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Amstel Gold Race 2012: E in settembre cosa accadrà? - Cauberg, prospettive iridate dopo la gara odierna | Cicloweb

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Amstel Gold Race 2012: E in settembre cosa accadrà? - Cauberg, prospettive iridate dopo la gara odierna

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Óscar Freire sentiva odore di Mondiale sul percorso intorno a Valkenburg © Bettiniphoto

Ammettiamolo: che spot eccezionale per l'edizione 2012 dei campionati del mondo sarebbe stato se Oscarito Freire avesse portato a termine in maniera vittoriosa in cima al Cauberg la sua splendida azione nata a poco meno di dieci chilometri dal traguardo? Sapendo che il 23 di settembre ci si darà di nuovo appuntamento a Valkenburg e che probabilmente questa rappresenterà l'ultima occasione per lui per centrare lo storico record di 4 successi?

Di certo l'azione di Freire di quest'oggi è stato un bel vedere per tutti (ok, l'avere un Joaquim Rodríguez, uscito in forma smagliante dai Paesi Baschi, alle proprie spalle poteva rappresentare un gran bel vantaggio ma tutt'al più Oscarito ce lo saremmo aspettati giocar le sue carte allo sprint, qualora JRO non ne avesse avuto per far la differenza, come poi è stato) e, anzi, ha volendo smentito clamorosamente tutti coloro che continuano a considerare il tricampeòn di Torrelavega niente più che un succhiaruote, estremamente freddo e cinico nel concretizzare al meglio il lavoro (soprattutto d'altri) negli ultimi 50 metri. Eppure vi è stato più di un indizio in passato a mostrarci che nelle giornate veramente buone, Freire ha saputo tirar fuori dal cilindro numeri strepitosi: passi per la sua vittoria (perfetta per tempismo) a Verona nel 1999, quando seppe giocare sul fattore sorpresa e lasciare tutti di stucco, ma la successiva rivincita del 2004 (quando il successo venne sì in volata, ma dopo aver mostrato una condizione straripante persino in salita, rispondendo sulle Torricelle all'allungo di un certo Ivan Basso) e lo strepitoso numero di Ascona al Giro di Svizzera 2006 (quando, sfruttando uno spartitraffico, saltò nel punto opposto della carreggiata negli ultimi 5 chilometri per farsi pertanto rivedere dopo il traguardo) ci dicono che di magate, seppur non così frequenti, il buon Oscarito le sa tirar fuori eccome.

Altrettanto note sono le prestazioni niente affatto disprezzabili sulle Ardenne di Freire, che vanta ben più di una top-15 sia all'Amstel che alla Liegi-Bastogne-Liegi e con un grado d'esperienza che ormai è superfluo ribadire. Dobbiamo quindi aspettarci un numero simile da parte sua anche tra poco più di 5 mesi? Difficile dirlo ma sicuramente la presenza di un Freire in un finale di corsa a Valkenburg (dove, tra l'altro nel 1998, disputò il suo primo mondiale tra i professionisti, giungendo 17esimo) rappresenterebbe uno spauracchio per molti. Così pure la presenza di alternative ultravalide in casa spagnola può aprire agli iberici molteplici soluzioni: rimanendo al "blocco Katusha" non si può ovviamente trascurare il fatto che, seppur non sia finora riuscito a mettere nel carniere alcuna delle classiche della Ardenne, la sparata secca di Rodríguez (assente ingiustificato quest'oggi) è una delle soluzioni più attese e temute mentre Daniel Moreno rappresenterebbe un ideale terzo uomo da giocare in qualunque situazione. Ma come potrebbe il Cauberg non ingolosire anche Samuel Sánchez o Alejandro Valverde, anch'essi mancati nel momento decisivo della pugna (e se per l'asturiano ci ha pensato anche un problema meccanico a complicare le cose, il murciano non è parso ancora al top, pensando prevedibilmente anche a ciò che potrebbe accadere nella Doyenne della prossima settimana), nella possibilità di aggiungere anche il titolo mondiale al proprio palmarès? Che dire poi di Rojas, più che un'alternativa a Freire in caso di sprint ristretto? Il tutto senza dimenticare la possibilità di vedere al via un certo Contador già rodato dal rientro in gara alla Vuelta.

