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Lo speciale: Ciao grandissimo Vino - Alexandre Vinokourov ufficializza il ritiro. Riviviamo la sua carriera | Cicloweb

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Lo speciale: Ciao grandissimo Vino - Alexandre Vinokourov ufficializza il ritiro. Riviviamo la sua carriera

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Alexandre Vinokourov, uno dei grandi del ciclismo contemporaneo © Bettiniphoto

Alexandre Vinokourov ha ufficializzato oggi il suo ritiro dal ciclismo pedalato. Intervistato dalla televisione francese, il campione kazako ha annunciato che, una volta che sarà guarito dalla frattura del femore patita in seguito a una caduta nel corso del Tour de France, userà la bici solo per passatempo. Il ciclismo perde un grandissimo degli anni 2000, ma Vinokourov non abbandonerà la carovana: pronto per lui un posto dirigenziale nell'Astana.

Nell'attesa di rivederlo in gruppo - seppur con un altro ruolo - ripercorriamo la sua carriera anno per anno, corsa per corsa, foto per foto.

 

1998-1999: Il passaggio al professionismo
Il giovane Alexandre Vinokourov ai tempi dell'esordio con la Casino © www.dewielersite.netGiunge da Est, da molto a Est, dal lontano Kazakistan. Ha 25 anni, non è quindi giovanissimo, ma all'epoca per i corridori provenienti dall'ex Unione Sovietica è abbastanza normale passare relativamente tardi al professionismo. Alexandre Vinokourov, nato il 16 settembre 1973 a Petropavlovsk, approda al ciclismo che conta vestendo la maglia della francese Casino diretta da Vincent Lavenu (che già l'aveva seguito quando faceve il dilettante e praticava anche il ciclocross). Dimostra subito di avere delle ottime doti, al primo anno vince tre brevi corse a tappe (Quattro Giorni di Dunkerque, Tour de l'Oise e Circuit des Mines), poi nel 1999 compie un primo salto di qualità: inizia la stagione conquistando la Vuelta Valenciana, poi, annunciato da due vittorie di tappa al Midi Libre, e dal successo nella classifica generale del Delfinato (accompagnato da un'altra vittoria di tappa), fa il suo esordio al Tour de France, chiudendo al 35esimo posto la Grande Boucle.

 

2000-2002: La Telekom, l'argento olimpico di Sydney
Alexandre Vinokourov accanto a Jan Ullrich e Andreas Klöden sul podio di Sydney 2000 © www.bikenews.itDopo un biennio alla Casino, è la grande Telekom di Jan Ullrich a individuare nel 26enne kazako un uomo prezioso da mettere accanto al più popolare corridore tedesco. Vino fa ottimamente il proprio dovere, al Tour veste i panni di gregarione e chiude al 15esimo posto spalleggiando Jan (che perde da Armstrong), poi in quello stesso 2000 trova una splendida condizione sulle strade della Vuelta a España (vincendo pure la tappa di Ciudad Rodrigo, suo primo successo in un GT), e la mette a frutto alle Olimpiadi di Sydney: la prova in linea, il 27 settembre del 2000, è un monologo Telekom, Ullrich vince l'oro e Andreas Klöden il bronzo; ma tra i due tedeschi si infila lui, Alexandre, conquista l'argento e quella è la prima medaglia olimpica nel ciclismo per il Kazakistan: in quello stesso istante, Vino diventa una leggenda dello sport del suo paese.
L'anno dopo vince il Giro di Germania (prendendo la maglia nella crono di Heppenheim, da lui vinta), poi mette in carniere anche una tappa al Tour de Suisse, e si ripresenta al Tour per una prestazione quasi in fotocopia rispetto a 12 mesi prima: sempre luogotenente di Ullrich (sempre secondo), e 16esimo posto finale.
Nel 2002 parte alla grande, fa sua la Parigi-Nizza (con convincente affermazione sul Mont-Faron), si fa vivo alla Liegi (decimo), e vola durante il Tour de Suisse: vince una tappa di montagna, poi cade e si rompe l'osso sacro. Gli salta così il Tour de France, dove sarebbe praticamente capitano vista l'assenza annunciata di Ullrich. Dopo una Vuelta deludente, coglie un undicesimo posto al Lombardia, confermando la sua crescita nelle grandi classiche.

