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Tour de France 2011: A Cap Fréhel il capo è Cavendish - Grande volata di Mark su Gilbert. Tante cadute

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Mark Cavendish batte Philippe Gilbert e José Joaquín Rojas a Cap Fréhel © BettiniphotoUna giornata piena di cadute e di preoccupazioni, e poi, nel finale, anche di spettacolo, sul traguardo di Cap Fréhel: si ritira Brajkovic, vince Cavendish (in maniera strepitosa), Gilbert prova a riscattare la magra figura del Mûr-de-Bretagne, e l'Italia conquista un nono posto di tappa con Oss. Vediamo tutto nel dettaglio.

La fuga del giorno parte, come da regola di questo Tour, molto presto, ma non procura capogiri a nessuno: malgrado l'impegno di José Ivan Gutiérrez (recidivo, era già fuori un paio di giorni fa), Tristan Valentin, Sébastien Turgot e Anthony Delaplace, la Garmin non lascia troppo spazio, attivandosi quando, a 100 km dal traguardo, i quattro hanno preso un margine di 6'. Con i fuggitivi riportati a tiro (verranno tenuti poi a lungo a un minutino, per poi essere ripresi ai -35), il gruppo si può concentrare su una moltitudine impressionante di cadute.

Ai -105 erano andati giù, senza conseguenze (se non il dover inseguire, il dover cambiare bici, l'innervosirsi parecchio), Wiggins, Chavanel e Moncoutié. Superato (con la solita accesa volata che ha premiato stavolta - per il quinto posto - Bozic su Boonen, Duque, Feillu, Rojas e Gilbert) il traguardo volante piazzato al km 70 (ovvero ai -95), il momento peggiore della giornata: qualcuno tocca qualcun altro, il risultato è che vanno giù in 6-7, alcuni anche sbattendo pesantemente sul guard-rail a bordo strada. Gesink si fa male a gomito e ginocchio sinistro, si lamenta, sanguina, ma riparte. Brajkovic, invece, resta a lungo a terra, viene soccorso e si rialza, ma non è cosa: gli bendano la testa (l'ha battuta violentemente, sia santificato il casco), ma ha qualche svarione e si risiede. Più per questo che per le pur profonde escoriazioni sulle cosce e in corrispondenza del bacino, Janez viene portato via in ambulanza. Finito così il Tour per lo sfortunato sloveno, e in bocca al lupo perché si riprenda presto.

Ma il rosario di ruzzoloni è proseguito. Appena 2 km più avanti, altra caduta, e stavolta - con, tra gli altri, Galimzyanov - è Contador a finire sull'asfalto: continua il periodo quantomeno non felicissimo per il campione di Pinto, che comunque - pur nella iella della caduta - non si fa praticamente niente (pur essendosi strappato la casacca), e può rientrare, con l'aiuto di qualche gregario, e unendo le forze coi Rabobank che riportano sotto Gesink.

A 75 km dal traguardo l'episodio più sconcertante: la moto di un fotografo prova a riscrivere le leggi della fisica relative all'impermeabilità dei corpi, cercando di passare accanto al gruppo che in quel momento occupa l'intera sede stradale. Il risultato è che il centauro aggancia la bici di Nicki Sörensen e se la porta a spasso (senza nemmeno accorgersene!), mentre il povero campione nazionale danese, sbalzato di sella, va per campi. Ancora: altri 15 km, e nuova caduta nella parte posteriore del gruppo, e stavolta, con Steegmans e altri, è Boonen a farsi male. Sulle prime pare addirittura una possibile frattura alla clavicola destra, in realtà è solo una forte botta, sicché Tom si rimette in sella e ahi ahi, ohi ohi, insegue tutto solo, lasciato dalla Quickstep senza sostegni per 20 km, finché non viene fermato almeno Engels per dare una mano al suo capitano (capitano? ma si lascia un capitano da solo a inseguire il gruppo per 20 km?). Alla fine Boonen arriverà al traguardo dopo quasi un quarto d'ora dai primi.

Ai -20 (bollettino interminabile) è Velasco della Euskaltel a finire contro una transenna, in un punto molto stretto della strada.

Nel frattempo, fortunatamente, c'è stato anche qualche simpatico evolversi delle cose agonistiche nella tappa: ripresi, come detto, i fuggitivi del mattino, Thomas Voeckler non ha aspettato troppo per tentare un affondo: a 32 dal traguardo T-Blanc è partito, trovando subito la collaborazione di un altro attaccante già sugli scudi in questo Tour, ovvero Jérémy Roy. Forse sottovalutati, forse no, fatto sta che i due francesi guadagnano tanto: un minuto in 15 km, e malgrado gli HTC si decidano infine a provare a prendere in mano la situazione, i battistrada continuano a guadagnare almeno fino ai -15 (quando il margine raggiunge l'1'10").

Il treno degli uomini di Piva (aiutati peraltro anche da qualche Lampre e poi da Marcato della Vacansoleil) è però molto deciso, e abbatte il distacco a 25" (rilevamento ai -10). Malgrado gli sforzi di Voeckler e Roy, malgrado un percorso che nel finale - nervosissimo - non favorisce più di tanto gli inseguitori, e malgrado un estremo tentativo di contropiede di T-Blanc, il gruppo annulla la fuga a 1700 metri dal traguardo.

È Hondo a rimanere davanti a tutti fino al triangolo rosso dell'ultimo km, poi entrano in gioco nuovamente gli HTC, con Martin e Goss. Siccome quest'ultimo ha alla ruota Petacchi, decide bene di rialzarsi e di fare il buco al compagno ai 900 metri, ma il tedesco non ha la sparata adeguata alla bisogna; ce l'avrebbe Boasson Hagen, che infatti la esibisce, ma troppo presto: il norvegese chiude su Martin, ma la strada continua a tirare all'insù, e chi insegue ne è favorito: Feillu è il primo a prendere la ruota di EBH, ma Hushovd riporta sotto tutti gli altri, e ai 300 metri viene lanciata la volata vera e propria.

In quel momento, quando Thor parte, Mark Cavendish è più o meno in decima posizione; Gilbert, presente come non è stato ieri, tenta la via esterna, verso centro strada, mentre a sinistra la maglia gialla (con Bonnet a ruota) perde progressivamente verve e viene affiancata per l'appunto da Bonnet e da Gilbert (che ha Rojas a ruota). Cavendish nel frattempo, ancor più esterno del vallone, uscito dalla ruota di Thomas è già quasi sulla linea dei primi. Gilbert tiene la testa fino ai 50 metri, Rojas prova a inserirsi (mentre Hushovd indietreggia), ma è Cavendish, con uno spunto eccezionale, a completare la sua rimonta battendo Philippe e lo spagnolo della Movistar.

Una volata compiuta con un'incredibile forza di volontà dal britannico, che, sparigliatosi di nuovo il treno nell'ultimo chilometro, ha dovuto far da sé, e ha fatto effettivamente benissimo. Quarto di tappa Gallopin, poi Thomas (che conferma la maglia bianca), Greipel, Hinault, Bonnet, Oss (buona presenza del trentino nei 10), e Hushovd. In classifica non cambia niente, Thor conserva la gialla e non si verificano distacchi. O meglio: il ritiro di Brajkovic toglie dalla contesa un uomo che avrebbe potuto puntare a un buon piazzamento (o chissà, al podio). E purtroppo anche quest'anno il Tour paga dazio alle cadute della prima settimana.

Marco Grassi

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