Giro del Friuli 2011: Che delizia Serpa a Gorizia - Androni a segno dopo una sequela di podi
Sosnovyj Bor, 80 km da San Pietroburgo, una città sulle rive meridionali del Golfo di Finlandia. Freddo, freddissimo, per la maggior parte dei giorni dell'anno è gelo e non si scampa. Pavel Brutt viene da qui ed è uno a cui piace andare in fuga. Scappò dal freddo della Russia, accolto dal magnate Oleg Tinkoff. Ora corre nella Katusha, spesso scappa ancora dalle grinfie del gruppo. A volte, come accaduto domenica nella Classica Sarda, vince.
Dev'essere strano per il russo con l'aria un po' smarrita ed il capello rosso fluente essere battuto al Giro del Friuli da un colombiano. Non tanto perché Serpa - il colombiano in questione - sia corridore di basso calibro, anzi. Erano piuttosto le terribili condizioni meteo che, in quella fuga a due, Serpa e Brutt insieme a giocarsi la vittoria, avrebbero dovuto favorire il russo di Sosnovyj Bor. Questo almeno nella teoria. Ma nel ciclismo mai dare nulla per scontato, ecco perché non vince Brutt ma la spunta José Serpa. Il colombiano va a cogliere la seconda vittoria stagionale dopo quella ottenuta nella seconda tappa del Tour de San Luis.
Entrambi avevano dimostrato di essere in forma già al caldo della Sardegna. Brutt vincendo la Classica Sarda, corollario del Giro di Sardegna, ed andando spesso e volentieri in fuga. Serpa cogliendo ben tre secondi posti in altrettante tappe, cedendo solo al Sagan, al Cunego o allo Scarponi di turno e piazzandosi secondo - a soli 3" da un super Sagan - anche nella generale. Secondo era stato anche al San Luis ed al Giro della Provincia di Reggio Calabria. Stava diventando una sorta di maledizione per Serpa. Aveva anche tagliato i baffi, così caratteristici, forse per una scommessa, forse per superstizione. O forse perché gli andava così, chissà. Questa vittoria ha il sapore dell'impresa, considerando il fatto che per tutta la gara pioggia mista a neve ha accompagnato i corridori.
Solo 28 sui 163 partenti sono riusciti a portare a conclusione la corsa, gli altri hanno alzato bandiera bianca ben prima del traguardo di Gorizia. Partenza da Pordenone, Visconti, Cunego ed alcuni altri non si presentano al via. Tempo da Classiche del Nord, 5 gradi e tanta pioggia. Comprensibile che per i primi chilometri gli attacchi siano pochi e sterili. Dopo una ventina di chilometri il vento entra in gioco ed inizia a spezzettare in tanti piccoli gruppi il plotone. Al km 35 escono 31 unità, prendono un vantaggio di 20" e sempre a crescere. Arriveranno tutti, o quasi, sino in fondo. Si tratta di De Marchi, Ermeti e Serpa (Androni Giocattoli), Dall’Antonia, Koren e Paterski (Liquigas), Kireyev, Lorenzetto e Stangelj (Astana), Bole, Niemiec e Spilak (Lampre-ISD), Klostergaard, Morkov, Nicki Sørensen, Steensen e Tosatto (Saxo Bank), Brutt e Trusov (Katusha), Miyazawa (Farnese Vini-Neri Sottoli), Ilesic (Type 1), Vila (De Rosa), Mahoric e Zagar (Adria Mobil), Stimulak (Radenska), Bester e Kerkez (Sawa), Kiserlowski (Loborika), Klyuev (Amore&Vita), Muto e Szczawinski (Miche).
Inizia il circuito da ripetere per cinque volte, il San Floriano è l'asperità ai piedi della quale i 31 battistrada si presentano con 1'52" sugli inseguitori, guidati da BMC ed Acqua&Sapone. La pioggia si alterna alla neve, molti sono quelli che decidono di mettere il piede a terra e salire su una calda ammiraglia. Tra questi vi sono nomi illustri, come Peter Sagan, Ivan Basso e Danilo Di Luca. Meglio non rischiare un malanno in vista delle tante corse da disputare in questa stagione. La bagarre si scatena perciò tra i 31 davanti. Sulla penultima scalata al San Floriano del Collio Patxi Vila transita per primo, seguito da Niemec e Serpa. Gli altri, tutti sfilacciati e infreddoliti, inseguono. Il basco viene raggiunto sotto lo striscione d'arrivo, quando al traguardo manca una sola tornata. Ora al comando sono solo venti uomini, gli altri undici sono molto attardati.
L'ultima arrampicata sul San Floriano è decisiva. Niemiec, sino a quel momento molto pimpante, cede di schianto. Al Gpm transitano in quattro: Serpa, Brutt, Spilak e Paterski. Un mai domo Vila si aggrega a loro, seguito da Klostergaard. Nella discesa Brutt e Serpa danno un'ulteriore accelerata; Bole, Nicki Sørensen, Paterski e Spilak seguono ad una ventina di secondi. I 16" di vantaggio rimasti al duo di testa sono abbastanza per potersi giocare la vittoria in un inedito faccia a faccia. Serpa sa che allo sprint batterebbe Brutt nove volte su dieci. Scatta, ci prova, ci riesce. Sul gradino più alto, in una giornata da neve, è un colombiano ad alzare le braccia al cielo. Lo circondano due uomini cresciuti al freddo, Brutt ed il danese Nicki Sørensen, giunto terzo. Il che sta a dimostrare che nel ciclismo nulla, o quasi, dev'essere dato per scontato.