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Scheldeprijs 2011: Gioia Cavendish, ma quante cadute! - Giù tra gli altri Boonen e Farrar. Galimzyanov secondo

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Mark Cavendish fa il segno 3 con la mano, come le sue vittorie alla Scheldeprijs © BettiniphotoMark Cavendish torna al successo conquistando la sua terza Scheldeprijs, ma sono le cadute a caratterizzare la corsa fiamminga, nota anche come GP de l'Escaut (alla francese), e solitamente terreno di caccia per ruote veloci.

Il percorso è altimetricamente facilissimo, tutto (compresa la tradizione) farebbe pensare che si tratterà di un lungo preambolo in vista del volatone finale. E allora, per ammazzare un po' il tempo nell'attesa, in cinque si muovono dopo neanche 10 km di gara. Si tratta di Boucher, Isaichev, Planckaert, Dieter Cappelle, e il giovane italiano Adriano Malori, alla prima esperienza nelle corse del nord, e subito in grado di farsi vedere (e vedere lui in prima persona che vuol dire correre in Belgio da protagonista).

La fuga, come in una normale tappa di un grande giro, non fa paura. Tenuta a distanza di sicurezza (dopo che il vantaggio massimo aveva toccato i 5'45"), l'azione a cinque staziona per una quarantina di chilometri a 2'30" sul gruppo, quindi, quando il plotone approda sul circuito conclusivo, il lavoro di squadre come FDJ, HTC e AG2R lima quel che c'era da limare al margine degli attaccanti. Il buon Malori è peraltro l'ultimo a cedere, rimasto dapprima con Boucher (a 23 dal traguardo), poi proprio tutto solo, fino praticamente ai 20 km.

Annullata la fuga, parte la corsa vera e propria. La Saxo Bank si incarica di tenere alta l'andatura, tenendo al contempo Haedo al riparo da rischi. Tra i favoriti, a dire il vero, non tutti sono presenti: manca Boonen, protagonista (o meglio, vittima) di ben due cadute, ai 60 e ai 30 km: giornata nera per Tom, che alla fine, parecchio incavolato, si tira fuori dalla pugna. In occasione della seconda caduta del capitano Quickstep, va giù addirittura metà della sua squadra (Steegmans e Stauff tra gli altri), mentre sul lato opposto della carreggiata è Boasson Hagen a fare un brutto capitombolo.

Se si pensava che i ruzzoloni fossero finiti, è però l'arrivo a riservare la scena più spaventosa. Dopo un tentativo Sky orchestrato (previo buco) da Flecha e Stannard ai 2 km, la volata viene lanciata praticamente all'ultimo chilometro. La Katusha tira per Galimzyanov, ma anche la Garmin si organizza, per Farrar, mentre la HTC prende la testa con Cavendish in seconda ruota. Ai 300 metri Sutton prova un anticipo più velleitario che altro, ed è un Hutarovich scatenato a chiudere il buco, con Cavendish sempre a ruota.

Alle loro spalle, la tremenda caduta (più o meno ai 200 metri): alla ruota di Mark c'è Farrar, e alla sinistra dell'americano sopraggiunge Weylandt. È un attimo, il corridore della Leopard tocca col piede destro la ruota anteriore di Tyler, si intraversa, va giù (sbattendo la testa) e travolge con la sua bici proprio il capitano odierno della Garmin, mentre da dietro Sutton (che poco prima era stato superato dopo il suo tentativo) va addosso allo stesso Weylandt e si catapulta giù, non prima di essere atterrato su una transenna.

Farrar, spinto dal lato sinistro verso il centro della strada, nel disperato tentativo di non finire sull'asfalto si aggrappa col busto e la testa a Galimzyanov, ma non riesce a impedirsi di cadere, mentre il russo miracolosamente resta in piedi e va a sprintare, e anche Kristoff evita per un niente lo statunitense. Cosa che non riesce a Duque, sopraggiungente da dietro, il quale a sua volta investe Tyler e si ribalta pure lui, mentre due secondi prima è stato Haedo, spaventato, ad allargare verso destra finendo contro le transenne.

Mentre questi corridori restano doloranti sull'asfalto (Sutton è il primo a rialzarsi e a soccorrere Weylandt), Cavendish salta Hutarovich e va a vincere nettamente, mentre da dietro in rimonta un incredibile Galimzyanov (da cui poi sapremo che è caduto ben due volte nel corso della gara) soffia la piazza d'onore al corridore FDJ e lascia intendere che, se Farrar non l'avesse frenato, avrebbe potuto contendere al britannico il successo (per Mark siamo alla terza affermazione nella Scheldeprijs, dopo quelle del 2007 e del 2008). Quarto è Van Dijk, quinto un McEwen molto carico (notate un paio di testate che ha rifilato ai 300 metri a chi gli ronzava intorno...), sesto Francesco Chicchi, che in assenza di Boonen e Steegmans si è incaricato in prima persona di fare la volata, ma anche lui è stato ostacolato dalla caduta (e per questo impreca tagliando il traguardo).

In chiave Roubaix, la corsa di oggi non aggiunge più di tanto, posto che Boonen non dovrebbe avere conseguenze per le sue cadute. Abbiamo visto sgambare diversi protagonisti (Cancellara e Hushovd, e Flecha con un po' di impegno in più), ma nulla che possa spostare troppi equilibri in vista di domenica. Cavendish, da parte sua, risponde con questa vittoria al crescente appeal di Matthew Goss in HTC, e si rilancia nell'attesa di tornare ad essere protagonista nei grandi giri.

Marco Grassi

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