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Tour de France 2011: Quanto l'hai aspettato! - Evans vince il Tour nella crono di Martin. Andy e Fränk 2°-3°

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Cadel Evans emozionato sul podio del Tour de France da lui quasi vinto © Bettiniphoto

Il Tour de France 2011 ha un vincitore. Non viene dal Lussemburgo, non ha un fratello in gara, e non ha mai vinto un grande giro. Anzi, ha perso due Boucle (2007 e 2008) partendo da favorito e rimontante, nella crono finale, e poi mancando l'appuntamento con la prestazione della vita. Ma oggi Cadel Evans è un corridore diverso. Dopo il Mondiale vinto a Mendrisio è come se fosse nato un corridore nuovo, estremamente maturo (ha 34 anni e non è certo di primo pelo), molto più consapevole dei propri mezzi, e in una parola, molto più vincente.

Quest'anno, poi, Cadel è stato praticamente inesorabile: vinte Tirreno-Adriatico e Giro di Romandia, secondo al Delfinato dietro a Wiggins, per il resto non ha fatto troppe corse di primo livello (nessuna classica disputata), e su tutto il progetto più grande, quello di vincere il Tour. Avevamo pensato che fosse troppo avanti di condizione vedendolo sgambettare allegramente sugli strappetti della prima settimana, e invece Evans ci ha smentiti chiudendo addirittura in crescendo. Non ha perso la testa sulle Alpi, quando gli attacchi a lunga gittata di Schleckino e Contador avrebbero potuto metterlo in crisi a livello psicologico, ed ha approfittato alla grande del fatto di essere terzo uomo: Andy e Alberto si guardavano e curavano troppo tra di loro, e forse hanno sottovalutato l'australiano, che invece non ha perso un colpo, segnando poi il capolavoro nella crono di oggi a Grenoble.

Un Tour de France vinto in una carriera che aveva già un suo bel senso (la maglia iridata è la maglia iridata), ma che ora diventa di un'altra categoria (per dire, era stato Armstrong l'ultimo ex iridato a vincere un Tour, e prima ancora Lemond: specialità diventata anglosassone in questi ultimi 25 anni, a quanto pare). Una vittoria che lancia definitivamente in orbita anche un movimento, quello australiano, che aspettava solo un successo del genere (il primo in un GT!) per prendere il volo: dietro a Evans ci sono tanti giovani aussie che nei prossimi anni potranno raccogliere il testimone di colui che resterà comunque il profeta - nel ciclismo - di un intero continente.

La cronaca. Pate è il primo cronoman al via, chiude in 59'04" ma si vede scavalcare presto da Lieuwe Westra che fa segnare 58'13". Ma anche Cancellara parte tra i primi, e tutti si attendono che Fabian dia una mazzata a tutti. Ma, forse per la pioggia che cade abbondante su gran parte del percorso durante la prova dello svizzero, forse per una condizione non eccezionale, fatto sta che Spartacus passa in testa a tutti gli intermedi e poi pure al traguardo, ma il suo tempo non è da impazzire: 57'16", a 44,5 km/h di media.

E infatti Cancellara viene superato, eccome: Porte è il primo che gli si avvicina ai due primi intermedi (km 15 e km 27.5), e che poi lo supera nel finale (57'04", 12" di vantaggio al traguardo). Ma meglio dell'australiano fanno prima De Gendt (che passa in testa a tutti gli intertempi e poi ferma i cronometri a 57'02"), e poi soprattutto Tony Martin: il tedesco, abbastanza in ombra per tutto il Tour ma venuto fuori proprio al momento giusto, guadagna praticamente 30" su Fabian a ogni intertempo, e chiude in 55'34", a quasi 45,9 km/h di media: De Gendt rotola a 1'29" dal corridore dell'HTC, Porte è a 1'30", Cancellara a 1'42". Non lontani Boasson Hagen (rallentato da un problema al manubrio ha chiuso in 57'44") e, per venire all'Italia, Adriano Malori, che con 58'12" porta a casa alla fine un 16esimo posto.

