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Parigi - Roubaix 2012: Pozzato&Ballan, non spavéntatevi! - Servirà coraggio per battere Tom Boonen

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L'Omega Pharma QuickStep, con Boonen in quarta ruota, testa il pavé © Bettiniphoto

Basta vederle, quelle pietre sacre. Non serve pedalarci sopra, seppure sia necessario, basta trovarsele davanti, soltanto così incutono timore. La Regina delle classiche, la più dura, la più crudele.

Non è un caso se la chiamano l'Inferno del Nord. Qui non c'è salita, solo stradine pianeggianti sotto le ruote dei corridori tra Compiegne e Roubaix. Ma che stradine!

Dopo 258 km e 27 tratti di pavé emergerà il più forte (raramente non è stato così), non si scappa, ed i corridori parranno più che altro dei reduci da una tappa dolomitica o da un turno in miniera, tanta è la polvere che si ritroveranno in viso. Polvere o, come pare sarà domani, fango, in quanto è previsto un bell'acquazzone nelle lande attorno a Roubaix.

Uno il favorito, una volta fatto fuori da una caduta al rifornimento del Fiandre l'uomo più in fora di primavera, Fabian Cancellara. Quel favorito fa di nome Tom, di cognome Boonen, e porta in dote un Fiandre appena vinto: domani andrà per la quarta Roubaix.

Corre in casa non tanto geograficamente - Mol è ben lontana da qui - ma Boonen sulle pietre si trova particolarmente a suo agio. Le ha già domate, proverà a domarle ancora e non sarà così facile contenerlo.

Un uomo dovrà portarsi solo al comando per contenere e battere l'impeto del belga, Pippo Pozzato. Al Fiandre ha mostrato una condizione un pelo superiore a quella di Boonen, il colpo di pedale è ottimo e forse anche di più.

Ciò non servirà al vicentino, già secondo a Roubaix nel 2009, se non riuscirà a staccare Tommeke nei 27 tratti di pavé. Una volata con l'uomo faro dell'Omega Pharma sarebbe letale e lo si è già visto ad Oudenaarde.

C'è poi Alessandro Ballan, che potrà avvalersi della propria forma e di un tale Thor Hushovd, in netta ripresa dopo i malanni antecedenti Sanremo. Niente di stravolto in un percorso già di suo stravolgente per anima e corpo.

Bisognerà attendere 172 km, per entrare nella corsa e contemporaneamente nella Foresta di Arenberg; 2400 metri di pavé duro, cattivo, sconnesso. Chi uscirà dalla Foresta in testa saprà che dovrà faticare per staccare gli avversari e giocarsi la vittoria. Chi ne uscirà con le ossa rotte - non solo metaforicamente purtroppo - proverà semplicemente a resistere fino al Velodromo di Roubaix.

Arenberg è il tratto di pavé numero 16 ma occhio anche al numero 11, Auchy-lez-Orchies à Bersée, 2.6 km contrassegnati con 4 stelline. Nemmeno 10 km dopo ecco le 5 stelle di Mons-en-Pévèle, 3 km netti e crudeli. A quel punto, dopo 203 km e 11 tratti in pavé, la scrematura sarà piuttosto netta.

Chi però volesse andarsene da solo avrà a disposizione il quart'ultimo tratto di pavé, il famoso (o famigerato, dipende dalle attitudini) Carrefour de l’Arbre. Sono 2100 metri di pietre, buchi, poca erba, tanta polvere e birra che scorre ai lati della strada, tra i vari capannelli di tifosi. Gli altri settori, gli ultimi chilometri, sono solo fatica e sofferenza supplementare, gioia per chi dovesse trovarsi in testa, magari da solo.

C'è un super favorito, Tom Boonen, e tanti che potrebbero far bene. Da Ballan a Hushovd, da Flecha a Boom, da Paolini a Vanmarcke. Ci sarà l'addio alle corse di Frederic Guesdon, vincitore qui nel 1995, quando ancora era nessuno.

C'è poi quel Pippo Pozzato, casacca giallofluo, pedalata sciolta eppure potente. Deve staccare Boonen e sperare anche nella buona sorte per far sua la Roubaix. Boonen lo temeva al Fiandre e lo teme qui, conosce i mezzi del vicentino. Una gara da vincere per Pozzato, che correrà «per ricordare il Ballero».

E allora vai, Pippo, e mangiatele queste pietre! Ci lavori da inizio anno, ti sei allenato anche con un paio di clavicole operate di fresco ed ora sei a Compiegne, come nuovo, pronto per un appuntamento molto, troppo importante, forse il più importante della carriera. Vai, stacca Boonen e vinci per il Ballero. Lui avrebbe sicuramente fatto così.

A questo link la startlist ufficiale

Francesco Sulas

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