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Giro d'Italia 2011: L'Italia trova senso nelle fughe - Dopo Ulissi, finalmente Capecchi!

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La commozione di Eros Capecchi dopo la vittoria di San Pellegrino Terme © BettiniphotoNon era stato, fino a un paio di giorni fa, un Giro particolarmente sorridente per i colori italiani. Certo, occupavamo e occupiamo i due gradini più bassi del podio con Scarponi e Nibali, ma i nostri due uomini di classifica scontano una palese subalternità al dominatore Contador (confermatissimo in maglia rosa anche dopo la 18esima tappa); e in più non sono ancora riusciti a bagnare con un successo di giornata una prestazione generale comunque più che discreta.

D'altro canto, appunto fino all'altro giorno, gli italiani avevano vinto la miseria di due tappe su 16, con Petacchi e Gatto a Parma e Tropea: e se da un lato si poteva e si può gioire per la crescente internazionalizzazione del Giro (ancora pochi anni fa un risultato del genere sarebbe stato impensabile), dall'altro era sin troppo facile porre l'accento sulle carenze dei nostri corridori in "fase realizzativa": reduci come siamo da scoppole memorabili in tutte le grandi classiche (da quasi 3 anni, tra l'altro), se l'anno scorso avevano "tenuto botta" proprio grazie ai GT (Basso vinse il Giro, Nibali la Vuelta), in questo 2011 la consegna del digiuno pareva protrarsi anche per tutta la corsa rosa, abituale terreno di caccia per i ciclisti di casa.

Dopodiché, appena si è approdati a un terreno chiaramente adatto a fughe, ecco che sono spuntati i nostri giovani a prendere possesso della scena: prima Diego Ulissi (tra le polemiche con Visconti) a Tirano, poi - è storia di oggi - Eros Capecchi a San Pellegrino Terme. Due toscani, livornese l'uomo in maglia Lampre, aretino quello che difende la casacca della Liquigas. Come dire che una tra le regioni col maggior numero di professionisti (insieme a Veneto e Lombardia), e le due principali formazioni italiane hanno ancora delle frecce al proprio arco. E ciò è consolante, in prospettiva futura, ripensando ai magri risultati citati poco sopra.

Di Ulissi abbiamo abbondantemente parlato ieri, oggi ci concentriamo su Capecchi, che è a tutti gli effetti il protagonista di giornata. Un passato da enfant prodige nelle categorie inferiori e ora prossimo ai 25 anni, Eros era entrato nel mondo del professionismo non ancora 20enne, sempre nella Liquigas. Due stagioni senza infamia e senza lode, e la spinta a cambiare aria perché in maglia verde-bianca «non trovavo gli spazi che speravo». Un passaggio alla corte di Gianetti, tra Saunier Duval, Fuji e Footon, ma anche nel nuovo sodalizio Capecchi ha faticato non poco a farsi notare, malgrado nel primo anno del triennio (2008) abbia vinto una tappa e la classifica finale della Bicicletta Basca. Se eccettuiamo quella parentesi, non diciamo una bugia affermando che fin qui l'aretino non era mai riuscito a esprimere compiutamente le sue potenzialità.

Né si può pensare che una vittoria di tappa al Giro cambi di botto e radicalmente le cose, anche se magari il fatto di essersi sbloccato su uno scenario così importante potrà avere un peso: un conto è vincere una tappa in una corsa 2.1, tutt'altro discorso è mettere la firma in una frazione della corsa che per importanza è la seconda al mondo. Ci può anche stare che la ricaduta di fiducia in se stesso, conseguente a questa vittoria, aiuti Capecchi a colmare quel gap che l'ha finora separato dall'eccellenza. Considerando anche il fatto che, veramente, il ragazzo ha ancora un'età in cui tanti coetanei si affacciano al professionismo, e valutando come anni di comunque preziosa esperienza quelli passati fin qui tra i big, possiamo concludere che la speranza testè enunciata sia tutt'altro che una pia illusione.

Quest'anno avevamo visto Eros muoversi bene a inizio stagione: in Argentina ha chiuso al quarto posto il Tour de San Luis (con secondo posto al Mirador del Potrero), anche se forse quel che gli è rimasto più impresso di quell'esperienza è stata la brutta caduta sul bagnato in cui è incorso nella sesta tappa (in seguito alla quale venne pure penalizzato di 20" per scia dall'ammiraglia...). Poi aveva fatto vedere qualche lampo al Giro di Sardegna, e l'abbiamo ritrovato oggi, bravissimo a entrare nella fuga giusta a 50 km dal traguardo, dopo un avvio di tappa velocissimo.

Già sul Passo Ganda, quando dai 20 fuggitivi originari il drappello si è scremato fino a ridursi a tre unità (Capecchi, appunto, il belga Seeldraeyers e il bergamasco Marco Pinotti, stimolato dal correre sulle strade di casa), Eros aveva dato l'impressione di averne più dei compagni d'azione.

Poi la volata, con Pinotti in testa nell'ultimo chilometro (anzi, negli ultimi 2...), e Capecchi tempestivo nel saltarlo negli ultimi 150 metri, prima di lasciarsi andare a un'esultanza commossa, nel ricordo del nonno e di un giovane cugino scomparso di recente. Un momento intenso, che ci ha restituito tutta intera l'umanità di questo ragazzo che forse, sulla strada per San Pellegrino Terme, ha ritrovato finalmente il filo con se stesso.

Marco Grassi

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