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Il lutto: Un'altra giornata maledetta - Xavier Tondo ci ha lasciati in maniera assurda

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Non rivedremo più, purtroppo, Xavier Tondo impegnato in una corsa ciclistica o in qualsiasi altra attività © BettiniphotoQuesto è un altro degli articoli che non avremmo mai voluto scrivere. Stanno diventando sempre più numerosi, negli anni; ne avevamo scritti appena 15 giorni fa, per la tragedia di Wouter Weylandt. E oggi ci ritroviamo a dar conto di un altro assurdo avvenimento che ha squarciato ancora l'ambiente del ciclismo: stamattina a Pradollano, sulla Sierra Nevada, è morto Xavier Tondo, corridore 32enne che difendeva i colori della Movistar.

La dinamica dell'incidente che si è portato via questo ragazzo di Valls (in Catalogna) è incredibile: dopo essere salito nell'auto in garage, Xavier era sceso per riaprire il portone, di cui un'anta si era chiusa, e si è ritrovato intrappolato tra la portiera dell'auto e il portone stesso del garage, a causa di uno spostamento della macchina. (Un'altra versione, circolata in mattinata, era che fosse sceso per chiudere il portone).

Nella vettura, in quel momento, c'era seduto al posto-passeggero il compagno di squadra di Tondo, Beñat Intxausti (insieme ad altri atleti, tra cui Valverde, stavano facendo uno stage di allenamento in altura); appena il basco si è reso conto di quanto stava avvenendo, si è immediatamente messo al volante per spostare in avanti la macchina e liberare l'amico, ma stando alle testimonianze riportate dal team manager Eusebio Unzué, l'incidente ha reciso la carotide del catalano, e il dissanguamento è stato questione di pochi ("dieci") secondi, sotto gli occhi terrorizzati del povero Intxausti, che è rimasto in stato di shock.

Una notizia che ci sconvolge, e che ha sconvolto l'intero mondo del ciclismo, che in massa ha ricordato - sugli ormai consueti canali dei social network - più di tutto il sorriso di Xavier, un sorriso che splendeva in ogni momento sul volto pulito di uno dei ragazzi più apprezzati dai colleghi. «Un pezzo di pane», lo definisce nel momento di disperazione il compagno di squadra Francisco Ventoso, ma tutti quelli che hanno avuto a che fare con Xavier sono unanimi nel ricordarne la disponibilità, l'umanità, la serenità che era in grado di infondere in chi gli era vicino.

Il suo sguardo vivo e illuminato da occhi chiari e svegli l'avevamo incrociato più volte al Giro del 2010, a cui si presentò con buone credenziali, e in effetti per una settimana fu messo bene in classifica, e si piazzò terzo sul Terminillo, nella nebbia. Non la concluse, la corsa rosa, ritirandosi nella tappa del Gavia, il penultimo giorno, cedendo a uno stato di salute non ottimale. Ma si rifece ampiamente alla Vuelta a España, in cui fu tra i più continui, chiudendo la generale al sesto posto, a 4'52" dal vincitore Nibali.

Era tornata quest'anno, quella sorta di maledizione del penultimo giorno: a inizio stagione in Argentina, al Tour de San Luis, Tondo ha prima firmato (in una cronometro) il primo successo in assoluto della nuova Movistar, ma poi ha avuto una defaillance nella sesta frazione di quella corsa: addirittura ha avuto un mancamento in cima alla salita del Cerro de Amago, perdendo i sensi forse a causa del gran caldo di quella giornata. La rivincita, alla Vuelta a Castilla y León, poco più di un mese fa: successo nella generale davanti a Mollema, Antón e Pozzovivo.

Quando parliamo del Tondo ciclista, parliamo di un corridore abbastanza abile in salita, e molto di più contro il tempo: le doti ideali per lasciare il segno in piccole corse a tappe (è stato secondo al Giro di Catalogna 2010, o alla Vuelta a Burgos 2009). Il fatto che abbia speso molti anni di carriera tra le Continental e le piccole Professional di Spagna e Portogallo l'aveva a lungo tenuto lontano dai grandi giri e quindi da distanze su cui si stava testando dall'anno scorso. Dopo il 2009, anno in qualche modo "della svolta" (in maglia Andalucía fu uno dei protagonisti del calendario spagnolo), trovò un ingaggio nel team Cervélo. Quando poi questa squadra, a fine stagione, andò verso la fusione con la Garmin, il team manager di quest'ultima formazione, Jonathan Vaughters, decise di non confermarlo nel nuovo sodalizio, perché spaventato dalla lunga trafila di Tondo in squadre discusse sul versante doping (alcune delle piccole ispanoportoghesi di cui sopra).

Quando successivamente Vaughters seppe che Xavier aveva fatto partire, con una denuncia, un'inchiesta antidoping che aveva portato allo smantellamento di una rete di distribuzione di sostanze illecite in Spagna, scrisse una lettera aperta nel suo blog su CyclingNews (questa) ammettendo l'errore del suo pregiudizio e augurando le migliori fortune a Tondo con la nuova maglia della Movistar.

Invece è giunta la peggiore sfortuna, per via di un'incredibile serie di coincidenze che hanno portato al drammatico incidente di Pradollano. Domani il Giro osserverà un minuto di silenzio alla partenza, in memoria del povero Xavier, mentre i suoi compagni di squadra della Movistar, affranti, hanno comunque annunciato che saranno al via della tappa e continueranno la corsa rosa per onorare in questo modo il ricordo del loro compagno, di quest'altra giovane vita volata via, ad aumentare l'orrendo tributo, già sin troppo oneroso, che il ciclismo è ancora costretto a pagare.

Marco Grassi

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