Anche per un probabile squadrone come quello spagnolo comunque, l'appuntamento iridato nasconde insidie e chiamerà all'attenzione fin da subito, quando il tratto iniziale di 100 chilometri potrebbe non rappresentare affatto una passeggiata, obbligando a star tutti sul chi va là tra strettoie, incroci, rotonde e, non ultime, alcune côtes che se non risulteranno decisive per l'esito finale della gara, sicuramente avranno modo di farsi comunque sentire nelle gambe dei corridori alle prese col circuito di 16.5 chilometri comprendente il Cauberg da ripetere per dieci tornate. Un traguardo a cui sicuramente sta già pensando da molto tempo il Philippe Gilbert fin qui ben poco brillante in questa primavera ma che proprio sulle Ardenne inizia a ritrovare la pedalata dei giorni belli.

Nel vederlo partire negli ultimi 400 metri non si è potuto non pensare ad una sorta di sortilegio spezzato, spazzando via la forma fisica approssimativa che fin qui ci aveva regalato la brutta copia del campione ammirato lo scorso anno. Gli ultimi metri ci hanno sicuramente confermato che al vallone manca ancora qualcosa per poter concretamente lottare per la vittoria ma la sua condotta di gara, schierando i propri gregari in testa al gruppo per decine e decine di chilometri, ci ha indubbiamente dato conferma di un piglio ritrovato, richiamando a sè i vari Santambrogio e soprattutto Van Avermaet (colui che, in seconda battuta, avrebbe potuto dire la sua sul Cauberg e che si è rivelato preziosissima spalla anche in nazionale in questi anni) prima di giocare le proprie carte. Inevitabilmente la Freccia Vallone e la Liegi di domenica prossima molto ci diranno ancora sulla forma di Gilbert, che prevedibilmente potrebbe giungere ad una condizione ottimale proprio alla Doyenne, ma è fuor di dubbio che l'appuntamento settembrino di Valkenburg rappresenta quasi l'occasione della vita, di quelle da non fallire. Nel frattempo però, dopo aver strabuzzato gli occhi per Boonen e attendendo il miglior Philippe, il Belgio può certamente consolarsi con Jelle Vanendert, già grandissima rivelazione nel 2011 e capace di giungere sul podio nel momento in cui ha potuto liberamente fare la sua corsa. L'ex spalla di Gilbert si conferma corridore solido e ostico per chiunque ed il suo ruolo potrebbe rivelarsi determinante anche in settembre, laddove magari, in un gioco di marcamenti serrati, potrebbe fungere da Camenzind della situazione e tentare addirittura il colpaccio.

Le strade delle Ardenne hanno saputo essere più volte amiche dei fratelli Schleck, anche se quest'anno la condizione nel trittico si mostra ben al di sotto di quella delle ultime annate (Fränk ha strappato una 12esima piazza, Andy invece appare ancora decisamente in ritardo) e sarà probabilmente la Liegi a dirci se la loro prima parte di stagione potrà essere salvata in qualche modo. Tra qualche mese potremmo vederli protagonisti nella rassegna iridata, anche se a livello di squadra gli uomini a disposizione non saranno poi molti.

Un percorso, quello di Valkenburg, che potrebbe far comodo indubbiamente anche a Cadel Evans che ha già provato la piacevole ebbrezza di vestire un'iride ma che anch'egli in stagione è partito un po' più a rilento (unico acuto al Critérium International) delle scorse stagioni e pertanto non ancora al top della condizione, considerando che sarà il Tour de France a calamitare la maggior parte delle sue attenzioni per questa stagione. Addentrarsi sulle sue possibilità iridate appare quindi ancora prematuro ma intanto in Australia hanno già trovato in Simon Gerrans una valida pedina da giocare: se quest'oggi, infatti, il vincitore della Milano-Sanremo ha un po' pagato dazio nel finale (20esimo a 19"), nulla ci vieta di pensare che possa essere uno degli atleti a cui prestare la massima attenzione nell'appuntamento iridato, anche in considerazione del fatto che lui un podio sul Cauberg ha saputo già ottenerlo e che dispone di uno dei migliori spunti veloci anche dopo chilometraggi di una certa consistenza.

