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Milano-Sanremo 2012: Fabian crea, Gerrans yeah! - Grande Cancellara, Simon sveltissimo. Nibali 3°, Sagan 4°

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La volata con cui Simon Gerrans ha iscritto il suo nome nell'albo d'oro della Milano-Sanremo battendo Fabian Cancellara e Vincenzo Nibali © Bettiniphoto

Partiamo dalle Mànie: non c'è ormai dubbio che la salita inserita per ultima, in ordine di tempo, nel percorso della Milano-Sanremo, sia molto utile per dare alle carte in tavola quella rimescolata che in passato era troppo spesso mancata. Non ancora buona per impedire uno svolgimento tipico da classica veloce, ma abbastanza da permettere un primo riassestamento delle forze in campo.

Già, perché sarebbe bizzarro negare che se il favorito numero uno (quantomeno dai bookmaker, che in genere non sbagliano di tanto) si sfila a oltre 90 km dal traguardo, la corsa prende decisamente una piega diversa.
Ecco, partiamo da quel momento, quando all'attacco c'erano 9 uomini del mattino (Gruzdev, Suárez, Pagani, Oroz, De Negri, Cheng Ji, Morkov, Berdos e Laengen), poi diventati 8 quando il cinese si è staccato; non era facilmente ipotizzabile che Mark Cavendish perdesse terreno in maniera così netta e subitanea. E non era scontato che i direttori sportivi della Sky optassero per dividere nettamente in due la squadra, lasciando ben 4 uomini con l'iridato, e solo 2 davanti con Boasson Hagen, che pure era tra i favoriti.

Di fatto, con Cavendish fuori dai giochi così presto, si è gentilmente fatta da parte anche una squadra che era tra i fari della contesa.

Il secondo momento topico della giornata è stato quando, subito dopo le Mànie, complice certo il vento contrario sull'Aurelia, il gruppo dei migliori si è a sua volta frazionato in due tronconi, con altri velocisti rimasti intruppati dietro (Farrar, Ciolek, Belletti, Viviani tra gli altri), e bisogna ammettere che, se a tanto dal traguardo diverse formazioni che puntavano alla volata si son trovate un po' tagliate fuori, non è che ci sia stato qualcuno in grado di approfittare fino in fondo di una situazione che diventava via via più intrigante per gli attaccanti del gruppo.

Ma la BMC bluffava o non bluffava?
Una BMC che non la contava giusta (vedremo perché) e una Omega Pharma che aveva in Boonen il predestinato si sono date il cambio, con la Liquigas di Nibali e Sagan, in testa, cercando solo a tratti di fare corsa dura, ma puntando più che altro a un ritmo regolare che infatti non ha causato danni fino alla Cipressa.

La BMC, dicevamo: se il Dream Team (fin qui solo sulla carta) del 2012 ha forzato a tratti fino ai Capi, forse non erano così sconce le condizioni di Philippe Gilbert (spalleggiato da Ballan e Van Avermaet), e il bluff che qualcuno aveva accreditato nei giorni scorsi al deludente ensemble rossonero (ovvero, andiamo piano fino alla Classicissima e poi colpiamo), ha assunto per qualche chilometro i contorni di una realtà più che possibile.
Peccato che poi, proprio sulla Cipressa, mentre Hoogerland provava uno dei suoi attacchi (con lo spagnolo Vila), lo stesso Gilbert sia finito per terra, lasciandoci col dubbio eterno sulle sue capacità attoriali (fingeva o era sfiatato sul serio?).

Dopo la Cipressa, quando eravamo abbondantemente entro i 20 km finali, una fase interlocutoria non è stata forse interpretata al meglio da qualcuno: infatti, un nuovo frazionamento dell'avanguardia del gruppo, con Cancellara, Nibali, Sagan, Oss nel primo drappello, non ha dato luogo a un'azione convinta, visto che il ricongiungimento da parte degli inseguitori è stato abbastanza rapido: tirare dritto, vista la buona compagnia di cui si godeva là davanti? Ci fosse stata una squadra meno blasonata della Liquigas (che temeva di bruciare così troppo presto le sue carte migliori), magari il tentativo avrebbe preso corpo, invece tutti i discorsi sono stati rinviati al Poggio.

Il tentativo di Nibali
E lì, sull'ultima salita di giornata, dopo ben 290 km di gara, ne abbiamo viste delle belle: dopo uno scatto di Agnoli (e poi di Madrazo), dopo un breve allungo di Hoogerland, Nibali è sceso nell'agone prendendo di petto la situazione e scattando a sette chilometri e mezzo dal traguardo. Poteva fare di più? Poteva fare di meglio? Sta di fatto che il siciliano è stato raggiunto solo da due altri corridori, nell'occasione: Gerrans e Cancellara.

Quando abbiamo visto Fabian davanti, abbiamo subito pensato che l'azione potesse avere discrete chance di successo; e la presenza di Gerrans ci ha subito convinti che Nibali si sarebbe dovuto accontentare di un posto sul podio (non quello più prestigioso, per intenderci), qualora il terzetto fosse arrivato al traguardo.

