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Mondiali Under 23 2010: Italia brava ma sconclusionata - Le nostre pagelle della corsa

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Michael Matthews - 10
Questo titolo mondiale è il giusto viatico per il professionismo: "Bling", come è soprannominato per i suoi piercing, corre da campione, tenendo le prime posizioni sulle salite dure senza mai farsi vedere. Nello sprint finale è impeccabile e puntualissimo a dispetto del frettoloso Degenkolb. Il suo futuro si chiama Rabobank, e da come ha vinto impossibile non pensare che sia stato scelto per rimpiazzare Freire, ormai prossimo al ritiro. Missione compiuta per l' Australia, voto 10 anche per il team dell'Oceania: primo titolo Under 23 direttamente in casa, con una condotta di gara ineccepibile. Ben King (voto 9 per la fuga, ma soprattutto per la doppia borraccia persa al rifornimento, numero degno di Mai Dire Gol) permette ai compagni di riposare nella prima parte; nella seconda il team deve soffrire solo per Moser, dopodiché il più è fatto: il resto tocca a Bling.

John Degenkolb - 7
Il ragazzo è una forza della natura: scollina tra i primi 3 sulle salite negli ultimi due giri, va da solo a tallonare Battaglin e Dumoulin, addirittura si mette davanti al gruppo in discesa. Fa tutto da solo, nonostante la squadra non sia totalmente assente. Insomma, paga un po' di questa generosità e di narcisismo: c'è bisogno di partire ai -300 con l'arrivo in leggera salita, quando sfidi uno che si chiama Matthews e per di più corre in casa? L'impressione è che più che guadagnare un argento John abbia perso un oro, visto che questi sono i suoi arrivi (al Tour de l'Avenir aveva asfaltato tutti a Saint-Amand-Montrond, 1° tappa, Matthews in primis).

Taylor Phinney - 8
Un oro e un bronzo: plurimedagliarsi, specialmente quando si è corso con un solo giorno di riposo tra una prova e l'altra (a differenza di donne e uomini Élite) non è per niente facile. Infatti il nostro Taylor soffre in salita e stringe i denti, ma nel finale è lì e completa i suoi obiettivi. Su questo percorso, chiedergli di più era improbabile: finisce dietro i 2 favoriti del pronostico e provarci da finisseur, con quegli stradoni non era mica roba semplice. Applausi a Taylor che a differenza dei 2 sopra potrà rifarsi l'anno prossimo (semprechè la BMC non entri nel Pro Tour).

Guillaume Boivin - 7,5
Quando vinci il titolo nazionale a 19 anni, anche in un paese dal movimento dilettantistico come il Canada, non può essere un caso. Lo dimostra il signor Ciolek che l'anno dopo il titolo nazionale in Germania, in quel di Salisburgo diventò campione del mondo di categoria. Guillaume si accontenta di un terzo posto ex-aequo. Il risultato di oggi può essere il viatico decisivo per entrare nel giro giusto.

Tony Gallopin - 8
Ce l'hanno menata per tutta la telecronaca RAI che Gallopin è professionista, che ha corso la Vuelta, bla bla. Aveva diritto di correre, discorso chiuso. Piuttosto che lagnarsi, i nostri cronisti farebbero bene a ricordare che potevamo portare Appollonio e Ratto e ciò non è stato fatto; è una scelta della nostra federazione e non un'ingiustizia. Se ci si deve lamentare con qualcuno, ci si deve lamentare col nostro selezionatore, Amadori, che tra l'altro a parere di chi scrive ha tutto il diritto di portare chi gli pare, purchè non ceda a stupidi vittimismi anch'esso. È valido ed è giusto, checchè ne dica Cassani.
Chiusa questa parentesi, il nostro Gallopin smentisce completamente il suo cognome: massimo sforzo e minimo risultato. Si muove per ben 3 volte negli ultimi 2 giri; l'ultimo tentativo è veramente buono ma purtroppo per lui, è solo come un cane su un autostrada. La Francia campione uscente (voto 6,5) ha usato lui (e anche Paiani) per non smentire la vocazione battagliera. Tuttavia, se un rimprovero si può fare, avrebbero fatto bene a cercare l'accordo coi nostri e con le altre squadre non intenzionate a sprintare. Alla fine devono accontentarsi del 5° posto di Demare, voto 7 perchè un primo anno che va così ha i numeri.

