che ha conquistato sia il traguardo volante di Misano Adriatico che il Gpm di Gabicce Monte, e di De Marchi che ha allungato ai -35, rimanendo in testa da solo fino ai -19 (quando è stato ripreso dal plotone), non c'è molto altro da segnalare, se non gli staccati eccellenti citati sopra, oltre che la consueta caduta di giornata, che, innescata da un distratto Lucas Haedo, aveva coinvolto (appena prima della salitella) tra gli altri Boaro, Locatelli e il solito Phinney, ancora una volta molto sfortunato, e conseguentemente anche demoralizzato (è giunto al traguardo con l'ultimo gruppetto a 12' dai primi). Da segnalare che sulla salitella sono andati giù anche Santambrogio, Frank e Favilli (senza conseguenze).

Un elemento, questo delle cadute, che giustifica il lavoro svolto dalla Liquigas, in testa con diversi uomini a protezione di Basso per tutta la fase mossa della tappa. Si spende un po', a livello di squadra, ma si evitano guai, e questa tattica, se supportata da gambe in salute (come pare essere quest'anno per la formazione di Amadio), è probabilmente la migliore, quando si ha nelle proprie fila il favorito del Giro.

Una volta preso De Marchi, il ritmo si è alzato grazie a qualche trenata degli Astana, quindi abbiamo visto un breve allungo, ai 12 km, di Visconti e Agnoli (ma - relativamente al Campione Italiano - più per saggiarsi in vista di tappe più adatte, che per altro), e infine un velleitario tentativo di Hansen ai 3 km; nulla che gli Sky non facessero rapidamente appassire, magari con una mano di FDJ (per Démare) e Omega Pharma (per Chicchi), viste anch'esse in testa nel finale.

La volata non ha avuto molta storia: Kennaugh e Thomas sono stati gli ultimi uomini a lavorare per Cavendish, e il meccanismo ha funzionato alla perfezione, malgrado un mezzo allungo di Impey che, nell'ultimo chilometro, ha forse provato a intorbidare le acque in favore del compagno Goss (l'alternativa è pensare che in Orica-GreenEDGE vigesse un po' di anarchia). Cavendish ha preso la volata in testa, e quando è partito a meno di 200 metri dal traguardo, Goss ha faticato ad uscire dalla sua ruota: e quando ciò è avvenuto, la rimonta si è rivelata impossibile.

Nelle migliori posizioni si trovava anche Sacha Modolo, che però è stato come risucchiato indietro (ha chiuso al quinto posto), tutto il contrario di un Bennati che, partito da posizione più defilata, è riuscito ad arrivare a un buon terzo posto di tappa, davanti a Robert Hunter. Altra Italia in top ten: Favilli e Belletti, settimo e ottavo (alle spalle del norvegese Kristoff sesto), hanno preceduto Démare e Aaen Jorgensen, e dobbiamo anche segnalare un buco di 5" conteggiato dopo il 17esimo classificato (Thomas): nessuno di classifica ha comunque guadagnato alcunché.

Nella generale, Navardauskas è ancora in rosa e ora non ha più Farrar alle spalle, ma Hunter (che gli ha pure rosicchiato i 5" del buco, portandosi a 5" di distacco), con Hesjedal terzo. Alle spalle dei Garminmen si avvicina Goss, che ora è a 13" (1" di vantaggio su Cavendish quinto), e nei 10 ritroviamo ancora Boaro (bravo a recuperare dopo la caduta), settimo a 19".

Domani da Urbino a Porto San'Elpidio avremo il primo assaggio di Appennini, qualche salita dura ci sarà, anche se nel finale non manca anche lo spazio per recuperare. Probabile arrivo di un gruppo selezionato ma non troppo (40 uomini? 50? 70?), ma c'è anche qualche speranza di veder partire un contrattacco su qualcuna delle ultime salitelle di giornata: gli uomini buoni per azioni del genere non mancano, da Pozzato a Ballan a Gasparotto a Visconti (per citare quattro dei nostri clasicómani), resterà da vedere se avranno salvato le gambe sui saliscendi della fase centrale della tappa, la più adatta agli scalatori, per poi sparare le loro cartucce sulle similcôtes dell'ultima parte. Il terreno per lo spettacolo, insomma, non mancherà, anche se sarà quasi impossibile che scendano direttamente in campo gli uomini che ambiscono alla generale.

Marco Grassi

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