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Giro delle Fiandre 2011: Nickname: SuperNuyens! - Corsa straordinaria, il belga batte Chavanel e Cancellara

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La volata che ha regalato a Nick Nuyens il Giro delle Fiandre su Sylvain Chavanel e Fabian Cancellara © Bettiniphoto

Un Giro delle Fiandre per il quale non sarà casuale leggere ripetutamente l'aggettivo "incredibile". Una corsa che sembrava chiusa già quando si era lontani dal traguardo, con un Cancellara che, secondo le attese, faceva un po' il cannibale della situazione, e tutti i rivali dietro ad inseguire-non inseguire, arrancare-non arrancare. E invece, proprio sul Grammont, tutto è rimescolato, e il finale ha regalato un successo molto insperato, ma anche molto meritato per un Nick Nuyens che si è nascosto per gran parte della giornata, ma che ha dimostrato di averne di più dei tanti contro cui si è confrontato a viso aperto negli ultimi, appassionanti chilometri della Ronde.

Si attendeva la pioggia, c'è bel tempo
Il clima è mite e tutt'altro che invernale, non c'è traccia di fango sul pavé dei muri, e tutto sommato non sono in tanti a dispiacersi di questo risvolto.

Al km 50 partono i cinque della classica fuga del mattino. Si tratta di Hammond, Hunt, Turgot, Docker e Van Dijk, non fanno paura ma un paio di loro (Hammond e Hunt) vanno all'attacco per fungere eventualmente da appoggio per i capitani di Garmin e Sky. Il gruppo per un po' lascia fare, ma quando il vantaggio supera i 7' le squadre dei big mettono un po' di uomini in testa a tirare. Lo snodo che caratterizza la prima metà di gara è però un altro, e lo vediamo quando Tjallingii, a oltre 120 km dal traguardo, promuove un contrattacco a cui credono in parecchi: per la precisione altri 18 uomini, tra i quali una notevole serie di velocisti (Cavendish, Farrar, Greipel, Bozic, Steegmans), una bella rappresentanza Vacansoleil (Marcato e Selvaggi con lo stesso Bozic), battitori liberi (Boasson Hagen, Kroon), e un altro paio di italiani (Lorenzetto e Paolini).

Troppa roba, la Leopard giustamente non si fida e impedisce al drappello di guadagnare più di 30". Nel giro di una decina di chilometri i 19 vengono ripresi, e prima dell'approdo alla zona dei muri più duri c'è tutto il tempo per vedere diverse cadute e forature (vanno giù tra gli altri Roelandts, Dockx, Burghardt, Malacarne, Posthuma, Mortensen; forano Oss e Hushovd), e per lasciar esaurire un tentativo solitario e velleitario di Grivko.

Arrivano i muri, arriva la selezione
Il ritmo del plotone si alza notevolmente tra il Knokteberg e l'Oude-Kwaremont, sono la Garmin e la Omega Pharma a forzare decisamente, e il gruppo inevitabilmente si spezza in vari tronconi. Tra quelli attardati rimane Devolder (che però poi recupera), mentre Kroon cade (e finisce in ospedale) e Ballan si ritrova con un uomo importante in meno a disposizione. Sull'Oude-Kwaremont Hunt si stacca dai fuggitivi, e dal gruppo parte forte Sylvain Chavanel, pedina importantissima nello scacchiere Quickstep. Boonen gioca le sue carte per stanare Cancellara e la Leopard, ma Fabian appare più che mai tranquillo.

Sul Paterberg (-83 dal traguardo), Philippe Gilbert non si trattiene più e si mette in testa a fare un notevole forcing, a cui il più pronto a rispondere è Boonen. Viene risucchiato anche Van Dijk, davanti restano solo Docker, Turgot e Hammond. Daniel Oss va in difficoltà, mentre Chavanel si porta su Simon Clarke (che era evaso poco prima), e il gruppo è già ridotto ai minimi termini: non più di 50 uomini compongono il drappello dei più forti. Quando Chavanel e Clarke raggiungono i tre battistrada, il margine sugli inseguitori è di appena 15": il che vuol dire che ai piedi del Koppenberg è praticamente tutto da rifare, col gruppo dei migliori ricompattato e al contempo ben selezionato.

