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L'intervista: «A Vedelago arrivo speciale» - Sacha Modolo parla alla vigilia del Giro d'Italia

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Ma non c'è solo il Giro nel futuro di Sacha Modolo © Bettiniphoto

La settimana precedente al Giro d'Italia Sacha Modolo l'ha trascorsa al Giro di Turchia. Tra gioie e paure. La gioia del successo di Kusadasi al termine di una tappa battagliata, con Goss e Renshaw a più di una bici, e la paura dell'ultima tappa con la caduta e la botta al fianco.

Ma adesso Sacha mette da parte i ricordi turchi: si parte alla volta della Danimarca per il suo terzo Giro d'Italia. Una terra, la Danimarca, che gli ha già dato tante soddisfazioni: due tappe vinte l'anno scorso al giro di Danimarca e la partecipazione al Mondiale di Copenaghen. E l'aria che si respira in Nazionale è stata determinante nel far si che la promessa del ciclismo italiano diventasse una conferma.

«L'anno scorso tra la prima e la seconda parte della mia stagione – racconta il portacolori della Colnago – c'è stato un cambiamento netto. Non avevo ancora capito bene il mondo del professionismo ma grazie alle chiamate di Bettini nei vari stage con la Nazionale e ai consigli di Bruno Reverberi sono riuscito a imparare piccole cose cha fanno la differenza e ti aiutano a diventare vincente».

Non c'è dubbio che questo sarà il tuo Giro più importante.

 «Ho una gran condizione e l'ambizione di arrivare a Milano da protagonista, sia io che la squadra. I primi miei due Giri disputati meglio dimenticarli, mi darei un bel 4 in pagella perché non sono riuscito a onorare questa corsa. Nel 2010 ero in forma ma sono subito caduto, mi è venuta la sciatalgia e alla fine della prima settimana mi sono ritirato. L'anno scorso sono stato sempre malato ed è finita in anticipo anche quell'avventura».

Guardiamo allora al Giro 2012 e alle tappe che hai già segnato col pennarello rosso.

«Veramente sono un corridore che non guarda mai in anticipo le tappe, vivo alla giornata in base alle sensazioni, qualsiasi tappa quindi può andar bene. C'è però la tappa di Vedelago che è semplice e arriva vicino a casa mia: quella sarà sicuramente una giornata in cui cercherò di dare il massimo».

E come ti piacerebbe vincere? Ti senti già un corridore da volatona o ti butti con poca convinzione nelle volate a ranghi compatti?

«Come ho dimostrato in Turchia la volata perfetta per me è quella al termine di una corsa dura ma quando sto bene mi butto senza paura in tutte le volate nonostante non sia e non mi senta un velocista puro. Io da Kittel, da Greipel e da Cavendish le prendo».

Anche se hai quasi battuto Cav nella preolimpica dell'anno scorso, magari ti rifai all'Olimpiade, quella vera.

«Quella era una corsa già più dura. C'erano un paio di salite e infatti Cavendish si era già staccato. All'Olimpiade saranno fatti 9 giri e quindi dovrebbe venire ancora più dura la corsa. Anche se non è ancora sicuro che io sia presente o sia il capitano dell'Italia, ho impostato la stagione con l'obiettivo olimpico, ma al momento mi concentro sul Giro dove voglio lasciare il segno».

Una tua vittoria al Giro sarebbe sicuramente l'emozione più bella della tua finora breve carriera condita comunque da altre grandi emozioni come il piazzamento alla Sanremo o il Mondiale di Copenaghen.

«Sicuramente il quarto posto da neopro' alla Sanremo è stata un'emozione indescrivibile. Avrei potuto recriminare per non essere salito d'un soffio sul podio, ma al debutto in una Classica come quella non avrei potuto chiedere di più. Le due Sanremo successive mi hanno invece fatto arrabbiare di più perché non sono riuscito a ripetermi. Con la Nazionale è stato invece diverso: più che la corsa, l'emozione forte te la da l'intera settimana che vivi nell'ambiente azzurro».

E un'altra grande emozione la vivrai a settembre. È cambiato qualcosa nella tua mentalità di corridore da quando hai saputo che diventerai padre?

«No perché non mescolo la vita privata con il lavoro. È certamente una novità che rende felici e fa star bene, un momento che prima o poi deve arrivare soprattutto quando si sta da tanto tempo con la persona che si ama».

Intanto con quel dito in bocca sul traguardo di Kusadasi il bimbo o la bimba ha già avuto la dedica di una vittoria. Magari proprio durante la corsa rosa si scopre che si tratta di una bimba e sarai costretto a centrare un'altra vittoria con dedica.

«Sarebbe il massimo. Vincere al Giro è già speciale, se poi si aggiunge quest'altra circostanza...».

Marco Fiorilla

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