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Milano-Sanremo 2011: E c'è spazio pure per uomini da Gt - Bravissimi Scarponi e Nibali

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Michele Scarponi, grande protagonista sulla Cipressa © Bettiniphoto«Scattare sulla Cipressa? Non se ne parla neanche!». Così, a chi chiedeva a Michele Scarponi come avrebbe affrontato la Milano-Sanremo, rispondeva lo scalatore di Filottrano. È storia di martedì pomeriggio, subito dopo la cronometro conclusiva della Tirreno-Adriatico. Nibali invece era lì lì per fare la danza della pioggia, perché in una discesa resa viscida «io scendo allo stesso modo di sempre, ma gli altri hanno più paura». Avrebbe attaccato, Vincenzo, facendo la differenza. «Già, come al Giro di Lombardia...», era stata la risposta di Michele a Vincenzo, in quel di Macerata.

Nibali e Scarponi, rivali e non troppo amici. Lo squalo dello Stretto e l'aquila di Filottrano. L'uno arriva dalla Sicilia ma vive in Toscana, l'altro è marchigiano. L'uno ha fatto terzo al Giro (convocato all'ultimo momento) ed ha vinto la Vuelta, l'altro vuole portarsi a casa il prossimo Giro d'Italia. Le dichiarazioni d'intento della vigilia della Sanremo vengono rese vane da una caduta prima dell'attacco delle Manie (quella che coinvolge Thor Hushovd, per intenderci) e da un frazionamento nella discesa dall'altipiano verso Finale Ligure (lì anche Freire cade e perde ogni speranza di fare poker). Succede che si formano due gruppi divisi da quasi due minuti. Nel primo troviamo, tra gli altri, Vincenzo Nibali. Nel secondo Michele Scarponi circondato da maglie di diversi colori.

La tattica Lampre-ISD è stravolta, giacché Petacchi è nel primo gruppo. Michele, che ha la gamba dei giorni migliori, agisce nel modo che aveva scartato a priori: scatta sulla Cipressa. Non uno scatto fine a se stesso, per testare la gamba. Si tratta di un affondo in piena regola, che sparpaglia ulteriormente il secondo gruppo, in ritardo sul primo di circa un minuto. Michele saltella sui pedali, frena nelle curve, una specialità di Nibali, che nelle discese va alla ricerca di traiettorie talora estreme pur di guadagnare secondi preziosi. Scarponi fa lo stesso ma mentre sale e recupera al primo gruppo la bellezza di 31". Nibali, nel frattempo, ha mandato in avanscoperta il fido e volenteroso Agnoli. Il messinese s'è accodato a Ballan nel suo attacco, quindi ha amministrato.

Al ritorno sull'Aurelia Scarponi, evidentemente provato, vede il primo gruppo. Poche pedalate e ne entra a far parte, raggiungendo il capitano Alessandro Petacchi. «"Ehi, com'è?", gli ho detto». «Fai la tua corsa, in cima al Poggio vediamo come si mette», ha risposto AleJet. Nibali è lì, le telecamere scrutano però le smorfie di Gilbert e, in casa Liquigas, cercano di carpire sensazioni al giovane Sagan. Prima del Poggio si avvantaggia un quartetto pericoloso. Sull'ultima asperità della Classicissima sono avanti di 30" O'Grady, Offredo, Chainel, van Avermaet (che ha allungato sugli altri tre con un bello scatto).

Scarponi sta al fianco di Petacchi, Nibali sembra salire con Sagan, mentre con un occhio marca la ruota di Gilbert. Come d'improvviso, condizione necessaria e sufficiente per un attacco ben riuscito, lo squalo se ne va. Nemmeno questo, come l'attacco di Scarponi sulla Cipressa, è un numero fine a se stesso. Nibali prova a tornare sui primi, vuole proprio giocarsela, questa Sanremo. Scatta nel tipico tratto del Poggio che si presta agli attacchi, dietro si guardano. Ha fatto il vuoto. Scarponi non ha molte più forze e comunque lavora per Petacchi. Vincenzo raggiunge i tre fuggitivi, ha in caccia il quarto, Van Avermaet. Il giovane belga della BMC transiterà sul Poggio con un vantaggio di 9" sul gioiellino della Liquigas. Purtroppo il gruppo, trascinato da Cancellara, Gilbert e compagnia bella, s'è rifatto sotto.

