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Vuelta a España 2010: Hutarovich beffa spaziale - Il bielorusso brucia i top sprinter

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La gioia di Yauheni Hutarovich al traguardo di Marbella - Foto Roberto BettiniSi può dire che avevamo già fatto i titoli ed eravamo pronti ad andare in stampa con una foto a tutta pagina di Mark Cavendish vincitore a Marbella. Ma proprio all'ultimo respiro di una volata lunga e appassionante, l'urlo è rimasto strozzato nella gola del ragazzo che quella volata la stava dominando. Gli è rimasto strozzato in gola perché, battuti palesemente tutti i principali rivali con uno scatto degno dei suoi migliori, Cavendish non ce l'ha fatta a respingere l'inatteso assalto finale di Yauheni Hutarovich, 27enne della FDJ, nonché primo bielorusso della storia a vincere una tappa alla Vuelta a España. Per Mark, che sentiva la vittoria già in tasca, una beffa non indifferente, anche perché non è detto che il capitano della HTC possa riprovare a vincere in maglia rossa (almeno per quest'anno questa foto rischierà di mancare nel suo ricco album).

Il percorso, a ben guardarlo, era di quelli particolarmente assassini per gli attaccanti: che, partendo di buona lena all'alba della tappa, avrebbero dovuto poi confrontarsi con crescenti (altimetricamente) difficoltà messe in rapida sequenza. E in effetti non si può dire che le cose non siano andate esattamente così: era il km 4 quando quattro avventurieri son partiti: Ramírez Abeja, Delage, Buffaz e Walker sono evasi e hanno raggiunto in poco più di 50 km un vantaggio massimo di 7'08" su un gruppo sempre controllato dall'HTC del capoclassifica (nonché favorito di giornata) Mark Cavendish.

La giornata dei fuggitivi doveva poi passare da uno snodo dolorosamente singolare: Mickaël Buffaz, già noto alle forze dell'ordine per la celebre crisi di pianto che lo prese mentre era in fuga nel bel mezzo della Serravalle-Pinerolo, al Giro 2007, è incappato in un brutto incidente: caduto in salita a un chilometro dal Gpm di Alto de Pruna, si è procurato una frattura alla clavicola, e si è così dovuto ritirare.

Rimasti in tre gli attaccanti, Delage (a sua volta caduto ma senza conseguenze) ha fatto man bassa di tutti i traguardi volanti (sia il Gpm - su cui il francese ha conquistato la prima maglia a spicchi azzurri della Vuelta - sia i due sprint intermedi), prima di fare del tutto il vuoto proprio sul secondo sprint intermedio, che era piazzato su un tratto in salita. Ma l'avventura solitaria di Delage non è durata che una decina di chilometri, dopodiché Ramírez e Walker si sono rifatti sotto; in quel momento, a una cinquantina di chilometri dal traguardo, tra gli attaccanti e il plotone ballavano sempre quei 3'.

Ma il gruppo, in cui nel frattempo oltre a quelle della HTC anche qualche maglia Liquigas si vedeva nelle prime file (segnali da Bennati), controllava senza grossi problemi, tenendo i fuggitivi più o meno a vista, e salvaguardando al contempo (con un ritmo non trascendentale sulle salitelle) le gambe dei tanti velocisti presenti. A 47 dal traguardo un altro spagnolo, Marco García della Xacobeo, ha deciso di mettersi in evidenza con uno scatto che pareva sulle prime estemporaneo, ma che gli ha permesso, nel giro di 5 km, di riportarsi sui fuggitivi, ormai prossimi a risultare spremuti.

Nonostante l'arrivo di García, il segno della fuga di giornata non ha invertito la tendenza al ribasso: meno di un minuto il margine a 40 km dal traguardo sul gruppo (in cui la Caisse d'Epargne faceva capolino nelle prime posizioni), e addirittura lo stesso García, una volta approcciata la lunga discesa (20 km) che avrebbe riportato la carovana sulla costa, faticava a tenere le ruote degli altri tre. Viste le titubanze dei tre colleghi, è stato Johnnie Walker a prendere di petto la situazione e ad allungare in discesa, causando tra l'altro diversi coccoloni ai suoi cari al cospetto di certe spericolatezze lungo la picchiata del giovane australiano.

Nonostante gli sforzi, i fuggitivi sono stati ripresi, tra i meno 14 e i meno 12, e a quel punto non rimaneva che attendere il volatone. I treni HTC, Liquigas, Lampre, Garmin a darsi il cambio nelle prime posizioni, coi Liquigas a prendere decisamente la testa del plotone ai 3 km: non la rotonda piazzata ai 2500 metri, né il lievitare degli altri team dei velocisti, hanno potuto sovrastare il vocione fatto sentire dagli uomini verdi. Ma questo vocione era destinato a smorzarsi proprio all'ultimo chilometro, quando i Liquigas si sono gentilmente fatti da parte, lasciando spazio a un'interminabile trenata di Hondo.

Già ai 500 metri Petacchi era in seconda ruota, e alle sue spalle nell'ordine Farrar e Cavendish. Il britannico ha intuito il momento giusto ed è scattato con tutta la sua potenza ai 150 metri, riuscendo in un sol colpo ad anticipare Farrar e bruciare sullo scatto AleJet; ma proprio quando Mark si apprestava a esultare, alla sua sinistra, su un lato della strada che tirava leggerissimamente proprio a sinistra (e quindi con qualche metro in meno di volata disputata rispetto a chi l'ha presa anche di poco più larga, vedi proprio la maglia rossa), ecco spuntare irresistibilmente Hutarovich.

Il bielorusso, a quel punto inatteso, è andato a beffare proprio Cavendish, che si accontenta del secondo posto (e di una leadership in classifica rafforzata dall'abbuono preso); terzo ha chiuso Farrar, quarto Petacchi, solo 16esimo un Bennati che lasciava intendere un esito migliore per la sua giornata. Domani a Málaga non sarà semplice rivedere all'opera gli sprinter, viste le salite lungo il percorso (e lo strappo del traguardo): il prossimo appuntamento con la categoria è fissato per mercoledì 1° settembre, frazione di Lorca.

Marco Grassi

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