 

2003: La tragedia dell'amico Kivilev alla Parigi-Nizza
Vinokourov sul podio della Parigi-Nizza con la foto dell'amico Andreï Kivilev © www.beepworld.deL'11 marzo 2003 si disputa la seconda tappa della Parigi-Nizza. Andreï Kivilev, kazako e amico per la pelle di Vino, con cui ha anche condiviso i primi anni di professionismo in Francia, cade e viene trasferito in ospedale, in coma. Durante la notte, Kivilev muore. Alex, in preda alla disperazione, trova in questa tragedia le motivazioni per dare sempre di più in gara. È in prima linea nella terza tappa, neutralizzata dai corridori per celebrare lo sfortunato atleta scomparso; lo è anche sul Mont-Faron, dove ancora una volta vince e conquista la maglia, ma soprattutto dedica il successo all'amico, indirizzando le dita al cielo. Sul podio finale della Course au Soleil, Vino si presenta con la foto di Andreï, non facendo nulla per mascherare la commozione. Da lì in avanti, la moglie di Kivilev, Natalia, e il figlioletto Leonardo (che ha appena 6 mesi quando avviene la tragedia) potranno sempre contare sull'aiuto di Alex, l'amico di una vita.

 

2003: Dall'Amstel al Tour, una nuova dimensione per Vino
Alex Vinokourov esulta per la vittoria nell'Amstel Gold Race © www.museociclismo.itE in effetti è un Alexandre molto più motivato quello che torna in gara nelle classiche del Nord. All'Amstel il kazako non è tra gli uomini più attesi, attacca nel finale un gruppetto con tutti i favoriti, guadagna 20", resiste pur piantato sul Cauberg e può esultare e dedicare un altro successo a Kivilev, quello nella prima grande classica. A inizio giugno ottiene un terzo posto al Giro di Germania, poi va a vincere per la prima volta il Tour de Suisse (dopo una bella lotta con Casagrande), e al Tour de France entra definitivamente nei cuori degli appassionati: interpreta la Grande Boucle in maniera sublime, sempre all'attacco appena ce n'è la possibilità; giunge secondo all'Alpe d'Huez, poi il giorno dopo con un assalto all'arma bianca da lontano si prende la tappa di Gap. Vicinissimo in classifica ad Armstrong e Ullrich per due terzi di gara, chiuderà terzo a 4'14" dal vincitore americano: è comunque la prima volta che ha potuto correre da capitano, e può così rilanciare la sua sfida per il 2004.

 

2004-2005: Altri infortuni, ma poi la consacrazione di Liegi
Vinokourov batte Voigt nello sprint a due che decide la Liegi-Bastogne-Liegi 2005 © www.bikeraceinfo.comE l'anno nuovo, sempre in maglia Telekom - o meglio, dal 2004 T-Mobile - parte in maniera scoppiettante, con tre tappe vinte di forza alla Parigi-Nizza (la cui classifica però gli sfugge anche a causa di una fuga bidone), e poi una presenza significativa sulle strade delle Ardenne: il quinto posto alla Freccia e il terzo alla Liegi gli lasciano però un po' d'amaro in bocca. Nulla al confronto con quanto prova al Giro di Svizzera: cade nella seconda tappa, si rompe la scapola e un legamento della spalla, e a causa di ciò è costretto a saltare il Tour. Affretta i tempi del rientro (vincendo di passata il Regio Tour in Germania a inizio agosto) per non perdere l'appuntamento olimpico di Atene, ma in Grecia non va oltre il sesto posto nella cronometro (ed è 35esimo in linea). Un po' si consola col bronzo mondiale contro il tempo, ma rinvia le massime ambizioni alla stagione successiva: a 31 anni compiuti è tempo di scolpire il proprio nome su albi d'oro monumentali.
In effetti ritroviamo Vino alla Liegi, impegnato in un attacco partito a 50 km dal traguardo e che pare avventato a tanti: ma quei tanti non conoscono evidentemente la tenacia del kazako; né quella di Jens Voigt, che è compagno di fuga leale malgrado si senta battuto in volata. Alexandre ringrazia per la collaborazione, ma non può esimersi dal vincere la sua prima Doyenne.

