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Het Nieuwsblad 2012: Il ragazzo che Sep imporsi a Boonen - Splendido Vanmarcke. Flecha terzo, Marcato sesto | Cicloweb

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Het Nieuwsblad 2012: Il ragazzo che Sep imporsi a Boonen - Splendido Vanmarcke. Flecha terzo, Marcato sesto

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La gioia di Sep Vanmarcke alla prima vera vittoria da professionista nella Het Nieuwsblad © BettiniphotoSe anche, sul rettilineo finale della Het Nieuwsblad, tutto fosse andato secondo le previsioni, ovvero se avessimo visto Tom Boonen far finalmente sua la corsa d'apertura del ciclismo su strada belga, non ci saremmo potuti esimere dal commentare comunque con un sincero "garone di Sep Vanmarcke".

Ma il "garone" il 23enne della Garmin l'ha fatto fino all'ultimo metro, tanto da riuscire nell'impresa, che non in molti si sarebbero aspettati da lui, di battere in una volata ristretta proprio Boonen.

Prima della cronaca, pur avvincente (come quasi sempre nelle classiche del Nord), abbiamo l'obbligo di mettere le mani avanti per accendere una garanzia sul conto di Sep: al contrario delle sorprese dello scorso anno (Nuyens al Fiandre e poi Vansummeren alla Roubaix, giusto per fare i nomi), in questo caso non ci troviamo di fronte a un corridore che, a una certa età di mezzo (carrieristicamente parlando), trova la giornata di grazia e fa il colpo grosso. Vanmarcke corrisponde più che altro all'identikit di un piccolo predestinato per le classiche del pavé e dei muri: già nel 2010 il ragazzino si concedeva il lusso di un secondo posto alla Gand-Wevelgem (assommando altri piazzamenti interessanti in diverse corse belghe), risultato che gli ha aperto le porte del World Tour.

Lasciata la Topsport e raggiunta la Garmin, Sep ha speso il 2011 per ambientarsi in una dimensione più grande, e l'elenco dei risultati (tra cui spicca un quarto posto ad Harelbeke) non rende giustizia della sua presenza, spesso efficace, nelle fasi calde di molte corse nordiche.

Quindi il 2012, l'anno che può essere quello della svolta: gli è bastato correre una Volta ao Algarve con due cilindri in meno per trovare una condizione ben più che accettabile, se è vero che il suo attuale stato di forma gli ha permesso di fare il già famoso (perlomeno in questo articolo) garone. Vediamo un po' il dettaglio.

La gara fino al decisivo Taaienberg
La classicissima fuga del mattino ha visto impegnati 7 uomini, per la precisione i francesi Boucher e Vachon, gli olandesi Westra e Van Groen, il belga Vandousselaere, l'austriaco Haller (occhio a questo giovanissimo peperino) e anche un italiano, Davide Ricci Bitti, un ragazzo di cui in giro si è detta in passato qualche cattiveria di troppo (della serie "trova un ingaggio solo perché è il cognato di Visconti"), ma che nella realtà mette sempre tutta l'anima in quello che fa, e si fa vedere spessissimo in fuga, anche in situazioni di gara non banali.

Tributati i giusti onori a DRB, e detto che i 7 hanno toccato un vantaggio massimo di 12', possiamo entrare nel vivo di una corsa punteggiata, nella sua fase centrale, da troppe cadute (che hanno coinvolto anche corridori abbastanza attesi come Leukemans, il campione uscente Langeveld, Boom, il giovane Trentin). E il vivo equivale, in questo caso, al Taaienberg, muro posto a 60 km dalla conclusione. Sulle sue rampe Boucher, Westra e Vandousselaere (il più brillante tra i fuggitivi) sono rimasti da soli davanti, ma, quel che più conta, Tom Boonen ha lanciato un attacco semidecisivo.

Ha ingranato bene, il capitano della Omega Pharma-Quick Step (che fino a quel momento aveva lavorato, con Sky, Garmin e BMC, per ridurre il gap dai primi); e altrettanto bene ha ingranato Vanmarcke, velocissimo a prendere la ruota del blasonato avversario. Un po' più di fatica ha fatto Flecha, che però senza soverchi problemi si è accodato al trenino in cima al muro.

