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Women's Tour of New Zealand 2012: Festeggia Evie in terra di kiwi - Alla Stevens la corsa neozelandese. Italia sfortunata

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La statunitense Evelyn Stevens in maglia gialla festeggia la vittoria del Tour of New Zealand © hedwheels.blogspot.comAmmaccate, sconsolate, quasi dimezzate, le nostre azzurre tornano dalla spedizione neozelandese e guardano il bicchiere: mezzo pieno, se si considerano le buone prestazioni di Monia Baccaille ed a tratti di Guderzo e Berlato.

Mezzo vuoto pensando a quanto avrebbero potuto ottenere Tamanini e soprattutto Cecchini, cadute male nella seconda tappa, ricoverate in ospedale senza nulla di rotto e comunque ritiratesi troppo presto per poter dire la loro.

L'ottava edizione del Women's Tour of New Zealand, breve corsa a tappe oceanica, vede al via un parterre più che buono: la campionessa uscente Judith Arndt e Shara Gillow (con la GreenEDGE-AIS al gran completo), gli Usa con Evelyn Stevens e Kristin Armstrong. E c'è l'Italia con Baccaille, Tamanini, Berlato, Presti, Guderzo e Cecchini.

Tanta la carne al fuoco in quel di Palmerston North, vero e proprio centro nevralgico della corsa, città situata nella parte sud della North Island. La prima tappa è contro il tempo e contro il meteo; fino al giorno prima la pioggia s'è abbattuta sulle strade di Palmerston North, ma la breve cronometro serale (solo 7 km) dà tregua alle partenti.

Il pubblico in platea attende l'acuto della Villumsen, danese della GreenEDGE, neozelandese d'adozione. Una kiwi a tutti gli effetti, l'argento dei Mondiali contro il tempo; lecito attendersi da lei una buona prestazione. E invece il miglior tempo lo fa segnare l'oro olimpico di Pechino 2008, Kristin Armstrong. Come dire che per la crono di Londra bisognerà tenerla più che in considerazione.

Evelyn Stevens segue col piglio giusto e si piazza seconda a 17" dalla ragazza di Boise, Idaho. Terza una Arndt che tra Qatar e Nuova Zelanda sta sbagliando poco o nulla. Villumsen distanziata di 22", con Shara Gillow a seguire. Sa correre contro il tempo ed anche gestire la corsa, Kristin Armstrong; gli Usa hanno un sestetto che permette di farlo.

La seconda tappa, 137 km mossi attorno a Palmerston North, vede comunque un arrivo in volata. Dopo la fuga di un centinaio di chilometri di Gracia Elvin, Yunyun Yuan e Kaytee Boyd (quest'ultima alla fine sarà pure 5a) prevale l'australiana Loren Rowney, qui con la Nazionale ma in forza alla Specialized-Lululemon.

Alla prima stagione tra le élite, questa classe '88 batte allo sprint due pietre miliari come Arndt ed Armstrong mentre il gruppetto, giunto ad 1", viene regolato da una splendida Baccaille. Arndt rosicchia 2" in generale alla Armstrong, portandosi a 15" di distacco.

Ma la notizia di giornata è purtroppo la caduta che si verifica nelle fasi finali di corsa. L'asfalto bagnato rende più difficile mantenere l'equilibrio, ne fanno le spese, tra le altre, Luisa Tamanini ed Elena Cecchini. La Berlato le vede a terra e rimane impressionata, tant'è che si ferma a soccorrerle perdendo 20' in classifica.

«Poteva andarmi peggio - dichiarerà Elena Cecchini - ma fortunatamente né io né Luisa abbiamo nulla di rotto. Cadendo mi si è sfilato il casco, ho battuto la faccia. Ho preso delle botte forti anche alle ginocchia, ho delle escoriazioni profonde al fianco e al braccio. Spero di riprendermi quanto prima».

La tappa che segue pare semplice ed invece il vento complica non poco le cose. Dopo 44 km di gara (su 121) ecco il ventaglio. Si forma un drappello di una ventina di ragazze, quasi tutte le migliori in gara. La GreenEDGE la fa da padrona: promuove l'attacco, tira il gruppo di testa, prova ad anticipare la volata con Gillow e Villumsen.

Scatti vani, e allora ecco il treno verde che prepara la volata per una Judith Arndt imperiale. Non molla la maglia gialla Kristin Armstrong, seconda, mentre terza è ancora Loren Rowney. Maluccio le azzurre, nelle retrovie. Arndt sfila pian piano la maglia di leader alla Armstrong, le ha tolto altri 4" ed ora fa sentire il suo fiato sul collo, essendo a soli 11".

La quarta tappa è probabilmente quella decisiva per le sorti della corsa. Sono 110 i km attorno a Palmerston North, quattro i GPM e la voglia di andare in fuga tanta. Ci prova subito la nostra Monia Baccaille seguita da Carla Ryan. Non guadagnano più di 20" sul gruppo che presto le riassorbe. Ancora una caduta coinvolge un'azzurra, stavolta si tratta di Gloria Presti. Rientra senza troppi problemi.

