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Mondiali Crono Under 23 2010: Phinney, l'iride all'ultimo respiro - Taylor primo per 2" su Durbridge. Mammini sesto

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Il podio Mondiale al termine della cronometro Under 23: Taylor Phinney tra Luke Durbridge e Marcel Kittel © BettiniphotoAncora poche settimane fa seguivamo le sue mirabolanti imprese al Tour de l'Avenir, vincitore del prologo, capoclassifica, e poi in un sol giorno sceso dal primo all'ultimo posto della generale, a causa di una caduta. 21 giorni dopo quel brutto ruzzolone, Taylor Phinney ha dimostrato di aver superato benissimo gli acciacchi e di meritare tutto il bene (ed è tanto) che si dice di lui: Campione del Mondo Under 23 a cronometro, grazie a una prova di magnifica sapienza tattica e notevole capacità tecnica.

Ha vinto, l'americano molto italiano (ha vissuto già da piccolo nel nostro paese, e tuttora vi risiede per motivi ciclistici), figlio di due ciclisti, all'ultimo respiro, come si suol dire (anche nei titoli...). Neanche 2" di vantaggio per Taylor sull'australiano Luke Durbridge, che a un certo punto ci credeva molto, in quest'iride, poi ci ha creduto via via molto meno quando Phinney, dopo un inizio di crono problematico (32" di ritardo al primo intertempo, dopo 6.6 km), ha messo in scena una progressione entusiasmante: al secondo rilevamento (km 15.8) era già chiaro che l'unico rivale per Durbridge era proprio lo statunitense: distacco abbattuto a 17" e ritmo di pedalata preso finalmente in pieno.

Taylor Phinney impegnato nella crono mondiale di Geelong © BettiniphotoIl terzo intertempo (km 22.4) vedeva ancora Durbridge in testa, ma il margine era sceso a soli 4". Gli ultimi chilometri di Phinney (31.6 il totale della prova, disputata su due giri del circuito di Geelong) sono stati quasi un romanzo, col povero rivale australiano seduto sul tronetto da leader provvisorio che tendeva a sciogliersi sotto la sua figura sempre più presa in smorfie e faccette (forse) scaramantiche. Mentre Durbridge viveva il suo piccolo dramma interiore, il ragazzo nato a Boulder, Colorado, continuava a spingere sempre più convinto. Scavalcato infine Luke, e messa in cascina una decina di secondi, Phinney sembrava ormai involato verso l'oro mondiale.

Ma negli ultimissimi chilometri l'americano ha avuto una leggera flessione: il problema per lui era che in una gara decisa sul filo dei secondi, ciò che solitamente è leggero rischia di avere effetti pesanti. Il margine tra Taylor e Luke oscillava, stavolta al ribasso, ma il battito d'ali di una farfalla da qualche parte avrà fatto sì che una corrente benigna spingesse Phinney più avanti, più veloce: un secondo e novanta centesimi alla fine tra i due, con l'americano a prendersi intanto il seggiolino del campione in pectore, nell'attesa che anche gli altri terminassero la prova (c'erano in giro ragazzi minacciosi come il portoghese Oliveira - quarto alla fine - o il tedesco Kittel - terzo - o il britannico Dowsett, frenato da una foratura e da un cambio di bici); e poi la tanto desiderata maglia iridata.

La quinta della sua freschissima carriera (Taylor ha compiuto 20 anni a giugno): prima c'erano state le vittorie nel mondiale crono juniores (2008), e, per un triennio, diviso tra juniores e under 23, nell'inseguimento in pista. Phinney, che ha già lasciato casa Armstrong (fino a quest'anno corre per la Trek-Livestrong) per migrare alla BMC nel 2011, che ha già vinto la Parigi-Roubaix Espoirs, che ha già sul suo conto una discreta letteratura (in pochi anni sarà sterminata), è un personaggio clamoroso, che promette di diventare uno dei centri di gravità del ciclismo prossimo venturo. E chi lo vede come un nuovo Cancellara, dovrebbe pensare che un'età così verde e margini di miglioramento enormi ci dicono quanto non sia da dare per scontato che il ragazzo non possa vincere qualche grande giro.

Matteo Mammini, sesto e migliore degli italiani nella cronometro mondiale © BettiniphotoSe Phinney festeggia il primo titolo su strada da under 23, l'Italia ha il piacere di confermare una presenza non banale nelle prove contro il tempo (solo a livello giovanile, visto il pasticcio tra i pro' di cui tutto sappiamo). Dopo gli anni di Malori (iridato nel 2008 e quinto nel 2009), è la volta di un lucchese, Matteo Mammini, regalare alla Nazionale un buon piazzamento: sesto alla fine, a 49" da Phinney, e per lungo tempo ben piantato sul secondo seggiolino del podio virtuale, alle spalle di Durbridge, prima di essere scalzato dall'altro australiano Rohan Dennis (poi quinto) e da Phinney, Kittel e Oliveira nel finale.

L'altro azzurro in gara, Gianluca Leonardi, si deve accontentare di un 13esimo posto a 2'04" dal vincitore, e lamenta di aver incontrato condizioni di vento particolarmente sfavorevoli. Di fatto, se si partiva - come da proclami - con l'obiettivo di un podio e una top ten, evidentemente ci sono stati tre corridori di troppo tra l'Italia della crono under 23 e i sogni dei suoi rappresentanti. Se invece conviene guardare le cose in prospettiva (comunque anche quest'anno sforniamo due atleti che sono lì, nei pressi dell'élite mondiale), possiamo anche abbozzare un sorriso di soddisfazione, nella speranza che nel nostro paese cresca comunque la cultura di questo particolare esercizio.

Marco Grassi

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