Il più duro dei muri di giornata fa una discreta strage. O meglio, è Gilbert che la fa: il vallone si mette in testa e ne manda all'aria in parecchi: mentre davanti Chavanel e Clarke restano da soli (coi soliti 15" di vantaggio), Philippe scollina con pochi rivali capaci di restargli vicino: Boonen, Cancellara, Hushovd, Leukemans, Flecha, poi Voeckler, Haussler, e Hincapie tra gli altri. I colori italiani sono ben rappresentati da un Pozzato che pare stare addirittura meglio del più atteso Ballan (che invece arranca un po' e solo con gran mestiere non perde il treno buono). Non c'è tra questi Sagan, vittima della rottura della bici, e per la Liquigas finiscono così i sogni di gloria, a più di 70 km dal traguardo, quando fondamentalmente è già chiaro che il vincitore della corsa verrà fuori dalla rosa di nomi che fanno compagnia a Gilbert.

Mentre qualcuno da dietro prova a rientrare (tra cui un Devolder che fa sempre corsa di rimonta, e Boasson Hagen), sullo Steenbeekdries parte un quartetto notevolissimo: Boonen, Flecha, Van Avermaet e Langeveld provano a evadere, ma Cancellara, ancora lungi dallo scomporsi, vede Hushovd dargli una bella mano a ricucire, e sull'immediatamente successivo Taaienberg, malgrado il forcing di Flecha, il quartetto viene ripreso. Langeveld prova a partire in contropiede, col supporto di cinque o sei colleghi (tra cui Voeckler e Boasson Hagen), e tra questi è proprio il norvegese a insistere, da solo, all'inseguimento di Chavanel e Clarke.

Sull'Eikenberg (-64) emerge dal gruppo un prepotente Boom, che sul tratto successivo si porta su Boasson e poi insieme i due riprendono la coppia al comando: il vantaggio sul gruppo è di oltre 20", ma sul pavé di Holleweg, a poco meno di 60 km dall'arrivo, la Leopard prende in mano la situazione: Posthuma va in testa, segnalando la volontà di Cancellara di non lasciare troppo spazio ai 4, ma piegandosi al contempo alla legge imposta dagli altri team: se due rivali del calibro di Boonen e Flecha hanno davanti compagni di squadra come Chavanel e Boasson, in effetti la situazione non va assolutamente sottovalutata.

Tutti contro uno, Cancellara contro tutti
A 56 km dal traguardo l'ennesimo contropiede partito dal gruppo porta la firma dell'eterno Frédéric Guesdon, a cui si accodano Van Avermaet, Hayman e Leezer. L'accerchiamento intorno a Cancellara non dà respiro allo svizzero, BMC e Sky danno a Quickstep e Omega Pharma una notevole mano nell'intento di lasciare lo svizzero senza compagni. Ai 50 km i quattro di testa (li ripetiamo: Chavanel, Boom, Clarke e Boasson) hanno una quindicina di secondi sui quattro contrattaccanti e oltre mezzo minuto sul gruppo.

Sul Molenberg Chavanel rompe gli indugi e se ne va da solo, mentre la Sky controlla in testa al gruppo prima che Leukemans provi un'evasione in compagnia di Cooke (nel frattempo viene ripreso Guesdon). Ai 45 km Gilbert piomba nell'incubo di una foratura: perde secondi, deve impegnarsi per rientrare nel gruppo dei migliori, ma questo imprevisto gli costerà caro, perché poco dopo la corsa si infiamma e Philippe resta un po' tagliato fuori dai giochi che contano.

Sul pavé di Haaghoek, ai 43 km, Hushovd forza, ma accade l'impensabile: nonostante abbia davanti il compagno Chavanel, Boonen (forse memore della doppietta di Devolder, che era suo luogotenente ma che vinse due Fiandre agendo di rimessa) decide di fare di testa sua, e piazza un attacco che si rivelerà disastroso: con Tom restano soltanto l'imperturbabile Cancellara e un ottimo Pozzato, e sul successivo Leberg si consuma il patatrac fiammingo.

Boonen e un errore pagato a caro prezzo
Sul quattordicesimo dei 18 muri di giornata Cancellara non perde neanche un secondo per fiondarsi in un assalto decisivo. Sulle prime Boonen tiene lo svizzero, con Pozzato appena più indietro (in compagnia di Leukemans, ripreso strada facendo). Nel bel mezzo del Leberg, Cancellara, Boonen, Pozzato e Leukemans riprendono i superstiti dei precedenti attacchi (a parte Chavanel, sempre solo in testa). Il momento è topico: Cancellara riinnesta il turbo su una stretta chicane, Boonen resta chiuso da due avversari, e la Locomotiva di Berna può prendere il largo. Davanti a Fabian, solo un Chavanel che piomba in un incubo: il francese sente avvicinarsi il capitano della Leopard, mentre è un sestetto quello che si sostanzia alle spalle dell'elvetico: con Boonen ci sono Pozzato, Van Avermaet, Boom, Boasson Hagen e Leukemans.

