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Volta a Catalunya 2012: La fuga, la neve, la giuria, il caos - Tappa accorciata, vince Brajkovic. Tantissimi i ritiri | Cicloweb

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Volta a Catalunya 2012: La fuga, la neve, la giuria, il caos - Tappa accorciata, vince Brajkovic. Tantissimi i ritiri

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Janez Brajkovic batte un infreddolito Michal Golas su un traguardo improvvisato, siamo alla terza tappa della Volta a Catalunya © omegapharma-quickstep.comOggi è il primo giorno di primavera ma forse non è il caso di dirlo ai corridori che sono in gara alla Volta a Catalunya: molti di loro, probabilmente, avevano scelto di gareggiare in Spagna sperando di trovare un tempo soleggiato e temperature miti ma oggi la grande protagonista della terza frazione della corsa catalana è stata la neve.

Doveva essere una giornata di grande spettacolo perché tra La Vall d'en Bas e Port-Ainé i chilometri previsti da percorrere erano ben 210.9 con due salite di prima categoria e altre due di categoria speciale, compresa quella in cima alla quale era posto l'arrivo: invece la neve e i pasticci degli organizzatori hanno creato solo un grandissimo caos in cui sono stati soprattutto i corridori a farne le spese.

L'organizzatore di una corsa, infatti, dovrebbe sempre farsi trovare pronta ad ogni evenienza e se si disegna il percorso di una tappa con passi di montagna attorno ai 2000 metri (oggi avevano Collada de Toses a 1800 metri, Port del Cantó a 1730 metri e Port-Ainé a 1947 metri) si dovrebbe studiare un percorso alternativo in caso di maltempo, a maggior ragione se la corsa si disputa nel mese di marzo quando il rischio di nevicate a queste quote è ancora abbastanza alto.

Oggi in Catalogna di piani alternativi non ce n'erano e per molti chilometri è sembrato che nessuno sapesse cosa fare, anche quando le decisioni da prendere parevano abbastanza ovvie. Pur con freddo e piogga la tappa era partita regolarmente anche se senza Alejandro Valverde, ancora dolorante a spalla e fianco per la caduta di ieri, che ha preferito evitarsi una giornata molto difficili visto percorso e meteo.

Nei primi chilometri si sono registrate subito cadute e ritiri (Rabon e Dean trasportati in ospedali per accertamenti ma pure Basso e Vanotti sono finiti a terra) e sulla prima salita sono iniziati gli attacchi da parte di chi voleva andare in fuga: i primi che sono riusciti a guadagnare un buon margine sono stati Johan Tschopp e Chris Anker Sørensen che poco dopo lo scollinamento sono stati raggiunti da Alexandr Dyachenko.

Tra la discesa e l'inizio della seconda salita del giorno, però, sulla testa della corsa sono riusciti a rientrare altri corridori, prima Bardet, Vande Velde, Ignatenko, Golas e Kruijswijk, poi anche prima Cherel, Kritskiy, Rohregger e Carrara: la situazione tattica quindi s'era fatta molto interessante perché questi dodici uomini sono riusciti a guadagnare ben 11' sul un gruppo incapace di reagire e quindi Carrara, Cherel, Dyachenko e Kruijswijk (tutti assieme ai migliori in classifica a 1'32" da Albasini) sognavano di fare il gran colpaccio.

Già lungo la discesa dalla Collada de Toses il freddo s'è fatto sentire duramente e nelle retrovie è iniziata una serie massiccia di ritiri; nel frattempo, però, sono cominciate anche ad arrivare da massaggiatori e addetti delle varie squadre le informazioni e le fotografie scattate sulla salita finale dove era in atto da un bel po' una fittissima nevicata e, nonostante il passaggio dei mezzi spazzaneve, la strada era quasi completamente imbiancata.

Era quindi praticamente impossibile salire fino a Port-Ainé in bicicletta ma in modo assolutamente incomprensibile non è arrivata nessuna comunicazione dalla giuria fino al chilometro 145, praticamente ai piedi della penultima salita in programma: la decisione ufficiale è stata di far terminare la tappa al chilometro 155, ossia appena 10 chilometri più avanti di dove si trovava la corsa in quell'istate.

La stessa giuria, però, ha voluto contribuire a creare ancora più caos dichiarando che al nuovo arrivo sarebbero comunque stati presi i distacchi e che solo in un secondo momento a corsa finita si sarebbe stabilito se considerarli validi anche per la classifica generale.

Staccato di più di dieci minuti il gruppo ha ovviamente tentato di reagire ma se i tempi fossero stati considerati buoni la lotta per la generale sarebbe stata certamente ristretta ai corridori davanti che quindi hanno cominciato a darsi battaglia anche per il successo di tappa.

Senza cartelli che segnalassero i chilometri ancora da percorrere, però, anche davanti non era facile organizzarsi e alla fine il gruppetto dei nove che erano riusciti a rimanere in testa s'è trovato a sprintare non appena ha visto gli uomini dell'organizzazione a bordo strada: un misto generale di forza, attenzione e furbizia ha premiato lo sloveno dell'Astana Janez Brajkovic che è riuscito a precedere in volata Michal Golas, Mikael Cherel ed il nostro bravo Matteo Carrara.

Alla fine c'è voluta quasi un'ora dopo la conclusione della tappa per avere l'ufficializzazione che la frazione sarebbe stata neutralizzata; quindi lo svizzero della GreenEDGE Michael Albasini rimane in testa alla classifica con 1'32" sul gruppo dei migliori.

Sinceramente spiace molto vedere questo pressapochismo in una corsa della massima categoria del ciclismo mondiale: dopo i problemi economici che ne avevano messo in dubbio addirittura lo svolgimento, la Volta a Catalunya sembrava aver iniziato molto bene il processo di rinnovamento chiesto dall'UCI con un'immagine totalmente rinnovata e la possibilità di vedere la corsa in diretta; quello di oggi, però, è un brutto episodio perché bastava veramente poco per superare indenni una giornata oggettivamente molto impegnativa.

Tra l'altro ricordiamo che per via dei ritardi nelle comunicazioni ufficiali i mezzi delle squadre sono comunque andati fino all'arrivo originario ed i corridori quindi sono stati costretti a rientrare in albergo stipati nelle ammiraglie, congelati dal freddo e senza avere la possibilità di asciugarsi o cambiarsi gli abiti appena tagliato il traguardo.

Insomma, si prendono decisioni su di loro che pedalano sotto la pioggia ed il freddo, li si lascia in alta montagna privi di un posto ove ripararsi, non si comunica loro, né alle loro squadre, dello spostamento dell'arrivo, se non all'ultimo momento. Cosa dite, ragazzi, non sarà ora che da domani facciate sentire la vostra voce?

Sebastiano Cipriani

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