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Tour de France 2011: Basso provaci! Domani o mai più - E intanto Cunego continua a stupire

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Ivan Basso e Damiano Cunego, inseparabili anche nella classifica generale © BettiniphotoPassata come una tempesta stordente la prima tappa del Galibier, domani c'è la seconda tappa del Galibier e potrebbe essere un'altra tempesta stordente. Nella circolarità di questa frase passa l'essenza del ciclofilo incallito, quello che esulta gioisce e gongola per le imprese e che le trasforma subito in memoria, pronto a guardare all'indomani, alla prossima tappa, alla prossima salita, alla prossima altimetria.

In questo, i grandi giri sono un balocco troppo bello e divertente nell'alimentare a dismisura questa tendenza del ciclofilo di cui sopra. Si torna bambini quando si vivono giornate memorabili, già sai che te le ricorderai a lungo, o forse per sempre, dipende.

Nella categoria del ciclofilo, c'è poi una corposa sottocategoria, comprendente il ciclofilo italiano. Il quale, in questo Tour de France, non ci sta capendo niente. Avendo due corridori provenienti dal Belpaese ben piazzati in classifica, al quinto e al sesto posto (e senza fughe bidone ad aver influenzato questo dato), dovrebbe quantomeno essere contento, visto che tra l'altro un evento del genere non si verificava da una quindicina d'anni.

E sì, se lo dice, tra sé e sé, «ma quant'è bello avere due dei nostri lì tra i più forti del mondo, a lottare per il Tour!». Però qualcosa non gli torna, perché poi a ben vedere si può anche gioire dall'avere Basso oggi nel quartetto più in vista della corsa (dopo Andy, ovviamente), o dal vedere che Contador si stacca da Cunego (roba che se gliela dicevano 10 giorni fa si faceva 20 minuti di risata); si può, c'è qualche motivo di soddisfazione, in questa Grande Boucle 2011, per il ciclofilo italiano.

Ma allo stesso tempo, capiremmo pure se il nostro appassionato si facesse qualche altra domanda, tipo: «Ma perché in tutte le immagini memorabili di questo Tour, quei due non ci sono? Dov'erano?». Saggia domanda, caro ciclofilo, in effetti l'unica traccia che Ivan e Damiano rischiano di lasciare nella corsa è proprio quella - pur importante, lo ripetiamo - del loro nome, accostato a un distacco, nella generale. Ma di Cunego abbiamo già scritto che tutto sommato va già bene così, che anzi il fatto di aver superato indenne o quasi (però col valore aggiunto di aver davvero visto Contador andargli in crisi alle spalle) anche la prima tappa del Galibier, aggiunge significati al progetto di recupero del veronese per i GT.

Basso, invece, ha incentrato l'intera stagione sul Tour, lo ricordiamo a Lugano a inizio marzo, poi da lì è praticamente scomparso, prima della Grande Boucle. E si supponeva che in Francia Ivan potesse davvero giocarsi un posto sul podio; tantopiù dopo i ritiri (o i quasi ritiri), nella prima metà della corsa, di almeno 3-4 rivali seri (da Gesink a Vino, da Van den Broeck a Klöden a Wiggins: no, probabilmente sono anche più di 3-4...). Invece Ivan, per un motivo o per l'altro, continua a veleggiare nella seconda linea, incapace di un colpo che lo proietti nella prima.

La crono di Grenoble non sarà certo il terreno di caccia ideale per il varesino; per far qualcosa non rimane quindi che la tappa di domani, un concentrato di montagne mitiche come quelle di oggi, in appena 110 km. Che Basso non abbia la gamba del Giro 2010 pare chiaro (del resto siamo a fine Tour e si potrà ben fare un bilancino anche se mancano 3 giorni alla conclusione della corsa); ma che oggi abbia il dovere di trarre ispirazione dal grande attacco di Schleck, anche questo è indubitabile. Basso per tutto il Tour ha fatto l'apologia della cautela, difendendo la scelta di andare a rimorchio e di non attaccare; ma ora non è più tempo di cincischiare, non è scritto da nessuna parte che il piazzamento di Ivan debba migliorare, se non andrà all'attacco anche domani.

E di un sesto, o un settimo, o un ottavo posto, Basso, che se ne fa? Non è un corridore da ricostruire, lui, è il vincitore del Giro 2010, poco più di un anno fa. E allora come può accontentarsi di un piazzamento simile a quelli che otteneva a 24-25 anni? Cosa aggiungerebbe, oggi, alla sua carriera?

Tentare, anche se all'ultima occasione, un vero attacco, giocarsi il tutto per tutto, provarci: ecco cosa cambierebbe decisamente il segno tra il Tour discreto ma scialbo fin qui corso, e una prestazione invece da ricordare. Ripetiamo, oggi Schleck ha dimostrato che è possibile immaginarsi un finale diverso da quello che sembrava scritto. Se Ivan volesse provare a imitare Andy, se volesse non pensare al Cunego che gli è appena davanti (pur avendo lo stesso identico tempo, sublime coincidenza), ma pensare a un progetto più grande, forse più grande di lui stesso, ma che importa: se lo facesse davvero, sai poi la felicità del ciclofilo italiano?

Marco Grassi

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