Ce ne sarebbe pure, da mettersi d'accordo per inseguire, ma tra i 6 questa sintonia non viene raggiunta, e Cancellara acquisisce un margine sempre più rilevante: 20, 25, 30", e quando lo svizzero prende infine Chavanel, a 32 km dal traguardo, sono 37 i secondi tra la coppia di battistrada e il sestetto, su cui ci sono anche rientri da dietro (uno tra i primi a riportarsi sotto è Gilbert). Solo quando il distacco da Cancellara (che ovviamente a questo punto tira senza che Chavanel collabori) supera il minuto, qualcosa dietro si riesce ad organizzare: per merito della BMC, che è addirittura in grado di mettere insieme un treno. Ma gli inseguitori alternano momenti di grande impegno ad altri in cui prevale la sfiducia (o il tatticismo, a seconda di come vogliamo metterla), sicché il margine dai primi continua ad oscillare intorno al minuto, senza che da dietro si dia l'impressione di poter recuperare più di tanto.

Eppure, proprio quando ci si prepara alla sparata definitiva di Cancellara, il gruppo si risveglia. Oppure è lo svizzero a perdere brillantezza. Fatto sta che tra i -20 all'arrivo e il Muur, ai -16, il vantaggio di Fabian e Sylvain collassa: 50" ai 18 km, 40" ai 17, 30 ai 16, e poi 20", 10", e infine un ricongiungimento che pareva impossibile solo pochi minuti prima.

Un finale strepitoso
In cima al Muur (o Grammont, o Geraardsbergen), è Gilbert a guidare la riscossa, e anche se Cancellara prova un estrema resistenza con Chavanel, la situazione è completamente rimescolata. Scollinano Fabian, Sylvain, e poi Gilbert, Leukemans e un Ballan tornato ai livelli dei suoi Fiandre migliori. Poco dietro Nuyens, Flecha, Staf Scheirlinckx e un Boonen ormai al lumicino. Il Bosberg è l'ultimo muro di giornata, e quello su cui va in scena l'assolo di Gilbert: Philippe scatta, Ballan è il più reattivo (anche se non riesce a tenere la ruota del belga), e soprattutto Cancellara dà l'impressione di andare in crisi totale. Ma è un momento, Fabian riesce a recuperare e a 9 km dalla fine Gilbert, che ha avuto anche 12" di vantaggio, vede avvicinarsi gli inseguitori e decide di rialzarsi.

Cancellara, Ballan, Leukemans, il sorprendente Scheirlinckx e l'inesauribile Chavanel riprendono il corridore della Omega Pharma, e poco dopo anche un altro gruppetto si porta sui sei: lo compongono Nuyens, Flecha, Geraint Thomas, Langeveld, Hincapie e Boonen.

Ai 6 km Ballan prova la sua sparata, Gilbert fa per tenere il veneto, ma è Langeveld stavolta a fare lo stopper e a riportare tutti sotto. E lo fa a ragion veduta, l'olandese, visto che è lui, ai 4 km, a proporre l'ennesimo attacco della giornata. Ma non trova spazio, il corridore della Rabobank, perché ai 3500 metri parte chi? Cancellara, autore di un incredibile recupero dopo l'altrettanto incredibile (per lui in queste corse) momento di crisi precedente. E nel frangente allo svizzero si accoda chi? Chavanel, anche lui incredibile in questa giornata fiamminga. Col francese, un Nick Nuyens che evidentemente ha tenuto per il finale il meglio di sé.

Il terzetto, animato dalle potenti trenate di Fabian, risulta immediatamente difficile da recuperare. E in effetti gli ultimi 3 km vivono dei frustrati tentativi degli inseguitori di chiudere sui tre di testa, Leukemans, Ballan e Thomas sono i più attivi, ma non c'è niente da fare: i tre vanno all'arrivo.

L'ultimo, estremo atto di disperazione è di Boonen, che sul rettilineo finale prova a fare la volata più lunga della sua vita, ma si arrende a 150 metri dallo striscione, mentre i tre sono già impegnati nella loro, di volata: Cancellara la prende in testa, Chavanel vede passare davanti agli occhi l'occasione della vita e fa lo sprint sul lato destro, ma in mezzo passa Nuyens, eterno outsider di casa Belgio che per un giorno veste i panni dell'uomo forte. Sono le ultime gocce di energia a spingere ancora i corridori nel testa a testa conclusivo, quasi sgomitano Nuyens e Chavanel, mentre Fabian perde qualche metro, e sulla linea è proprio Nick ad esultare regalando comunque ai tanti tifosi presenti il successo di un uomo di casa, anche se non il più atteso, anche se non il più blasonato.

Marco Grassi

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