Ma che fare a quel punto? Rialzarsi per favorire il rientro di Sagan e degli altri uomini veloci (Freire, Gatto&Pozzato, Boonen, Bennati, Goss, Degenkolb tra gli altri) selezionati dal Poggio? Nibali si è comportato in maniera sostanzialmente corretta, a nostro avviso, evitando di collaborare con Cancellara (era sicuramente il più lento del terzetto, Vincenzo, e aveva il compagno veloce dietro), nell'attesa di un eventuale ricongiungimento.

Ma se in casa Liquigas speravano di riuscire alla fine a giocarsi una volata con Sagan, non avevano fatto i conti con quello splendido corridore che risponde al nome di Fabian Cancellara. Per evitare i rischi tipici degli sprint ristretti (uno su tutti: la possibilità di perdere!), lo svizzero ha tentato un primo fagianesco allungo a fine discesa del Poggio, ma Gerrans è stato bravissimo ad accorgersi del pericolo e a chiudere, con uno sforzo, sul capitano RadioShack.

La forza di Cancellara, la reattività di Gerrans
Non minato nell'animo dal tentativo fallito, Cancellara non ha voluto cedere la prima fila, e ha continuato a tirare indefesso per praticamente tutti i restanti 3 km: ha chiesto un paio di volte il cambio ai compagni d'avventura, ma francamente chi avrebbe potuto passargli davanti a quelle velocità folli? Gerrans, dopo qualche sguardo fulminante di Fabian, ci ha provato per un attimo (Nibali sempre in terza ruota), giusto il tempo di lasciar respirare il bernese, ma poi riecco subito quest'ultimo a menare, visto che c'era da tenere ancora a distanza il gruppo degli inseguitori superstiti, tirato dalla Katusha di Freire.

Sempre a vista, i tre, in quegli interminabili tremila metri finali: sempre a un passo dall'essere riacciuffati, ma sempre più sfuggenti di anguille, col capobanco Fabian che, a una velocità anche superiore ai 60 km/h, ha permesso che fossero effettivamente i tre attaccanti a giocarsi la vittoria sul Lungomare Calvino, in barba agli altri che si affannavano in una volata che avrebbe regalato al massimo il quarto posto.

Cancellara si è fatto i suoi conti: meglio spendersi per arrivare nei tre sapendo che sarebbe stato molto possibile perdere, o meglio arrendersi e sognarsi con ogni probabilità il podio? L'anno scorso alla Roubaix Fabian optò per la seconda opzione (era con Hushovd e Ballan, e vinse Vansummeren), stavolta ha deciso diversamente, convinto di non essere poi così inferiore a Gerrans in un testa a testa.

Ma l'australiano sta vivendo la stagione magica: ha vinto il Tour Down Under (oltre al titolo di campione nazionale), è capofila di una squadra tutta aussie (la GreenEDGE) e in volata (su strappetti) ha più volte dato filo da torcere al buon Valverde, in questi primi mesi di 2012. Oltre a ciò, si trovava a un passo dal successo della vita, in una Classicissima in cui gli occhi erano puntati più sul suo compagno Goss, campione uscente, che non su di lui.

E allora come non sapere che Gerrans ci ha messo tutto quello che aveva, e anche di più, in quello sprint? Nibali non si è neanche affiancato ai due colleghi, accucciandosi al terzo posto giusto davanti all'arrembante Sagan (il quale, precedendo Degenkolb e un bravo Pozzato, completava la doppietta Liquigas della delusione: classificare uno dopo l'altro l'ultimo della fuga e il primo degli inseguitori non è il massimo dei risultati, ma questo discorso lo approfondiamo a parte).

Cancellara, dal canto suo, in testa era e in testa è rimasto, anche sul rettilineo finale, per tentare la volata che gli avrebbe regalato la seconda Sanremo in carriera. Gerrans, sveglio come pochi, ha calcolato al centimetro lo spazio che lo separava dallo svizzero e quello che mancava al traguardo. E con perfetta scelta di tempo, è balzato accanto a Fabian ai 75 metri e l'ha bruciato con le ultime pedalate.

Un successo netto per l'australiano, che conferma la bontà della nouvelle vague oceanica, e che dà alla carriera di Simon una caratura che fin qui era mancata.

Che conferma, oltre a quanto detto, anche l'imprevedibilità di una corsa come la Milano-Sanremo: abbiamo voglia, di sminuirla per via di un percorso oggettivamente facilino, ma se un corridore come Gerrans arriva a vincerla, ciò significa che ci sarebbe spazio per molti bravi pedalatori del gruppo che invece hanno il vizio di accostarsi alla Classicissima un po' troppo battuti in partenza. In questo senso, il terzo posto di Nibali è positivo oltre ogni misura, perché ci dice che anche un corridore da grandi giri, lento in volata e non eccessivamente bruciante sullo scatto, può ben figurare in una corsa del genere. Una corsa che, al di là di tutte le considerazioni, fa parte della storia di questo sport: è bello, da parte di Vincenzo, averla onorata in questo modo; ed è bello che il podio di oggi onori a sua volta un palmarès, quello del messinese, che diventerà sempre più importante in futuro.

La cronaca dettagliata della corsa.

Marco Grassi

 

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