 

2005: Lo schiaffo di Parigi e la fine dell'era Telekom
La grande, simbolica vittoria di Alexandre Vinokourov nell'ultima tappa del Tour de France 2005 © BettiniphotoAl Tour de France, Alexandre si presenta con la maglia di campione nazionale kazako conquistata di fresco, annunciato anche dal successo sul Mont-Ventoux al Delfinato, e pronto a fare la terza punta dello squadrone Telekom, che schiera il secondo e il quarto dell'anno prima (Klöden e Ullrich). Troppi galli nel pollaio? Può essere; di sicuro quel Tour non va come Vino spera, troppo il tempo perso sulle Alpi, e troppe pure le polemiche sotterranee in squadra. A quel punto, con ormai chance prossime allo zero di agguantare anche solo un podio, entra in gioco l'orgoglio. Alex si riavvicina in classifica vincendo la tappa di Briançon (in fuga con Botero), subito dopo la débâcle di Courchevel; tira a campare sui Pirenei, dai quali esce in nona posizione, e scavalca Landis a Mende. Nella cronometro di Saint-Étienne è terzo, risale fino alla sesta posizione, a 11'27" da Armstrong in giallo. Quinto è Leipheimer, a 11'25", e non rimane che una tappa, quella conclusiva a Parigi, per tentare un remoto sorpasso. Alex non si dà per vinto e ci prova, com'è nella sua natura. In quella frazione finale, punta l'abbuono dello sprint intermedio di Chatenay-Malabry, lo conquista (6"), ma Leipheimer è sveglio e gli arriva subito dietro, prendendo 4" e salvando il quinto posto per il gioco dei centesimi nelle cronometro. Arrendersi, considerando che non si potranno far distacchi nel finale (neutralizzati i tempi sul circuito parigino), che solo l'abbuono salverebbe Vino, ma che l'arrivo dei Campi Elisi sorride quasi sempre ai velocisti? Ma neanche per sogno!
A 3 km dal traguardo, Vino si muove con Krivtsov, che però esaurisce in fretta le sue energie. Vino no, prosegue, col gruppo lanciato all'inseguimento. Da dietro come una molla scatta McGee, che raggiunge il kazako e gli dà una mano importante: sul rettilineo finale, il testa a testa premia Alexandre, che prende i 20" d'abbuono che gli valgono quel quinto posto diventato ormai più un traguardo simbolico che reale. Un finale di Tour che sottolinea la determinazione incrollabile del grande atleta venuto da Almaty.
La stagione prosegue in tono minore, ma al Mondiale di Madrid Vino è ancora protagonista, con un attacco nel finale (insieme a Bettini ed altri favoriti) che rischia di essere decisivo. È praticamente l'ultimo atto della carriera di Vinokourov in maglia Telekom-T-Mobile. Alex non può più aspettare, a 32 anni, per avere i gradi di capitano di una squadra nei grandi giri.

 

2006: Le disavventure di Saiz, la scommessa Astana, la Vuelta
Vinokourov in azione a Sierra de la Pandera, nella Vuelta a España vinta nel 2006 © BettiniphotoCon la nuova maglia della Liberty Seguros, Vinokourov inizia la stagione ottenendo buoni risultati in marzo, tra Vuelta a Murcia e Vuelta a Castilla y León (quest'ultima la vince). Ma in giugno deflagra Operación Puerto, e il management del team (con in testa il gran capo Manolo Saiz) viene spazzato via dall'inchiesta antidoping spagnola. Alexandre si attiva per trovare un'ancora di salvezza per la squadra, nell'immediata vigilia del Tour: e trova la solidarietà dei suoi connazionali, che attraverso una cordata danno vita al sodalizio Astana, marchio che andrà a sostituire sulle maglie del team quello della Liberty Seguros, in fuga dopo lo scandalo doping. Ma ciò non basta a garantire la partecipazione al Tour per Vino, visto che anche 5 dei corridori iscritti alla Boucle sono coinvolti nell'inchiesta, e vengono quindi respinti dall'organizzazione: e siccome in 4 non si può correre, va a casa pure Alexandre, pur non coinvolto minimamente nella vicenda.
Come sempre gli capita, nei momenti avversi il kazako trova il massimo degli stimoli per riscattarsi. Dopo la cacciata dal Tour, si prepara per la Vuelta a España, nella quale tuttavia non parte benissimo. Dopo le prime tappe di salita, in cui brillano Di Luca e Valverde, Vino è 11esimo a 2'37" dal leader Brajkovic. Ma a Lugo e sull'Alto de La Cobertoria piazza due stoccate memorabili, spronato anche dall'arrivo del premier kazako giunto appositamente per tifare per lui nel secondo finesettimana di gara: la prima rasoiata è quasi simbolica, un allungo nel finale ad anticipare tutti di 1"; la seconda è ben più sostanziosa, visto che avviene su un arrivo in salita e gli permette di rientrare al quinto posto della generale, a 1'38" dal nuovo leader Valverde. Nelle tappe successive il margine resta praticamente invariato, l'unica differenza riguarda il fatto che tutti gli altri avversari perdono terreno. Restano Vino contro Valverde, 1'42" a separarli alla vigilia della tappa di Granada. E in quella frazione, con l'aiuto della squadra e del connazionale Kashechkin, Vino ribalta tutto, stacca l'avversario e va a prendere la vetta della classifica (cedendo a Danielson il successo di giornata), 9" sul murciano. Il giorno dopo altro gancio al mento, a Sierra de la Pandera (dove vince Kash), e siamo a +53"; nella crono alle porte di Madrid, il penultimo giorno, il colpo di grazia, si chiude a +1'12". La Vuelta è di Vinokourov in maglia Astana: più che mai orgoglio Kazakistan.