Davanti ci sono scatti e controscatti, quindi se ne va un drappello di dieci ragazze: Miranda Griffiths, Shara Gillow, Evelyn Stevens, Taryn Heather, Emma Crum, Joanne Hogan, Reta Trotman, Philippa Sutton, Amy Bradley, e la nostra Elena Berlato, vogliosa di rivincita dopo le prime giornate decisamente storte. Quando le battistrada guadagnano 4' sul gruppo (che non si danna l'anima per riprenderle) capiscono che se la giocheranno tra loro.

Arndt cede lo scettro di capitana alla Gillow mentre la Armstrong si prepara a lasciare la maglia alla Stevens, come poi effettivamente accadrà. Ai -15 km dall'arrivo partono decise Emma Crum ed Amy Bradley. Subito il gap tra la coppia al comando e le ex compagne di fuga s'impenna sul minuto ma negli ultimi 5 km proprio le immediate inseguitrici guadagnano terreno, portandosi a 35". La Crum vince in volata sulla Bradley, il gruppetto regolato da Evelyn Stevens (che diventa leader) paga 22".

Passa il tempo per prendere un caffè prima che il gruppo Armstrong-Arndt tagli il traguardo: il ritardo sarà di 7'33". La Stevens indossa la maglia gialla con Shara Gillow alle calcagna, a soli 5" in classifica generale.

Elena Berlato che si rifà della scalogna dei giorni passati ma conclude in 8a posizione: «Non sono arrivata a fine tappa come avrei voluto - dichiarerà la ragazza in forza alla Top Girls. Qui non ci sono montagne, è tutto vallonato con qualche strappo. Non molto adatto alle mie caratteristiche, quindi».

L'ultima tappa è molto emozionante, rispettando quindi il canone delle giornate precedenti. Quattro GPM ed un susseguirsi di colpi di scena. Parte subito una fuga piena di grandi nomi: Arndt, Armstrong, Neylan, Baccaille e Berlato (ma la ragazza di Malo si sfilerà ben presto).

Diverse tentano di contrattaccare, solo Carla Ryan, Dong Yan Huang e Linda Villumsen riescono ad iniziare l'inseguimento al km 50, in piena salita. Ripondono subito Tatiana Guderzo, Joanne Hogan, Sequoia Cooper e Mayuko Hagiwara.

Nemmeno 15 km ed i gruppetti si uniscono ma in cima alla terza salita, a 50 km dal traguardo, la Villumsen, che corre sotto gli occhi del pubblico amico, se ne va. Le altre inseguitrici vengono riprese, resta solo la nostra Tatiana Guderzo tra Villumsen ed il gruppo.

La Villumsen, da brava cronowoman, arriva ad avere un vantaggio di 3' mentre dietro anche la Guderzo alza bandiera bianca e si fa riprendere dal gruppo. Ai -20 Gracie Elvin prova ad uscire dal plotone per riportarsi sulla Villumsen che però, con il suo ottimo passo, gestisce ancora 1'55" di vantaggio.

La neozelandese chiude così il Women's Tour of New Zealand con un'epica cavalcata che la porta a vincere in solitaria davanti alla sua gente. Dietro però si decidono le sorti della corsa: Stevens contro Gillow. Il gruppo è compatto, si gioca tutto sugli abbuoni.

La nostra Monia Baccaille disputa una volata bellissima e termina seconda mentre Shara Gillow, chiudendo al terzo posto, si prende 4" di abbuono. Non bastano. La Stevens, rimasta a secco, vince comunque la corsa: al mattino aveva 5" sulla Gillow, a sera può festeggiare grazie a quel secondo che la separa dall'ottima australiana della GreenEDGE. Terza della generale Taryn Heather a 13", mentre la migliore delle azzurre è Tatiana Guderzo, 16esima a 8'21" da Evelyn Stevens. Miglior giovane quella Jessica Allen che ai Mondiali di Copenhagen si aggiudicò la cronometro tra le Juniores. Sentiremo ancora parlare di lei.

Una Stevens che grazie ad una fuga ben orchestrata torna quella del 2011, cinica, fredda, vincente. Una Stevens che sa rinascere e se continuerà di questo passo si leverà delle belle soddisfazioni nel 2012. Per le nostre c'è da dire che, pur penalizzate da cadute e perdite di tempo varie, Baccaille, Guderzo e Berlato (senza dimenticare Gloria Presti, gran faticatrice) hanno fatto vedere di poter lottare con le migliori o quasi.

Ora si torna in Europa, il prossimo appuntamento sarà l'Omloop van het Hageland, domenica 4 marzo. Perché dopo si farà proprio sul serio, con il Drentse 8 nel giorno della festa della donna e la prima di Coppa del Mondo, la Ronde Van Drenthe, sabato 10 marzo. E lì non ci sarà tempo di scherzare, non ci sarà spazio per abbuoni; perché lì si andrà a tutta dall'inizio alla fine.

Francesco Sulas

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