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Vuelta a España 2010: Fuga Moncoutié, Antón nuova roja - Nibali è pimpante, Menchov disperso

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L'esultanza di David Moncoutié a Xorret del Catí © LaVuelta.comÈ un habitué di questo tipo di azioni, il francese David Moncoutié, tant'è che sotto lo striscione del traguardo di Xorret del Catí s'è affrettato a ribadire, con un "3" stampato sulle dita, la quantità di tappe vinte alla Vuelta a España, corsa nella quale ha ottenuto - lo scorso anno - anche la vittoria finale nella speciale classifica dei Gran Premi della Montagna.

È proprio il portacolori della Cofidis, insieme allo svizzero Tschopp, a promuovere la fuga buona al km 44. Due chilometri dopo, sui due di testa si porteranno anche Arrieta, Bazayev e Serafín Martínez, quest'ultimo ovviamente interessato ai (tanti) punti Gpm - classifica di cui è leader - disposti lungo i 190 km della tappa di oggi.

Tappa che, ovviamente, è partita nel ricordo di Txema González, il massaggiatore della Sky morto ieri per un'infezione batterica che gli ha causato uno shock settico; il team britannico, già decimato dai ritiri di Augustyn, Swift e Flecha, ha deciso di non prendere il via da Villena, un po' per rispetto dei familiari di González, un po' per effettuare test più approfonditi sulla spedizione spagnola del team, visto che i tre corridori sono stati costretti al ritiro da febbre e vomito che ha fatto pensare ad un'intossicazione alimentare, prima del diniego della stessa società (che ha un cuoco personale al seguito).

Con la morte nel cuore (González era stato massaggiatore anche nella Saunier Duval [l'attuale Footon] e nell'Euskaltel), dunque, la tappa ha vissuto un primo grande sussulto al km 11, momento in cui quasi l'intera totalità del gruppo è andata per le terre, tanto da costringere l'organizzazione ad annullare il primo traguardo volante, originariamente posto al km 17.5. Tra le "celebrità", sicuramente Cavendish, Arroyo e Petacchi (che ha proseguito la tappa con la chiappa destra praticamente al vento), ma anche il capoclassifica Gilbert, che ci ha messo un po' (allontanandosi anche di 30") a rientrare nel gruppo dei migliori, nonché il bielorusso Samoilau, praticamente l'unico atleta costretto a ritirarsi (nel corso della frazione) per i postumi della scivolata.

Moncoutié e Serafín Martínez ci provano una prima volta al km 22, verso il Puerto de Onil (con Pujol, primo sul Gpm, e Turpin), poi la fuga giusta nasce al km 44 con il francese della Cofidis che si porta appresso Tschopp; i due vengono raggiunti al km 46 da Bazayev, Arrieta ed ancora Serafín Martínez (che si aggiudicherà i tre Gpm della parte centrale di gara), col gruppo che - ovviamente, visto che il meglio piazzato è Moncoutié a quasi 14 minuti - lascia fare. I cinque raggiungono il vantaggio massimo a circa 50 km dalla conclusione (7'30"), con l'Omega Pharma-Lotto bella schierata in testa al plotone per tenere il ritmo più regolare possibile per l'acciaccato (e comunque non adatto alla tappa) Gilbert.

La Cervélo però non ci sta e in 6 km guadagna quasi 2'30" ai fuggitivi. Le carte si rimescolano, a maggior ragione quando al traguardo mancano 25 km ed il vantaggio è di 4'06"; i cinque davanti sembrano stanchi, la Cervélo (con la Liquigas alle calcagna) sembra lavorare benone. Qualcosa però va storto, o forse Sastre e Tondo non se la sentono di prendersi questa grande responsabilità di chiudere sui fuggitivi senza la convinzione di essere i più forti: tant'è che ai meno 20 km dall'arrivo il vantaggio torna a sorridere ai fuggitivi: 5'09". La tappa se la giocheranno loro.

La Liquigas attacca con convinzione i piedi dell'Alto Xorret del Catí, neanche 4 km di scalata, ma pendenze infami: a partire dal chilometro e mezzo di salita, e fino al chilometro 3.5, duemila metri con pendenza costantemente sopra al 13%, e non di rado ben oltre il 20. Zaugg prova qualcosa tra il forcing e l'allungo, poi un'azione degna di nota riesce ad Urán, mentre davanti Moncoutié lascia per strada prima Arrieta, poi Serafín Martínez ed infine Tschopp, con Bazayev che - sorprendentemente - resiste meglio degli altri.

Igor Antón con la maglia rossa di leader della Vuelta a España © LaVuelta.comSastre tenta la stoccata che accende la miccia in gruppo; la salita è dura e sono in tanti a pagare, anche perché la sede stradale è stretta e, se non si è avuta l'accortezza di prendere la salita nelle posizioni buone, lo spazio per passare è davvero angusto. Roche, Joaquím Rodríguez, Antón, Nibali, Van Garderen e Tondo rispondono presente al futuro corridore della Geox, mentre già spariscono i profili di Menchov, Fränk Schleck, degli uomini Caisse e di Mosquera.
JRO dà un altro paio di stoccate alle quali Nibali risponde sempre in maniera ordinata e puntuale; con loro, Tondo e Antón - con Sastre leggermente più dietro - si sono dimostrati i corridori decisamente più in palla quest'oggi, tant'è che Antón prova la sorpresa a meno di un chilometro dalla vetta (ma si stoppa quasi subito, forse frenato da un problema meccanico?) e Nibali effettua una progressione eccezionale in vista dello scollinamento, presumibilmente per attaccare la discesa ad una velocità già sostenuta.

Ma la discesa, prima dello zampillotto finale, è davvero breve e Moncoutié può festeggiare con 54" su Serafín Martínez, Tschopp e Arrieta, 1'29" su JRO, Nibali e Antón, 1'32" su Bazayev, Tondo e Sastre, 1'48" su Urán e Bruseghin, mentre Roche paga 2', Mosquera 2'02", Van Garderen, LLS, Arroyo e Schleck sr 2'36", Velits 2'49" e Menchov addirittura 3'44" (10 secondi in più rispetto a Gilbert...).
In classifica Igor Antón è maglia roja per una questione di centesimi (figli della cronosquadre) su JRO, mentre Nibali conferma la terza posizione a 2" e Tondo è 4° a 42". Ottimo Bruseghin 5° a 1'10" davanti al compagno di squadra Plaza (a 1'15"), con Mosquera e Roche divisi da un secondo (1'18" e 1'19") e i due HTC-Columbia - Velits e Van Garderen - a completare la top ten a 1'26". Schleck è 13esimo a 1'47", Sastre 17esimo a 2'11", Menchov è 20esimo a 3'16".

Niente che sia compromettente, per carità, visto che già mercoledì ad Andorra le cose potrebbero rivoluzionarsi (e non poco). Naturale però considerare il lussemburghese Fränk Schleck e il russo Denis Menchov come i grandi sconfitti della giornata di oggi, mentre Nibali - pur senza strafare - è sembrato il più rilassato e lucido nella lettura dell'ultima salita.

Mario Casaldi

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