Italia - 6,5
Stesso voto dato alla Francia; d'altronde, la condotta di gara è stata simile e non poteva essere diversamente. Bravissimo Moreno Moser, voto 7,5, autore dell'azione più bella di giornata. Si riporta sui fuggitivi e li riprende uno ad uno, dopodiché fa penare gli australiani per un giro e mezzo, mentre Stefano Agostini (6,5) rompe i cambi. Bravo quanto solo, però; con altri uomini quell'azione poteva far più danni. Esaurito il suo compito, tocca a Enrico Battaglin (6) tentare gli sconquassi in salita, ma è Degenkolb in persona a chiudere.  A questo punto si tenta una disperata carta finale anticipando lo sprint: Agostini lancia Sonny Colbrelli (6,5), ma chidere allo Zalf un podio con questi rivali è pura fantascienza. In tutta la gara, l'unico che si è visto poco è stato Massimo Graziato (5), sempre nelle retrovie e presente solo nel finale. 
Si potrebbe, con un po' di cattiveria, suggerire che non è stato portato un velocista, ma d'altro canto che garanzie possono dare Guardini e Nizzolo, corridori dall'esperienza internazionale piuttosto limitata? E qui si torna al solito problema, una federazione che non caccia i soldi per portare i nostri alla Coppa delle Nazioni... Ma ne abbiamo già parlato.

Spagna, Colombia - 4
Dove sono i colombiani? Sembrano quasi in sciopero, dopo il polverone sollevato dai forfait all'ultimo minuto tra i professionisti. Ma è praticamente assurdo vedere una gara under 23  nella quale i colombiani non fanno nulla; solo Betancour fa capolino nelle posizioni di testa in salita, illudendoci per un'azione che non avverrà mai. Gli spagnoli riescono, se possibile, a fare ancora peggio: non solo tengono Mikel Landa a freno ma piuttosto che mandare qualcuno con Gallopin (tipo Jesus Herrada che si era mosso in precedenza) tirano a tutta per... Lobato. Bravi, avanti così, facciamoci del male.

Benjamin King (Usa), Andrei Krasilnikau, King Lok Cheung - 7
Andare in fuga nella prima parte di gara è sempre una cosa da duri che va premiata; se poi su 4 persone, 3 si chiamano King e 2 addirittura Ben King (ma l'UCI deve far qualcosa, questi 2 non possono pure andare in fuga nello stesso momento) vanno assolutamente premiati, certe azioni non possono non essere studiate a tavolino. È quasi meglio di quando Adorni mandò in fuga Baffi, Bruni e Pettinati. Ciclismo d'altri tempi, decisamente.

Marko Kump - 5
Pessima seconda parte di stagione per lo sloveno che era atteso per un podio e invece si è staccato. Anche al Tour de l'Avenir è andata così, qualche problema fisico evidentemente ha condizionato questo suo ultimo anno da under 23.

Michal Kwiatkowski, Yonathan Monsalve - 5,5
Li attendevamo per una prova più gagliarda; il primo ha fatto "la mossa"
ma ha mollato quasi subito, il secondo ha atteso lo sprint ma evidentemente gli son mancate le gambe (va detto però che per la stagione che ha fatto, già esserci e competere è una gran cosa). In ombra e poco concludenti anche Belgio e Olanda, voto 4,5 per le squadre e i loro rappresentanti di spicco (Yannick Eijssen e Tom Dumoulin)

Hong Kong - 7
Simbolo inatteso del ciclismo esotico, oggi capace di farsi valere: fuga con Cheung e gli altri 3 concorrenti, tra cui Choi che è del 1991, presenti nel gruppo a fine gara. Non solo, Ho Ting Kwok ha tentato qualcosa in salita. Poi lo sfortunato cinese, caduto ai 2,5 km dalla fine, è costretto a terminare la sua gara così sul più bello. Qualche segnale arriva anche dall'eritreo Daniel Teklehaimanot (6),  mossosi un paio di volte; il ragazzo però non riesce proprio a stare nel gruppo e questo sarà un grosso problema, per il suo imminente passaggio al professionismo (l'età ormai è matura).

Nicola Stufano

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