 

2007-2008: Dal tetto del mondo ai giorni bui della squalifica
Vinokourov, ginocchi fasciati, va a vincere la crono di Albi al Tour. Sarà poi testato positivo all'antidoping e squalificato © jflorence.wordpress.comCon la Vuelta vinta pochi mesi prima, con un altro bronzo mondiale nella crono conquistato nel 2006, Vinokourov si presenta ai nastri di partenza della nuova stagione più che mai intenzionato a dare l'assalto al Tour. Due vittorie di tappa al Delfinato chiariscono che il kazako è in stato di grazia, e anche per i bookmakers è il favorito della Grande Boucle. Ci si mette prima la sfortuna, sotto forma di caduta nel corso della quinta tappa, una caduta che lascia in stato pietoso entrambi i ginocchi dell'atleta. Sanguinante e pieno di fasciature, Vino è in difficoltà sulle Alpi, ma riesce a vincere la crono di Albi e a rientrare così nella top ten e nel novero di quelli che lotteranno per il successo finale. Due giorni dopo, un capolavoro nella frazione pirenaica di Loudenvielle, vittoria di tappa con tutti i principali rivali di classifica relegati a quasi 6', ma la mazzata è dietro l'angolo. Poche ore dopo il tripudio, arriva la notizia della positività rilevata ad un test fatto dopo la cronometro vinta tre giorni prima. Autoemotrasfusione, fine dei giochi e dei sogni di gloria, cacciata dal Tour con ignominia (per lui e l'intera Astana), e inizio di una querelle giudiziaria che vedrà la federciclismo kazaka impegnata a scontare uno dei due anni di squalifica al corridore, lui che annuncia il ritiro, l'UCI che fa ricorso al TAS. Alla fine saranno 2 anni di stop, ma a fine squalifica c'è ancora una maglia Astana ad attendere il campione di Petropavlovsk.

 

2009-2010: Il ritorno in gara, la seconda Liegi
Alexandre Vinokourov festeggia la sua seconda Liegi-Bastogne-Liegi © BettiniphotoNell'agosto del 2009 Alexandre Vinokourov torna ufficialmente corridore. Fa il Tour de l'Ain con una selezione kazaka (l'11 agosto vince pure una breve cronometro!), dopodiché va ai Campionati Asiatici e vince pure lì la prova contro il tempo (e son due); quindi, in vista della Vuelta, torna a vestire la divisa dell'Astana. Ma la corsa spagnola lo vede in sofferenza (due anni di stop comunque pesano), e Alex si ritira dopo 12 tappe. Vince un'altra crono (e tre) in ottobre, la Chrono des Nations, e poi si concentra sulla preparazione per il 2010, che sarà l'anno del rilancio.
Inizia facendosi (intra)vedere al Giro del Mediterraneo, poi torna a fare la voce grossa al Giro del Trentino: subito in maglia da leader, vincendo la cronometro di Torbole sul Garda, e poi una presenza costante nelle prime posizioni fino a vincere la corsa norditaliana. Un lancio perfetto per la Liegi, che si disputa appena due giorni dopo la fine della breve gara a tappe trentina. È la classica della vita, per Vino, che l'ha vinta 5 anni prima in tutt'altre condizioni. Ora è un atleta che agli occhi di molti si deve riabilitare. Lui fa spallucce, pedala, corre, quello che sa fare meglio. A 18 km dal traguardo, mentre i favoriti di giornata si studiano e si organizzano per il finale, Alex parte una volta. Lo riprendono. Riparte, se ne va. Solo Kolobnev lo insegue e lo riprende, ma è Vino il protagonista incontrastato di quell'azione. E a 400 metri dal traguardo, l'attacco definitivo: vola, Vinokourov, a prendersi la seconda Liegi in carriera, e il rispetto di troppi che l'avevano condannato dopo la positività di 3 anni prima.

