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GP Montréal 2010: Calma e Gesink, e il successo arriva - Robert a segno in Canada, Sagan secondo | Cicloweb

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GP Montréal 2010: Calma e Gesink, e il successo arriva - Robert a segno in Canada, Sagan secondo

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La felicità di Robert Gesink al termine del GP de Montréal - Foto www.protourquebecmontreal.comSi chiude con un grande colpo di mano l'avventura canadese del Pro Tour 2010, a Montréal, con un successo memorabile di Robert Gesink nel secondo dei due GP (il primo è stato venerdì a Québec City) che hanno portato nello stato nordamericano un po' del ciclismo d'élite mondiale.

Anche questa prova, come la precedente, si disputava in circuito, e anche questa è stata molto battagliata. Ne sanno qualcosa i quattro coraggiosi che se la sono fatta per gran parte in fuga, ovvero Seeldraeyers, Izagirre, Madrazo e Tjallingii. Ma all'azione dei due spagnoli, del belga e dell'olandese è mancato qualcosa: più che altro, una cinquantina di chilometri. Tanti ne mancavano al traguardo quando i quattro sono stati raggiunti e rilevati in testa da un altro gruppetto, stavolta formato da cinque corridori: Daniel Oss e Francesco Gavazzi, giovani rappresentanti del pedale italico, mossisi (il primo è stato proprio l'uomo della Liquigas) in contropiede a poco meno di 60 dall'arrivo (5 giri al termine); e con loro, Chris Sörensen e una coppia RadioShack formata da Tiago Machado e Chris Horner (che il naso fuori l'aveva già messo poco prima, da solo, all'inizio della Côte Camillen-Houden, la prima delle due segnalate sull'altimetria, due chilometri di salita in avvio di circuito).

Sulla seconda côte, invece, la Polytechnique (a metà circuito, più breve e facile della precedente), in quel quint'ultimo giro è stato Machado a provare l'assolo, ma con scarso esito. Intanto dietro il gruppo era tirato da Euskaltel (l'onore di Samuel Sánchez da difendere), Garmin (fomentato oltre ogni limite un convincente Hesjedal), Rabobank (Gesink aveva idee bellicose) e pure Sky (un Boasson Hagen provi sempre a portarlo alla volata ristretta). Il ritmo però, fatto di alti e bassi, impediva al plotone di abbattere in tempi rapidi quel minutino che i cinque avevano messo fra sé e gli altri. In avvio di terz'ultimo giro, a 35 km dal traguardo, il margine era ancora di 40", quando Hesjedal ha messo a segno il primo dei suoi assalti buoni per scremare decisamente il gruppo oltreché per entusiasmare l'abbondante pubblico presente per le vie della città québécoise.

Gesink, Ballan, Hincapie, Cunego, Boasson Hagen e Fédrigo erano i primi alle spalle del canadese, mentre nel quintetto di testa Oss dava qualche segnale di cedimento. Ogni discorso era però rinviato alla tornata successiva. Al passaggio, a 24 km (e 2 giri) dal termine e dopo che la Rabobank aveva demolito il vantaggio dei battistrada (sceso ad appena una decina di secondi), Gavazzi ha tentato l'impresa semidisperata, forzando sulla prima côte e staccando Oss e Machado; intanto dal gruppo emergeva prepotentemente Gautier, bravo a rientrare sui primi, e imitato pochi chilometri dopo da Sulzberger e Steensen, coppia uscita a sua volta dal plotone e venuta a formare un sestetto coi quattro già in avanscoperta (li ricordiamo: oltre al sopraggiunto Gautier, erano ancora in circolazione da tempo Gavazzi, Sörensen e Horner).

Tra un saliscendi e una variazione di ritmo, quei 10-12" dai primi non c'era verso di limarli. All'ultimo passaggio il margine era invariato, e Gautier ha provato a forzare in avvio di Camillen-Houden: è stata l'ultima carta a disposizione degli attaccanti, dopodiché il gruppo, tirato dalla Garmin e dalla RadioShack, ha annullato il tentativo dei sei. È stato Leipheimer a operare il forcing del ricongiungimento, agli 11 km, e il suo è stato un perfetto lancio per Gesink, che ha allungato deciso (Cunego, che gli era a ruota, non è riuscito a tenerlo). De La Fuente ha provato a seguire l'olandese, senza esito; poi è stata la volta di Zubeldia, con SSG a ruota, e di nuovo l'obiettivo arancione non è stato raggiunto.

Ci ha pensato ancora una volta Hesjedal a tirare il collo a tutti, e sulla sua spinta si è formato, alle spalle di Gesink (che conservava appena 10" di vantaggio o poco più), un drappello con gli stessi Zubeldia e Sánchez, e poi con Boasson, De La Fuente, Sagan, Chavanel, Monfort e Wegmann. In discesa si è registrato qualche rientro (per esempio Ballan e Santambrogio), elemento che ha fatto pensare che il lavoro di chi inseguiva potesse risultare semplificato; ma nonostante tutto, il capitano della Rabobank continuava a difendere coi denti quella decina di secondi: praticamente sempre a vista, ma i cacciatori non riuscivano ad avvicinare la lepre.

Sull'ultima Polytechnique, dopo un fugace allungo di Santambrogio, Hesjedal ha dato fondo a tutto quel che aveva, selezionando stavolta un terzetto con Sagan e SSG. Zubeldia, EBH e Monfort sono rientrati in discesa, e gli ultimi 5 km di gara sono stati praticamente entusiasmanti: Gesink, con gli inseguitori sempre più vicini, aveva stampato in faccia il rammarico per averci provato, chissà quante maledizioni si sarà mandato ogni volta che uno strappetto richiedeva di rilanciare l'andatura, chissà quanto avrà rimpianto di non essere rimasto nel rassicurante alveo che in genere gli compete, quel territorio tra il sesto e l'ottavo posto in cui fin qui ha scorrazzato sereno in una carriera che dovrà per forza regalarci qualche acuto importante.

Ha avuto la meglio su se stesso, Gesink, avrebbe voluto mandare tutto all'aria e farsi riprendere, ma ha alzato l'assicella e si è preso le sue responsabilità fino in fondo. Con una nota metafora si può dire che sì, ha dato il 110%. Quei 10, poi 8, poi 6 secondi parevano non bastare più per coronare questa piccola impresa, ma ogni volta che pareva sull'orlo della resa, l'olandese trovava nuove energie spremendole da chissà dove, finché, nel sospirato ultimo chilometro, il suo volto, fin lì tiratissimo e quasi dolorante, ha iniziato a rilassarsi all'idea che forse, forse... forse non l'avrebbero ripreso.

E non l'hanno ripreso, infatti. Con un urlo di liberazione da tanto tormento, Gesink ha vinto agitando un pugno e prendendosi scrosci di applausi, mentre alle sue spalle la lotta per il secondo posto premiava Sagan, uscito fortissimo sull'ultima rampa e bravo a resistere al ritorno di Hesjedal (terzo). Samuel Sánchez ha chiuso al sesto posto, un po' di Italia ha fatto capolino nella top ten con l'ottimo Gavazzi (nono alla fine) e, ancora una volta, con Ballan (era stato sesto venerdì al Québec): segnali per il ct Bettini, volendo, ce ne sono abbastanza.

Marco Grassi

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