Ma la lotta che tutti attendono, inutile negarlo, è quella tra gli uomini di classifica. Un bell'antipasto è la contesa tra i giovani impegnati ad inseguire la maglia bianca, ovvero tra Rolland che la indossa e che si deve difendere da Taaramäe (che in classifica lo insegue a 1'33"). Al primo intertempo il francese vincitore sull'Alpe d'Huez ieri paga 16" all'estone; al secondo, il margine sale a 26", con Rolland che dimostra di gestire bene la situazione, pur non essendo un cronoman. E la conferma dell'ottima prestazione di Rolland giunge al traguardo di Grenoble, dove il francesino fa segnare un tempo di 58'24" e l'estone di 57'37": 47" riguadagnati da Taaramäe, ma non basta: il giovanotto della Europcar salva la bianca per 46".

Tra Péraud, Danielson, Basso, Sánchez González, Contador, Cunego e Voeckler va in scena la contesa per le gerarchie giù dal podio. L'esperto francese della AG2R fa una prova ottima, quando arriva al traguardo (in 57'06") è addirittura quarto. Tra questi uomini, Solo Contador e Sánchez riescono a far meglio di Péraud e a inserirsi nella lotta per il successo di tappa: quando taglia il traguardo, SSG è al quinto posto (1'37" da Martin), poi scala di una posizione quando Contador fa fermare il cronometro a 56'39" (secondo, a 1'06" dal primo). Dopo di ciò, solo un altro corridore, come vedremo, saprà far meglio.

Se Danielson fa una prova tutto sommato anonima (un po' come il suo Tour) e chiude in 57'41" a 2'08" da Martin, e se Voeckler ottiene un 57'47" che gli vale il 13esimo posto di giornata, pessima è la prova degli italiani: Basso non è mai fluido e il suo 59'20", a 3'47" da Martin, la dice lunga sullo scialbo finale di Tour da parte del varesino; appena appena meglio Cunego (59'12"), ma sempre su livelli che costano posizioni in classifica per Damiano che alla partenza era quinto della generale.

La battaglia per la maglia gialla parte ufficialmente alle 16.12, quando prende il via Evans, che ha 57" di ritardo dalla maglia gialla Andy Schleck; Fränk ha 53" di distacco dal fratellino e 4" sull'australiano. Cadel parte fortissimo, e al primo intertempo ha già 34" su Fränk e - quel che più conta - 36" su Andy. Se il GPS non ci inganna, l'aggancio in classifica tra l'australiano e il lussemburghese partito per ultimo avviene dopo meno di 20 km di crono. Da lì in poi, Evans aumenta a dismisura il margine, facendo una prova di valore assoluto: al secondo intertempo Cadel passa in 40'33", appena 7" peggio di Martin, e soprattutto 42" su Andy e 43" su Fränk. Al terzo intertempo il distacco dell'australiano da Martin è di soli 2", ma ormai non conta più, Cadel si rilassa quasi, finisce la crono a 7" da Tony, ma il Tour è suo. Andy chiude lontanissimo, a 2'38" dal vincitore di tappa; Fränk a 2'41", anche lui non fa testo.

La festa, tra lacrime di gioia da anni represse, è tutta per Evans. In classifica la nuova (e definitiva, anche se domani c'è la formalità della passerella parigina) maglia gialla ha 1'34" su Andy e 2'30" su Fränk: come alla Liegi (ma con molta più sofferenza, temiamo) gli Schleck finiscono entrambi sul podio, ma senza raggiungere il gradino massimo. Voeckler salva la sua medaglia di legno, quarto a 3'20" da Cadel e davanti a Contador che chiude a 3'57" col peggior piazzamento in un GT negli ultimi 5 anni per lui. Oltre ad Alberto, anche Samuel Sánchez (sesto a 4'55") scavalca Cunego, che scivola in settima posizione a 6'05" da Evans. Basso, secondo dei nostri, è ottavo a 7'23". Danielson (a 8'15") e Péraud (a 10'11") completano la top ten, davanti a Rolland, Taaramäe, De Weert, Coppel e Jeannesson: tanti francesi, 5 nella top-15. Ma di questo, come di tutte le altre valutazioni che traiamo dal Tour de France 2011, avremo tempo di parlare.

Marco Grassi

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