 

2010: «Qvesto è Giro di Italia, no Giro di Kazakistan»
Vinokourov bagnato e scocciato al termine della tappa dell'Aquila al Giro, nell'ultimo giorno in rosa per lui © BettiniphotoPiù che mai lanciato, Vino si presenta per la prima volta in carriera al via del Giro d'Italia, e veste i panni del favorito. Prende in effetti la maglia rosa già al terzo giorno, a Middelburg, la perde nella cronosquadre di Savigliano, la riconquista sulle strade bianche verso Montalcino, la difende sul Terminillo e la porta fino alla tappa dell'Aquila. Lì, sotto la pioggia d'Abruzzo, una fuga di 56 uomini cambia il volto alla gara, e Vino (che quel giorno ha pure la febbre) non accetta di sacrificare la squadra per inseguire quel gruppo che ha vagonate di minuti di vantaggio. Alla fine i migliori pagano 12'45", e Alex rimarca il fatto che la responsabilità di fare la corsa era sulle spalle di altri team, con una frase da subito entrata negli annali: «Qvesto è Giro di Italia, no Giro di Kazakistan». Sulle montagne della corsa rosa il capitano dell'Astana è forte, ma non lascia il segno. Chiude il Giro al sesto posto, a 7'06" da Basso, e dà appuntamento ai suoi tifosi al Tour de France.

 

2010: Il Tour, l'appoggio a Contador, un'altra giornata memorabile a San Sebastián
L'abbraccio tra Contador e Vinokourov dopo la vittoria di quest'ultimo a Revel, al Tour 2010 © BettiniphotoIl Tour di Vinokourov inizia senza grossi squilli di fanfare, anche se già al quarto giorno, sul pavé intorno ad Arenberg, riesce a guadagnare terreno su quasi tutti i più forti e a installarsi nella top ten della generale. A Station des Rousses guadagna altre posizioni, dall'ottava sale fino alla quinta, anche davanti al compagno e capitano Contador. Ma il giorno dopo salta, nella frazione di Morzine, e non riesce a invertire la rotta sulle successive salite della Boucle. Nell'attesa di dare una mano a Contador sui Pirenei, cerca di prendersi la soddisfazione personale di un successo di tappa. Attacca a Mende, sembra lanciato verso la vittoria, ma dal gruppo scatta Contador, che guadagna sì qualche secondo sul rivale Andy Schleck, ma così facendo raggiunge il compagno, portandosi pure appresso Joaquim Rodríguez; il catalano vince la tappa, e il disappunto di Vino è palpabile. Ma quando sembra che in casa Astana il clima si sia gelato, ancora una volta Vino pesca nel momento negativo tutte le sue migliori risorse. E il giorno dopo ci riprova, c'è un dentello prima dell'arrivo di Revel, al kazako basta e avanza per inscenare un nuovo attacco. Parte, stacca tutti, lo rivedono dopo l'arrivo. L'abbraccio fraterno con Contador sancisce la pace nel team, e da lì in poi il Tour procede sui binari attesi: Alberto lo vince, Alex lo aiuta il giusto e chiude in 16esima posizione.
Ma esce dalla Boucle con una gran gamba, pochi giorni dopo è ancora protagonista, nella Classica di San Sebastián: fa parte del terzetto che va a giocarsi il successo, si arrende solo a Luis León Sánchez, ovviamente dopo aver provato in tutti i modi a vincere, ancora con uno scatto a poco più di 3 km dal traguardo. Negli stessi giorni, ad ogni buon conto, Vino decide che tutto sommato non è il caso di ritirarsi a fine stagione (come aveva annunciato), ma ci sono le forze per fare un altro anno ad alti livelli. Gli appassionati di tutto il mondo esultano.

 