Si attende una volata che vede Goss favorito d'obbligo ma gli allunghi all'entrata di Sanremo non mancano e lasciano segni tangibili. Gilbert e Cancellara non sorprendono più, anche se fanno male. Nibali non ha esaurito le forze dopo la sparata sul Poggio ed ai 900 metri tenta un allungo, purtroppo vano. Il gruppo è già sfilacciato ed allungato, Nibali lo spacca ma non riesce a togliersi di ruota gli avversari più pericolosi. La volata vede Scarponi, e non Petacchi - strano a dirsi - partire in testa. Si lancia con troppo anticipo, Michele, ma se consideriamo che sta facendo gli straordinari merita un dieci e lode. Nibali chiude ottavo, Scarponi sesto, proprio dietro Ballan e Pozzato.

Scarponi e Nibali portano in volto la delusione di non esserci riusciti ma hanno la coscienza a posto per averci provato in tutti, davvero tutti i modi. E se Ballan e Pozzato, per restare sugli italiani, sono uomini tagliati su misura per queste corse, tant'è vero che si daranno battaglia tra qualche settimana in Belgio, Nibali e Scarponi sono partiti da Milano con il desiderio di correre bene aiutando i propri capitani grazie alla buona gamba. Sono corridori da grandi giri, loro. Vuelta, Tour e Giro (specialmente Giro, specialmente per Scarponi) sono il loro pane, le salite sono il loro terreno. Come Andy Schleck, Alberto Contador, Cadel Evans, Ivan Basso, Denis Menchov, tanto per non fare nomi.

Eppure questi big da grandi giri spesso disertano la Sanremo in quanto «è una corsa troppo pericolosa». Lo ha detto Evans all'ultima Tirreno-Adriatico, motivandone in parte la diserzione. Si giustificarono in questo modo anche ragazzi come Cunego e Valverde negli anni scorsi, saltando così il Mondiale di Primavera. Per questo gli uomini da GT alla partenza da Milano oggi si contavano sulle dita di una mano. Su due di queste vi erano Nibali e Scarponi. Due che se le suonano e se le sono suonate. Hanno corso qui in quanto uomini di fiducia dei propri capitani, non sono semplicemente passati al foglio firma ma sono stati protagonisti fino all'ultimo chilometro della corsa, concludendo tra i primi dieci.

La sfida è rinnovata, il prossimo appuntamento (meglio, scontro) tra i due sarà al Giro, con in mezzo altri incroci di sguardi, altre sfide, altri scatti nei denti. Spiace non veder prendere parte a questa corsa un Andy Schleck che qui ha già corso in passato ed ha vinto una Liegi. Un Basso secondo alla Freccia Vallone 2001, terzo alla Liegi 2002. Ed ancora, Evans, vincitore nel 2010 alla Freccia Vallone. Come dimenticare Alberto Contador, che ha al suo attivo un nono posto alla Liegi tra le corse in linea, che vince o convince nelle corse a tappe, che sta correndo sempre più attorno ad un solo evento chiamato Tour, con qualche strappo (vedi il prossimo Giro che disputerà).

Questa calendarizzazione "à la Armstrong" piace poco a noi, piace meno agli sportivi. Non è forse meglio lasciare Scarponi secondo al Lombardia 2010, con Nibali caduto nella discesa della Colma di Sormano, e ritrovare i nostri due alfieri alla Milano-Sanremo con la voglia di suonarsele, come antipasto del Giro d'Italia? Nibali e Scarponi non sapranno scattare con efficacia in pianura o lanciare una volata che possa rasentare il successo, non avranno le doti di Coppi e Bartali ma la rivalità, nelle corse in linea e non solo, è tutta racchiusa in questa sfida.

Francesco Sulas

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