Dal gruppo, sono sopraggiunti poi anche un compagno di Juan Antonio (Hayman), un compagno di Tom (Devenyns), un compagno di se stesso (il rabobankiano Breschel), e un compagno di troppi compagni (Hushovd, una delle 128 punte della nuova BMC).

Il ruolo centrale della BMC di Hushovd e Gilbert
Anche se le formazioni predominanti, in tutto ciò, erano chiaramente la Omega e la Sky, è intorno alla BMC che si possono ricamare le righe più stimolanti per gli amanti delle tattiche di gara. Riguardo a una squadra che schierava contemporaneamente Gilbert, Hushovd, Ballan e Van Avermaet (per non parlare di Burghardt, Phinney e Quinziato, con Schär a completare l'ottetto), eravamo tutti curiosi di studiare le evoluzioni dei tanti corridori da Nord che potevano rischiare di incappare nella sindrome dei troppi galli in un pollaio.

Si ha una mezza sensazione che, in un tale ricco carnet di protagonisti, possa nascere la spinta a muoversi per primi (il prima possibile?) per mettere i compagni di fronte al fatto compiuto di un attacco, magari anche senza che si abbiano le gambe per portarlo fino in fondo, quell'attacco.

Intendiamoci, con tutta la sua bellezza e il suo fascino, la Het Nieuwsblad non è un Fiandre ma nemmeno un Harelbeke, quindi ci sta che si sia corso, in casa BMC, per oliare qualche meccanismo. Ma un dubbietto rimane.

Fatto sta che Hushovd (ancora molto in rodaggio), mossosi a 60 km dal traguardo ed espostosi così alle folate di Boonen (che invece, lo sapevano tutti, sta già benissimo), non ha fatto probabilmente la scelta più felice. Ma ad aspettare gli eventi, Thor avrebbe rischiato che più avanti fosse Gilbert, o Ballan, o chissacchì a fare quel passo, mettendo quindi lui nelle condizioni di non potersi giocare le sue carte.

Il problema è che per 30 km la BMC è stata costretta ad uno stand-by nell'attesa di capirci di più, frenata peraltro anche da una foratura di Gilbert ai -52; e quando, a poco più di 30 km dal traguardo, l'ex Campione del Mondo si è staccato, rimanendo a lungo a bagnomaria, a non troppi (ma neanche pochi) secondi dai battistrada, era ormai troppo tardi per il tentativo della formazione elvetico-americana di recuperare sui battistrada: i rossoneri (con un generoso Ballan molto impegnato) hanno limato da 2'15" a 1', ma ciò non è certo bastato a mettere in discussione la riuscita dell'attacco di Boonen e soci.

Nel finale viene fuori alla grande Vanmarcke
Facciamo un passo indietro e riprendiamo i 7 contrattaccanti in cima al Taaienberg. Non ci hanno messo troppo, costoro, a recuperare sui tre superstiti della fuga del mattino (diventati nel frattempo due visto che Boucher si è staccato a meno di 50 km dalla fine, per essere presto inglobato nel drappello degli immediati inseguitori). Westra, che aveva avuto anche il suo daffare in uno scontro fortuito con uno spettatore un po' scemo (salutava con la manina la telecamera a bordo-ma-non-troppo-strada, è stato praticamente travolto dal sopraggiungente corridore della Vacansoleil), era ben a corto di energie, e sul Leberg (a -42) ha pagato dazio rispetto a Vandousselaere. In un modo o nell'altro, i due ai -40 sono stati ripresi.

Ripresi e immediatamente staccati, visto che sul Molenberg (-37) Vanmarcke si è prodotto nella sua prima strappata, che ha fatto fuori in un colpo solo i tre peones, e che ha visto la pronta reazione di Boonen e Hushovd, con Breschel che ci ha messo qualche metro in più a rifarsi sotto, e Devenyns-Flecha-Hayman rientrati solo dopo lo scollinamento. Intanto, notizie italiane dal gruppo: Paolini ha provato un velleitario allungo (sempre sul Leberg), marcato da Vandenbergh (compagno di Boonen); Marcato ha dato una buona mano alla causa del tirare in testa al plotone (a quel che ne restava), ma il distacco, seppur non fosse più attestato sui 2' abbondanti di qualche chilometro prima, dava ancora buone garanzie ai fuggitivi. Pozzato, invece, si era ritirato poco prima, dopo 160 km di gara, soddisfatto del test sul pavé a pochi giorni dalla frattura e dall'operazione alla clavicola.

