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Tour Down Under 2012: Will Clarke genio ribelle - Splendida fuga. Kohler è il nuovo leader

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William Clarke, vincitore della seconda tappa del Tour Down Under 2012 © BettiniphotoLo ammettiamo candidamente: quando, dopo il secondo sprint intermedio della seconda tappa del Tour Down Under, a circa 80 km dal traguardo di Stirling, William Clarke è rimasto da solo in testa alla corsa, con un vantaggio di 5' sul gruppo, l'ultima cosa che potevamo pensare era che l'avremmo rivisto due ore dopo a braccia alzate sotto lo striscione dell'arrivo. E invece l'ex atleta della Leopard (prossimo a vestire la casacca del Team Champion System) ha sorpreso tutti e s'è portato a casa un bellissimo successo di tappa.

Come sono andate le cose? Semplice: in partenza si è mossa una fuga a due con William, appunto, e con Martin Kohler, già all'attacco ieri, e in caccia di preziosi secondi d'abbuono ai traguardi intermedi. Col gruppo che ha inizialmente lasciato fare, il margine per la coppia al comando è salito fino a una decina di minuti in 40 km, per essere poi dimezzato nei 20 km successivi da un plotone che fin lì pareva quanto mai motivato a non distrarsi. Superati senza problemi né sorprese i due sprint intermedi (con Kohler a imporsi su Clarke - che a sua volta ha fatto suo il traguardo Gpm, strappando a Pavarin la maglia di migliore scalatore - e con Michael Matthews a regolare il gruppo inseguitore in entrambi i casi), lo svizzero della BMC ha fatto il più grossolano errore di valutazione della sua carriera.

S'è detto tra sé e sé, Kohler: «Qui ci riprendono a breve, se invece mi sfilo e mi risparmio, magari riesco a non staccarmi nel finale e a prendere la maglia ocra di leader grazie a questi 6" di abbuono». Cosicché, quando William ha capito l'antifona e se n'è andato, appena dopo il secondo sprint, Martin non ha fatto una piega e ci ha impiegato appena 15 km a farsi riprendere dal plotone. Ma era, quello, un gruppo che, dopo lo sprint di Balhannah (la località del secondo traguardo volante, a 86 km dalla conclusione), si era praticamente rialzato. E infatti, magia dei rilevamenti cronometrici, in quegli stessi 15 km in cui Kohler si faceva avvicinare e riassorbire dal plotone, Clarke ri-raddoppiava il suo vantaggio, tanto che al primo passaggio da Stirling (nel circuito di 22 km che, ripetuto 3 volte e mezza, ha caratterizzato la seconda metà della tappa) il margine dell'attaccante solitario era ormai di 11'40".

Troppo tecnico, quel circuito con arrivo leggermente all'insù, per spingere le squadre dei velocisti a tirare tutto il giorno in vista di una volata tutt'altro che assicurata; e troppo molli i team dei migliori finisseur nell'avvicinamento a Stirling: tira tu che tiro anch'io, a lungo non ha tirato nessuno, mentre Clarke riprendeva il largo. «Poco male», si saranno detti in casa Movistar, «ora facciamo il diavolo a quattro e lo sbruffoncello lo riprendiamo quando vogliamo», e infatti prima Javier Moreno, poi Madrazo, hanno attaccato nel primo giro del circuito, ma il fatto è che non sono riusciti quasi a scalfire lo scatenato 26enne (27 ad aprile) della Tasmania, che avevamo visto già all'attacco ieri nel finale, ma che neanche lontanamente avremmo immaginato in grado di estrarre dal cilindro questo po po di coniglio odierno.

Al secondo passaggio dal traguardo (a 44 km dalla fine), il margine per Will era ancora di 10'30". RadioShack, Rabobank, Sky hanno allora provato a contribuire in qualche modo ad un inseguimento che chilometro dopo chilometro si faceva sempre più complicato. Sui piccoli saliscendi intorno a Stirling, Clarke si muoveva come un pescetto nel suo acquario, e nel corso del secondo giro ha addirittura respinto il riavvicinamento dei cacciatori, ampliando ancora una volta il suo vantaggio fino a 10'50" a circa 35 km dalla fine.

Da quel momento in poi, s'è trattato solo di resistere, per lui. Resistere alla rabbiosa reazione della GreenEDGE, che da una parte limava minuti su minuti (9' per Will all'ultimo passaggio da Stirling ai -22, 8' ai -17, 6' ai -14, 4'20" ai -10), dall'altra, con la sua sfuriata, frantumava il plotone, che già a 20 km dalla conclusione aveva perso molti velocisti. Ma né il lavoro del team australiano, né il ritorno della Movistar, né l'ausilio della Euskaltel hanno invertito l'andamento della tappa: Clarke è riuscito a difendere infine un minutino buono, e a tagliare il traguardo solo e vittorioso.

Un'impresa che non gli vale anche la maglia di leader solo perché ieri ha buttato via quasi 2' rialzandosi nel finale, ma che rappresenta il punto più alto di una carriera da professionista alla quale era fin qui mancata la vittoria.

Alle spalle dell'atleta che sta correndo il Down Under in maglia UniSA, Michael Matthews ha battuto l'avanguardia del gruppo (nella fattispecie: Gerrans, Valverde al primo piazzamento dopo il rientro, Boasson Hagen, Freire e Van Avermaet), e così facendo ha completato una giornata di abbuoni (6" al traguardo più 2" raccolti in precedenza) che però non gli valgono la maglia di leader. Il 21enne della Rabobank, che l'anno scorso vinse l'identica tappa (identica nel tracciato, non certo nello svolgimento, visto che quello fu uno sprint abbastanza corposo) di Stirling, è terzo in classifica e vede le spalle di André Greipel (bravo a resistere nel primo gruppo inseguitore) e di chi? Di Martin Kohler, che alla fine di una lunga giornata è comunque riuscito nel suo intento di salvarsi e di mettere a frutto i 6" conquistati agli sprint intermedi. Lo svizzero guida la generale con 2" su Greipel e 4" su Matthews.

Domani a Victor Harbor probabile sprint e probabile nuovo cambio in classifica. Come dire che il racconto del Tour Down Under 2012 è ancora tutto da scrivere.

Marco Grassi

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