Che i francesi abbiano decisamente invertito la tendenza poi l'avevamo già constatato da un po' e che a guidare questa riscossa sia ancora Voeckler sorprende ancor meno. L'ennesima buonissima prestazione di T-Blanc, meno vincente finora del 2011 ma senza aver fatto mancare la qualità delle prestazioni (oltre alla Freccia del Brabante, vinta in maniera battagliera e spettacolare, non va dimenticata la top-ten nel Giro delle Fiandre), lascia decisamente possibilità di dire la propria anche ai transalpini, considerando anche il fatto che ad un Sylvain Chavanel difficilmente potrà essere lasciato un eccessivo margine dal gruppo in un contesto mondiale e che anche il nuovo che avanza (la splendida prestazione di Bardet, capace di concludere al 25esimo posto dopo oltre 210 chilometri di fuga) non va trascurato.

I padroni di casa invece magari non saranno del tutto soddisfatti dal risultato odierno di Mollema (comunque buon decimo sul traguardo) ma sicuramente il miglior Gesink avrebbe avuto la possibilità di dire la sua e non è escluso che tra qualche mese non sia della partita. Così come il 23 di settembre potremmo avere tra i protagonisti (nella Danimarca) un Matti Breschel capace di trasformarsi quando sente odor di mondiale (mentre è palese che la sua forma attuale sia ancora lontana da quella migliore) o magari ci interrogheremo se Boasson Hagen (con la Norvegia) avrà delle reali chanche di giocarsi un successo tanto prestigioso (il suo tentativo d'anticipo odierno è poi naufragato sul Keutenberg). Così pure non possiamo di certo trascurare il fatto che quella di oggi per Sagan sia stata un'importantissima lezione da imparare se vorrà ben presto infilare successi prestigosi a fiotti. Si può star certi che in settembre ci riproverà in maglia slovacca e che, chissà, esperienza dopo esperienza le sue comunque ottime prestazioni potranno trovare davvero il coronamento desiderato molto prima del previsto.

E l'Italia? Innanzitutto il fatto di aver interrotto la serie maledetta nelle classiche è un vero e proprio toccasana morale, in grado di limitare gli approcci disfattisti. Il fatto che poi l'Amstel Gold Race sia risultata una corsa assolutamente amica per i nostri colori può far ben sperare sulla conoscenza del tracciato e sulla possibilità di poter migliorare il podio ottenuto da Bartoli nel 1998. A chi affidarsi quindi? Cunego resta in prima linea, probabilmente senza la sfortunata circostanza di cui si è reso protagonista avremmo visto il veronese lottare per un podio ma è difficile pensare ad un mondiale senza di lui, anche se naturalmente prima saranno le gare a tappe a valutarne le prestazioni. Il successo di Gasparotto può aprire al friulano, non più giovanissimo, una ritrovata convinzione nei propri mezzi, con la possibilità di divenire una pedina preziosa anche in chiave azzurra. Quanto a Visconti l'occasione odierna, con Valverde non al massimo, rappresentava una ghiotta opportunità per giocare le proprie chanche ma l'esser rimasto troppo indietro in una fase topica di gara ha nuovamente frustrato le sue speranze, alimentando nuovamente il dibattito sulla sua consistenza in questo tipo di appuntamenti, anche se val la pena di ricordare che quando è stato al servizio della squadra in azzurro, il campione italiano ha saputo fare la sua parte (per ruoli vari ed eventuali ci sarà tempo per discuterne e pensarci).

Risultanze confortanti comunque continuano a giungere dai più giovani e non si può di certo non rimarcare l'ottima prestazione offerta da Elia Favilli in quest'edizione dell'Amstel: una volta uscito di scena Gatto e con una Farnese orfana di Pozzato (e di vedere il miglior Pippo all'opera su una gara simile, saremmo tutti curiosi), è riuscito a stare sempre nel vivo della gara, soffrendo sugli strappi per non perdere il treno buono e concludendo con un confortantissimo 13esimo posto, che dà seguito all'altrettanto buona prova offerta nel Brabante e che ormai ci indirizza decisamente verso una considerazione assolutamente riduttiva se si vuol considerare il toscano una semplice ruota veloce. Il tutto senza tralasciare un Nocentini sempre affidabile che la sua buona figura riesce a garantirla e senza trascurare l'esperienza di un Luca Paolini che in settembre potrebbe fungere da vero e proprio regista ideale per i nostri se sostenuto dall'eccellente condizione di forma mostrata sul pavé.

Quella di oggi è stata senz'altro una gustosa portata ma pensando a ciò a cui potremmo assistere il 23 settembre potrebbe essere stato solamente un prelibato antipasto, attendendo l'agognato condimento della salsa iridata.

Vivian Ghianni

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