A 32 km dalla conclusione, col gruppo a 1'40", sul tratto in pavé del Paddestraat, quello che non ti aspetti: Hushovd in difficoltà, così come Breschel: entrambe le ruote veloci che avrebbero potuto insidiare Boonen in una volata ristretta, si sono staccate su un forcing di Vanmarcke. Roba da mettere le ali ai pedali di Tom, che infatti, mettendo alla frusta anche Devenyns (oltre che se stesso), ci ha dato dentro più che mai per impedire che Thor e Matti potessero anche solo pensare di avere qualche chance di rientro. E infatti gli 8" sono diventati 10, poi 15, poi 20, e i due staccati hanno finito con l'arrendersi per attendere il gruppetto (composto a quel punto da una ventina di unità) in cui Gilbert aveva finalmente (ma troppo tardi) messo i suoi a tirare come si conveniva.

Ai 20 km, sull'ultimo vero tratto in pavé della corsa, nuova sgasata di Vanmarcke, e stavolta a gambe all'aria ci son finiti i due gregari di lusso Hayman e Devenyns, decisamente spremuti (specie il belga). Così sono rimasti in tre davanti, a trovare un buon accordo per andare dritti fino a Gand senza permettere che il gruppo recuperasse troppo.

Tutti si aspettavano un'agevole vittoria di Boonen, se solo Tom fosse riuscito a rintuzzare i probabili attacchi che gli altri due, sulla carta battuti in volata, avrebbero inscenato negli ultimi chilometri. Ma al campione di Mol è andata bene, sotto questo punto di vista, dato che Vanmarcke e Flecha hanno appena abbozzato un tentativo di allungo a testa, intorno ai 2 km, ma senza la necessaria convinzione. Tutto rinviato alla volata, su quel rettilineo che tirava un po' all'insù.

E allo sprint Boonen, se è lecito dirlo, è stato davvero un pivellino: sottovalutando clamorosamente Vanmarcke, il capitano della OQS si è curato solo di Flecha, facendosene trarre in errore quando lo spagnolo ha tentato la carta disperata della volata anticipatissima. Juan Antonio si è mosso praticamente ai 500 metri, e Tom ha avuto gioco facile nel chiudere sul vincitore della Het Nieuwsblad 2010, senza badare al vincitore della Het Nieuwsblad 2012: che evidentemente non sarebbe stato lui, visto che, partito a sua volta lungo una volta preso Flecha (ai 250 metri), Boonen ha dovuto subire l'urticante rimonta di Vanmarcke, il quale ha affiancato l'avversario e tanto è bastato perché quello si piantasse clamorosamente ai 50 metri.

Sicché Sep ha vinto, e anche bene, con ampio margine su Boonen e amplissimo su Flecha terzo. Il gruppo, arrivato dopo neanche mezzo minuto, ha visto Haussler precedere per il quarto posto Van Avermaet e un buon Marco Marcato, che gira e rigira un piazzamento lo trova sempre, quando corre.

Che Flecha abbia perso una corsa di cui è stato tra i protagonisti non è certo una novità, fa più specie che Boonen non sia riuscito, per l'ennesima volta, a vincere questa benedetta Het Nieuwsblad che ancora manca al suo palmarès. Stavolta ci è andato vicino, molto vicino, ma il suo chiaro rammarico post-gara non deve essere l'unica chiave interpretativa della prestazione di Tom: perché, in ogni caso, la corsa l'ha fatta lui, ha attaccato e forse ha voluto un po' strafare, ma ha comunque dimostrato di avere tutte le carte in regola per una grande stagione tra muri e pavé.

Gli servirà più che altro da lezione, la sconfitta di oggi, a non trascurare nessuno dei possibili avversari. Anche perché quelli non mancano, ne spuntano sempre di nuovi, e oggi è proprio uno di quei casi. Perché, vogliamo scommettere?, Vanmarcke lo rivedremo in azione anche tra qualche settimana, in altre corse, su altri muri, su altri pavé.

Marco Grassi

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