2011: País Vasco e Romandia, le ultime vittorie
Vinokourov manda baci nel giorno della sua vittoria di tappa al Giro dei Paesi Baschi, a Zuia-Murgia © BettiniphotoVino riparte per quella che in teoria dovrebbe essere la sua ultima stagione nel ciclismo (ma in Kazakistan insistono che tiri fino alle Olimpiadi del 2012), e in marzo va già a segno, al País Vasco, a modo suo: sparata a poco più di 3 km dal traguardo e arrivo in solitaria. Chiude la corsa in Euskal in ottava posizione, poi va in Belgio sperando di raccogliere qualche frutto, e porta a casa un quarto posto alla Freccia Vallone, non risultando decisivo tra Amstel e Liegi. La rivincita in Romandia, a inizio maggio, anche qui nella terza tappa così come nel País Vasco, stavolta con più brivido visto che riesce ad anticipare una volata di gruppo (con la collaborazione di Martin e Cherel. È terzo, nella generale della corsa svizzera, poi stacca e arrivederci a giugno. Torna al Delfinato, e anche qui è protagonista, veste la maglia di leader della corsa per un paio di giorni, chiude anche qui al terzo posto, comunque è più che mai pronto per un altro Tour.
Alla Grande Boucle è il capitano unico dell'Astana, arriva terzo nella quarta tappa, a Mûr-de-Bretagne, poi tenta uno dei suoi affondo nella frazione di SuperBesse: esce dal gruppo alla caccia dei fuggitivi del mattino, a un km dal traguardo pare ormai pronto a fare un solo boccone dell'ultimo che gli è rimasto davanti, il portoghese Rui Costa. Ma poi va in affanno, rincula, si fa riprendere da quelli alle sue spalle, mentre l'avversario va a vincere. Ci diciamo che forse qualche anno fa una cosa del genere non sarebbe successa, che le 37 primavere-quasi 38 si fanno sentire anche se la classe è intatta; ma poi ci diciamo pure che il Tour sarà ancora lungo, che Vino avrà altre occasioni per mettersi in luce, che con lui di mezzo non si può mai mettere la parola fine prima che una corsa sia effettivamente finita. E lo aspettiamo ancora, fiduciosi come sempre.

 

2011: La caduta di Saint-Flour, il femore rotto, il ritiro dell'amato Campione
L'immagine più brutta: Alexandre Vinokourov soccorso dai suoi dopo la caduta del Pas du Peyrol al Tour de France © BettiniphotoE invece la parola fine alla parabola sportiva di Alexandre Vinokourov arriva di botto, domenica 10 luglio 2011. Si corre la Issoire-Saint-Flour, nona tappa del Tour, varie salitelle a punteggiarla, e soprattutto varie discese. Una in particolare, quella del Pas du Peyrol. È piovuto e poi ha smesso, l'asfalto è a tratti asciutto e a tratti umido se non bagnato. C'è una curva poco segnalata, sicuramente infida, cadono in tanti, cade anche Alex. Va lungo, finisce in un fossato, forse sbatte con la gamba contro un albero. Non riesce ad alzarsi da sé, devono scendere in quattro laggiù nel boschetto a bordo strada, per tirarlo su, per aiutarlo a risalire, ma la sua smorfia di dolore dice tutto. L'uomo dal carattere di ferro e dal cuore grande si arrende. Non è solo acciaccato, non può risalire in sella come tanto vorrebbe, non può riprendere la corsa che tanto ama. Deve andare in ospedale, il referto è durissimo, frattura del femore destro.
Vino ci pensa forse qualche giorno, fa le sue valutazioni, parla coi medici, sicuramente coi rappresentanti del suo team. E alla fine decide, e annuncia oggi, 17 luglio, una settimana dopo l'incidente, che si ritira. Lascia il ciclismo pedalato e quindi lascia un vuoto che non sarà facilmente colmato, perché quando in futuro faremo i confronti con qualche corridore che gli somiglierà diremo sempre «eh, ma Vino era Vino...». Il ciclista più amato di questi ultimi anni, certamente il più spettacolare, quello che non rendeva mai nulla scontato, che tentava di far saltare il banco, qualsiasi banco, appena ne intravedeva l'occasione.
Ci mancherà tantissimo il Vinokourov corridore, già son passate varie ore dalla diffusione della notizia del suo ritiro (che perdipiù era pure abbastanza nell'aria, vista la gravità dell'infortunio), eppure ancora si fatica a riguardare certe immagini, certe foto (anche quelle di questa carrellata, per dire) e a pensare che in gara non vedremo più il grande kazako.
Lo vedremo sull'ammiraglia dell'Astana: non sarà la stessa cosa, lo sappiamo. Oppure no, oppure forse sarà anche meglio. I direttori sportivi contemporanei sono spesso accusati di non avere fantasia, ecco, lui, Vino, non potrà mai ricevere una simile critica. Siamo curiosi, a questo punto, di vederlo all'opera in questa nuova veste, di vedere come si muoveranno in corsa quelli che saranno i suoi ragazzi. Perché Alexandre Vinokourov, in questo decennio, ha dato tanto al ciclismo. Ma può dare a questo sport ancora tantissimo.

Marco Grassi

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