Criterium del Delfinato 2011: Prendi il toro per le Kern - Tappa a Christophe, tutto invariato in classifica
- Critérium du Dauphiné 2011
- HTC - Highroad 2011
- Katusha Team 2011
- Sky ProCycling 2011
- Team Europcar 2011
- Team RadioShack 2011
- Alexandre Vinokourov
- Andy Cappelle
- Bradley Wiggins
- Chris Anker Sørensen
- Christophe Kern
- Daniel Martin
- David López García
- Egor Silin
- Ivan Basso
- Jason McCartney
- Joaquim Rodríguez Oliver
- Juan Manuel Gárate Cepa
- Jurgen Van den Broeck
- Maciej Paterski
- Nicolas Roche
- Oliver Zaugg
- Pierre Rolland
- Robert Gesink
- Thomas Voeckler
- Tony Martin
- Uomini
Come si dice quando una persona viene posta (o si pone da sé) al centro di tutte le attenzioni, allo scopo di distogliere gli sguardi da un'altra persona che così ha tutta la libertà d'azione che vuole? Si parla di specchietto per le allodole, e praticamente oggi al Delfinato abbiamo avuto un esempio lampante di tale concetto: un esempio lampante che indossa una maglia tricolore, che in questa corsa sta dimostrando di essere sempre pronto a saltellare insofferente sulla sua bici appena si avvicina un traguardo di tappa, e che negli anni tutti o quasi abbiamo imparato ad amare per il suo modo generoso di correre. In un nome e cognome, Thomas Voeckler.
Il campione nazionale francese sapeva di essere uno degli uomini più temuti in vista dell'arrivo di Les Gets, particolarmente adatto - con le sue pendenze non drastiche - alle caratteristiche da finisseur di T-Blanc. A confermare le attese di tifosi e avversari, una Europcar che a 30 km dal traguardo si è messa a lavorare con quasi tutti gli effettivi per ridurre lo svantaggio del solitario fuggitivo di giornata, l'americano Jason McCartney, che si era involato al km 95 di gara, dopo 2 ore percorse a oltre 48 di media da un gruppo che non voleva lasciare spazio a chicchessia.
Il corridore della RadioShack aveva avuto invece via libera, e aveva portato il vantaggio sul plotone fino a quasi 13' nel giro di una trentina di chilometri. La Katusha aveva lavorato per prima per avvicinare l'attaccante (notevole invece il disinteresse degli Sky), ma a 40 km dalla conclusione il margine era ancora di 7', e a 30 era sceso a 6', evidenziando un trend non così negativo per il battistrada. Con l'arrivo dei verdi di Voeckler, però, la musica si è fatta bruscamente più cupa per McCartney: 2' limati in 10 km, altri 3 nei 10 km successivi, per arrivare a un minutino striminzito da difendere ai piedi della salita conclusiva.
E non a caso, appena usciti dal plotone dei contrattaccanti (nella fattispecie: Tony Martin, Paterski e Rolland), l'americano è stato ripreso e staccato. Notare la presenza, nel terzetto, di Rolland, compagno di squadra proprio di Voeckler, mandato in avanscoperta nella speranza che potesse tornare utile più su; o forse il disegno in casa Europcar era un po' diverso, e ne abbiamo avuto conferma a 6 km dalla vetta, quando dal gruppo dei più forti è emerso un altro francese dello stesso team, Christophe Kern.
In quel momento vivevamo un gran rimescolio, tutti si muovevano e nessuno faceva la differenza; in negativo, l'aveva invece fatta l'olandese Gesink, uno dei nomi caldi per il prossimo Tour de France, staccatosi appena iniziata la salita, sullo scatto di Martin; prima ancora, a 15 dal traguardo, era stata invece una caduta a far fuori Nicolas Roche, sbucciato all'inverosimile sulla coscia e quasi intontito dalla botta presa: le prime immagini subito dopo la caduta, con l'irlandese appoggiato a un muretto in cemento a bordo strada, sono state effettivamente un po' impressionanti; inoltre, poco distante da Roche, altri uomini finiti giù, da Silin (che però è ripartito in fretta) a Andy Cappelle, rimasto per minuti sull'asfalto, in posizione prona, per evitare movimenti dolorosi in attesa dei soccorsi: per il belga si parla di una clavicola e alcune costole fratturate, decisamente un'annata negativa per lui, che già si era rotto una clavicola tre mesi fa alla Driedaagse van West-Vlaanderen.
Tornando ai nostri Europcar, ai 6 km Kern si è portato, con Gárate, David López e Chris Sorensen, su Tony Martin e Rolland, e successivamente, ai 3 km, tutti insieme (meno Rolland, che a quel punto ha finito la benzina) hanno ripreso Zaugg, che era a sua volta partito tutto solo ai 7 km. Ma il gruppo a quel punto non ha più dato l'impressione di voler lasciar fare: i grossi calibri hanno provato a prendere in mano le redini, e prima un buon ritmo di Van den Broeck, poi un doppio tentativo di Joaquim Rodríguez, infine un forcing di Vinokourov ai 2500 metri dal traguardo, hanno provocato un po' di selezione, e hanno permesso al drappello (in cui la maglia gialla Wiggins si difendeva egregiamente) di riprendere i fuoriusciti. Tutti tranne uno.
L'impresa non è riuscita in toto perché, se un Tony Martin è letteralmente scoppiato, e se gli altri attaccanti erano lentamente appassiti, Kern continuava imperterrito a non voler mollare la presa. Tantopiù che Voeckler, dietro, faceva ottimamente da stopper, saltando alla ruota di chiunque tentasse una sortita, vedi Daniel Martin ai 2 km, o Vino ancora ai 1500 metri. La decina di secondi di vantaggio di Kern è risultata alla fine sufficiente perché il francese riuscisse ad arrivare al traguardo a braccia alzate (prima vittoria stagionale per il trentenne nato a Wissembourg), mentre Chris Sorensen, evaso nell'ultimo chilometro, riusciva solo ad anticipare il gruppo. Un gruppo la cui volatina è stata vinta dallo stesso Voeckler, esultante per il bel successo di squadra.
In classifica non cambia ancora niente, visto che tutti i big della generale, chi in maniera più brillante, chi meno, sono riusciti ad arrivare insieme, a 9" da Kern (a parte Rui Costa che ha perso 10" dal gruppo Wiggins). Da segnalare, per la sezione "notizie incoraggianti", che quel plotoncino è stato chiuso, al 19esimo posto, da Ivan Basso, fatto che ci suggerisce che forse la condizione del varesino non è propriamente da buttare, come qualcuno aveva temuto dopo le tappe precedenti. Nei due tapponi conclusivi il capitano della Liquigas potrà pure saltare, ma il piazzamento di oggi ci fa pensare che la ricerca della forma per il Tour non è una chimera per Ivan.