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Liegi-Bastogne-Liegi 2012: L'Italia ridestata e sempre a podio - Sembrano finiti i tempi cupi

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Michele Scarponi, autore di una discreta - ancorché non entusiasmante - Liegi © Bettiniphoto

Una costante da sottolineare in tutta questa campagna del nord è sicuramente il risultato complessivo dei corridori italiani. Da Harelbeke in poi gli azzurri si sono sempre messi in mostra, e anche oggi la pattuglia azzurra si è difesa egregiamente. Lasciamo perdere il secondo posto di Nibali, che merita un discorso a parte, troviamo altri due azzurri nella top ten: Enrico Gasparotto e Michele Scarponi.

Il vincitore dell'Amstel ha coronato la settimana più bella della sua carriera (finora), con un onorevole podio sul quale solo settimana scorsa nessuno, o quasi, avrebbe scommesso un solo centesimo. L'unico a scommetterci probabilmente sarebbe stato lui stesso, confortato da una condizione straordinaria che gli ha permesso prima di trionfare sul Cauberg e poi di ottenere questo pregevolissimo piazzamento in una corsa ritenuta da tutti un po' troppo dura per le sue caratteristiche. Il terzo posto a questa Liegi non vale sicuramente la vittoria dell'Amstel, ma è di sicuro una conferma della crescita di questo ragazzo, entrato (ci auguriamo) in una nuova dimensione.

L'altro italiano a terminare nella top ten è il Lampre meno atteso alla partenza di questa Liegi, Michele Scarponi (8°). Ci si attendeva infatti una prestazione di alto livello da Damiano Cunego, ma il veronese non ha mai dato l'impressione di avere le energie per giocarsela coi primi. Sin dalle prime fasi della corsa sempre leggermente indietro, mai nelle primissime posizioni del gruppo, e punito sul più bello da un salto di catena (secondo quanto rivelato dallo stesso Daiano); in ogni caso un Cunego spuntato, un Cunego diverso rispetta a quello visto al País Vasco e soprattutto al Giro del Trentino.

Un Giro del Trentino tra i più duri che si ricordino, corso a tutta e chiuso in seconda posizione, ma che ha lasciato tante tossine nelle sue gambe, togliendogli quella brillantezza e quel cambio di ritmo che in una corsa come la Liegi sono fondamentali. Probabilmente per Damiano sarebbe stato più saggio affrontare una corsa come la Freccia, visto che già all'Amstel aveva dimostrato, al di là della malasorte, di potersela giocare coi migliori. Impossibile nascondere la delusione per la prova di Cunego, ma provando a guardare il lato  positivo, se da un lato il Trentino ha tolto freschezza per la Liegi, dall'altro i carichi di lavoro di quei quattro giorni di corsa saranno utilissimi in prospettiva Giro d'Italia.

Scarponi, al contrario, al Trentino ha arrancato, generando preoccupazioni anche in prospettiva Giro, tanto che nei giorni scorsi si vociferava su presunti errori di preparazione durante l'inverno. Oggi il marchigiano ha invece dimostrato che, sebbene ancora distante dalla forma migliore, al Trentino ha corso un po' con riserva, probabilmente proprio per arrivare alla Liegi con qualche speranza.

Tra gli altri che hanno contribuito a  tenere alto l'onore della nostra bandiera ricordiamo - oltre a un Rinaldo Nocentini che ha inanellato l'ennesimo piazzamento a ridosso della top ten - soprattutto Alessandro Bazzana e Dario Cataldo, in fuga sin dai primi chilometri di gara. Discreta la prova dei due azzurri, tenendo ben presente che andare in fuga in una classica monumento non è cosa semplice, vista la gloria della vetrina. Cataldo, tra i fuggitivi della mattina, è anche l'ultimo a cedere, restando con i contrattaccanti Rolland e Kiryienka fino ai piedi della Cotè de Roche-aux-Faucons nonostante i tanti chilometri in testa già alle spalle. Tutte indicazioni incoraggianti per l'abruzzese in vista del prossimo Giro d'Italia, che correrà da capitano della Omega Pharma nella speranza di migliorare il risultato dell'anno scorso (finì dodicesimo) e magari conquistare quella vittoria di tappa che ormai da qualche stagione insegue (ricorderanno i tifosi più accaniti il secondo posto nella famosa tappa dell'Aquila).

Insomma gli azzurri ci sono, e non è retorica italica perchè i numeri ne sono la più chiara testimonianza: l'Italia è l'unica nazione ad aver piazzato almeno un atleta sul podio delle classiche monumento finora disputatesi ed è anche la nazione con più corridori piazzati sul podio (ben 6, davanti al Belgio, anzi a Tom Boonen, con due). Numeri che non dicono tutto, sia perchè l'analisi è limitata alle classiche monumento sia perchè il piazzamento non sempre rispecchia la prestazione, ma sono pur sempre numeri che non raggiungevamo da anni. Certamente manca un corridore faro ed eccezion fatta per Nibali manca quella combattività necessaria per vincere, ma il ciclismo italiano è quantomai vivo.

Enrico Cadeddu

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