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Giro d'Italia 2012: Taylor super Phinney dettagli - Americano in rosa, Boaro quarto

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Taylor Phinney con la prima maglia rosa del Giro 2012 © Bettiniphotodal nostro inviato

Taylor Phinney è nato nel 1990, non ha ancora 22 anni e oggi a Herning ha conquistato il suo primo vero grande risultato da professionista. Per uno che ha fatto sfracelli da dilettante (due Parigi-Roubaix di categoria, un titolo mondiale a cronometro oltre a un bronzo iridato), per non parlare delle tracce profonde lasciate in pista (due maglie iridate nell'inseguimento), la maglia rosa presa in Danimarca è il primo mattoncino di quella che promette essere una grande carriera.

È anche un personaggio, Phinney, non solo perché parla veneto (ha vissuto a lungo a Marostica per motivi familiari - il padre organizzava giri cicloturistici sulle montagne italiane), non solo perché ha un faccione che pare un cartone animato, ma anche perché è una mente pensante, parecchio pensante (a giudicare dall'arguzia e dall'acume che mette in quello che scrive nel suo blog, www.taylorphinney.com); oltre a tutto ciò, conferma di avere grandi gambe, che gli permetteranno di calcare a lungo i palcoscenici su cui oggi (non) timidamente si affaccia.

A Herning la cronometro era da specialisti (visti i lunghi viali su cui si svolgeva parzialmente) ma anche da funamboli (viste le tante curve della prima parte). Non troppo lunga, e quindi passibile di essere decisa sul filo dei secondi, come si suol dire. Ebbene, nonostante ciò, Phinney è stato in grado di affibbiare 9" (uno al chilometro) a uno specialista del calibro di Geraint Thomas, che aveva chiuso in 10'35" e si era installato in prima posizione, prima di esserne scalzato dallo statunitense con 10'26". L'unico a sfondare il muro dei 50 orari, Taylor, nonché il terzo americano della storia a vestirsi di rosa, dopo Andy Hampsten nei lontani anni '80, e di Chris Vande Velde 4 anni fa.

Volerà via sulle montagne, questo è certo, ma è ugualmente certo che in questa prima parte di Giro (almeno fino a Fano, vogliamo pensare) potrebbe essere l'uomo da copertina, visto che non è nemmeno lento, e visto che tra le prossime tappe da volata ci sarà anche la cronosquadre di Verona (nel "suo" Veneto), in cui potrà aumentare il margine su diversi avversari, with a little help from his friends, s'intende, visto che la BMC è comunque tra le favorite della tappa.

Ma torniamo a oggi. A lungo in testa c'è stato il lituano Navardauskas, che ha fatto segnare un buon 10'48". Il primo a superare l'atleta della Garmin è stato un italiano, Manuele Boaro, vicecampione nazionale contro il tempo, capace di far meglio di 7" rispetto all'uomo venuto dal Baltico. Ha sognato, il vicentino, per un breve tratto di pomeriggio, prima di essere spazzato via dal già citato Geraint Thomas (6" di vantaggio per il britannico). Quando anche Phinney ha completato la sua prova, a Boaro rimaneva comunque un onorevole podio, senonché l'atleta di casa, incensatissimo, Alex Rasmussen, s'è infilato proprio al terzo posto, davanti a Manuele, che così è rimasto appena fuori dalla top-3.

Tra i 10, anche Gustav Larsson ha fatto meglio di Navardauskas, mentre al settimo posto troviamo un vecchio frequentatore di cronoprologhi, Brett Lancaster. Marco Pinotti, vecchia pellaccia, ha chiuso in ottava posizione, il giovane neozelandese (altro pistard) Jesse Sergent è nono di giornata, giusto davanti al promettente Nelson Oliveira. I distacchi non sono grande roba, considerando tra l'altro che gli uomini che ora sono davanti rischiano di finire presto fuori dai giochi di classifica (per quanto, quel Pinotti...). Giochi - questi di classifica - di cui ci occupiamo a parte. Riservandoci queste ultime righe per ricordare, tra gli italiani, le discrete prestazioni di Gasparotto (16esimo a 29" da Phinney), Cataldo (19esimo a 31"), Pozzato (20esimo a 32") e Nizzolo (21esimo a 32"), mentre ha un po' deluso Adriano Malori, solo 25esimo a 33" dal vincitore. Sempre meglio di un irriconoscibile Jack Bobridge, da molti indicato tra i favoriti, e appena 114esimo di giornata, a 1' tondo dal rivale di inseguimenti Taylor: sicuramente un brutto esordio per il nuovo sponsor della GreenEDGE, Orica, che proprio a Herning ha avuto il suo battesimo nel ciclismo (si consola in ogni caso col settimo posto di Lancaster). Andrà meglio in una prossima occasione.

Marco Grassi

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