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Tour de France 2011: Basso e Cunego, avanti così! - Prestazione maiuscola degli azzurri che ora vedono il podio | Cicloweb

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Tour de France 2011: Basso e Cunego, avanti così! - Prestazione maiuscola degli azzurri che ora vedono il podio

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Ivan Basso e Damiano Cunego sono rimasti costantemente nel gruppo dei migliori verso Luz Ardiden © Bettiniphoto

 

Si fa fatica, andando con la memoria a ritroso negli anni, a ricordare due italiani nel gruppetto buono dei 5-6 favoriti in un tappone di montagna del Tour de France. Forse era addirittura il 1997 e parliamo di Pantani e Casagrande. E diciamo pure che il primo arrivo in salita ha sempre un significato particolare, quello che generalmente separa il grano dal loglio, i favoriti dai presunti tali e oggi i nostri hanno dimostrato di essere dalla parte giusta, senza se e senza ma. Si dirà che il Tour è lungo, che la cronometro li penalizzerà, ma intanto vogliamo goderci questa coppia, che aspettavamo da oltre un lustro e, perché no, sognare un podio o chissà cos'altro.

Ivan Basso si è messo in gioco, puntando tutte le sue fiche su questa corsa, la più grande di tutte, nella quale sapeva che avrebbe dovuto scontrarsi con i più grandi. Dopo la caduta in allenamento sull'Etna che ha di fatto rallentato la preparazione (e il Delfinato pressochè anonimo ce ne ha dato una chiara conferma), Ivan si è presentato alla partenza dalla Vandea con le luci spente. Si sapeva che, con una squadra non eccelsa - che poteva invece vantare negli anni della CSC - i primi dieci giorni sarebbero potuti essere un'insidia da non sottovalutare, tra arrivi in cima a strappetti, cadute e ventagli. E invece il varesino ha limitato i danni tutto sommato bene, escludendo parzialmente proprio la prova per definizione meno individuale di tutte, la cronosquadre, sulle cui strade è stata lasciata qualche decina di secondi di troppo. 

Se fino a ieri qualcuno aveva potuto anche bluffare, oggi non ci si poteva nascondere, si sapeva. E Basso, quando ha capito che Contador e gli Schleck stavano giochicchiando un po' troppo, ci ha messo la faccia, due paroline al fido Szmyd che si sono tradotte in un'impennata dell'andatura che ha mandato in frantumi il plotoncino. Un segno chiaro, io non sono qui per fare la comparsa, ma per correre da protagonista e guai a sottovalutarmi. Un paio di allunghi nelle fasi caldissime della corsa non hanno fatto che ribadire il concetto e vogliamo cogliere anche il piccolo segnale che ci ha mandato passando sul traguardo in testa al terzetto (seguito da Evans e Andy, lo ricordiamo per i più distratti), cosa che a uno come lui succede solo se ha residui di energia maggiori rispetto agli avversari. In classifica ora - se escludiamo Voeckler che dovrebbe crollare, prima o poi - l'alfiere della Liquigas paga 1'27" da Frank Schleck, 1'10" a Evans, 59" a Andy Schleck e tutti gli altri sono alle spalle, Contador in primis. Insomma se queste sono le premesse e se, come logica vorrebbe, la condizione crescerà ancora nei prossimi giorni, a questo Basso non vogliamo precludere assolutamente nulla.

E che dire di Damiano Cunego? Più di qualcuno non ha nascosto un ghigno quasi beffardo quando il veronese ha cominciato a sussurrare la parola classifica nelle sue interviste. Ma come? Non gli sono bastati anni di sberle a destra e a manca per mettere da parte certe ambizioni? Ma non è meglio uscire subito dalle posizioni buone per lanciarsi in qualche fuga da lontano per cercare il successo di tappa o, al limite, la maglia a pois? La logica diceva questo, il ricordo di Damiano staccato dal forcing di Cancellara (sic!) proprio sul Tourmalet nel 2008 quando era venuto in Francia con ambizioni di podio (saltando il Giro proprio come quest'anno) era ancora vivido nelle nostre menti. Eppure oggi ce lo ritroviamo sesto, sei secondi e una posizione indietro rispetto al connazionale, ropo aver sfoderato una prova che veramente in pochi erano ad attendersi, lottando spalla a spalla con i pretendenti al podio di Parigi e, a questo punto, inserendosi di diritto tra loro. Lo aspettavamo da anni e oggi lo abbiamo ammirato pedalare con naturalezza fianco a fianco con i Contador, gli Schleck, gli Evans, a dimostrazione che questo ragazzo ha i numeri anche per le salite lunghe, per le corse a tappe, come lui si affannava a ribadire, il più delle volte smentito poi dai fatti. Il perché in questi anni (dopo l'ormai mitico 2004) lo abbia mostrato solo in qualche rarissima occasione rimane un mistero. E se anche questa sarà una mosca bianca o se stavolta si tratta una vera svolta - come noi tutti auspichiamo - lo scopriremo molto presto. 

Giuseppe Cristiano

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