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Tour de Pologne 2010: Pare Mollema è un duro - Martin resiste in testa alla classifica

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Arrivo serale per Mollema a Terma Bukowina Tatrazanka © Tour de Pologne Robert Gesink non ha ancora tolto le rotelle dalla sua bici, e già un bimbo olandese più bimbo di lui prova a far sapere al mondo di esistere. Bauke Mollema compirà 24 anni a novembre, e oggi al Tour de Pologne ha colto una bella vittoria che dà continuità ai suoi risultati (in costante crescita, come vedremo), e fiato alle trombe degli appassionati dei Paesi Bassi.

Una "rappresentanza arancione" che ha fatto molto parlare di sé, in questa gara a tappe agostana: inutile dire che la Vacansoleil (col suo paladino Hoogerland, pronto a scattare su tutti i Gpm) è stata il faro della corsa, e va detto che, da buon faro, ha funzionato a intermittenza, abbagliando tutti lontano dal traguardo, e spegnendosi quando si trattava di illuminare il risultato pieno. Non occorre tornare sull'errore di Marcato di due giorni fa, ma una vittoria di tappa sarebbe stata meritatissima (oltre che utile a fini aziendali) per il sodalizio olandese, che comunque si consola con la vittoria proprio di Hoogerland nella classifica Gpm.

E oggi, dopo tanta Vacansoleil, è stata la volta della Rabobank sul proscenio. Tutto merito di Mollema, come già detto: il ragazzo ha una certa stoffa per le gare a tappe, altrimenti non avrebbe vinto nello stesso anno (2007, a 20 anni) Circuito Montañés e Tour de l'Avenir, ovvero due tra i più selettivi giri riservati ai giovani (o comunque fondamentalmente orientati alle squadre Continental). Nel 2008, primo anno con la Rabo maggiore (l'anno prima era nel team giovanile), due presenze nella top ten di due giretti (Castilla y León in primavera, e l'ultimo Deutschland organizzato) a confermare la tendenza a dare il meglio di sé nelle gare a tappe.

Dopo un 2009 senza risultati, Bauke si è riproposto quest'anno in grande spolvero: a un passo o due dalla top ten al Giro d'Italia (primo GT della sua carriera), in cui è stato dodicesimo alla fine; e in questi giorni, discreto protagonista in Polonia. Discreto fino a ieri, per la precisione: visto che oggi il ragazzo ci ha tenuto a fare la voce grossa, nella tappa regina della corsa organizzata da Lang.

Una tappa che, partita da Auschwitz (ed è stata un'ottima occasione per coniugare ciclismo e memoria), prevedeva sul suo percorso non meno di 7 scalate in serie (salita-discesa-salita-discesa-e-così-via senza troppa tregua) un po' selettive, sulle quali Hoogerland si è comportato come un bimbo in un negozio di giocattoli: Johnny, non sapendo su quale traguardo Gpm buttarsi prima, ha provato a farli tutti suoi. E anche se alla collezione gliene sono mancati alcuni (gli ultimi), la maglia fucsia di sicuro non gliela toglierà nessuno (che, a un abisso di distanza da Hoo, il secondo della speciale classifica sia un buon velocista come Bozic, la dice pure lunga sul reale grado di difficoltà di tali salite).

Esauritasi la foga di Hoogerland, insieme alla fuga a 8 che aveva animato quasi tutta la tappa (Johnny aveva il compagno Golas con sé, poi c'erano un paio di Euskaltel, Aramendia e l'attivissimo Gorka Izagirre, quindi Khalilov, Hayman, Losada e Sapa), sono entrati in scena gli uomini di classifica, che sulle ultime due salite di giornata (in realtà la stessa, in circuito: quella dell'arrivo di Bukowina Tatrzanska), hanno provato a battagliare. Daniel Martin, presa la maglia gialla ieri, si è difeso bene con l'aiuto di una buona Garmin. Uno dei rivali, Marek Rutkiewicz, alfiere di casa, ha espresso il suo tentativo a poco meno di 15 km dal traguardo, partendo con Pereiro e restando presto da solo.

Al Gpm, a 11 km dal traguardo, Rutkiewicz aveva mezzo minuto su un gruppo da cui uscivano in caccia Marcato e Gusev. Ma in discesa il margine si è dimezzato, e i due contrattaccanti hanno ripreso il battistrada ai piedi dell'ultima salita, ma l'arrivo di Bazayev in rappresentanza del gruppo poco distante (e infatti subito rientrato praticamente a ruota del kazako) ha segnato la fine dell'azione con cui Rutkiewicz aveva per un po' sognato di ribaltare il Pologne.

Con un gruppo selezionato a una trentina di unità, ma così ricompattatosi a 3 km dal traguardo, serviva un colpo risolutore per evitare un'altra stucchevole volatina. E per fortuna tale colpo è arrivato, grazie all'attacco di Mollema a due chilometri e mezzo dal traguardo: e tanto è stato scattante, il Bauke, da far pensare per un attimo che il ribaltone avrebbe potuto metterlo a segno lui (ieri si parlava non a caso della classifica cortissima di questa corsa). I 20" presi sullo slancio dal 23enne di Groningen sono però stati limati dall'inseguimento veemente di Daniel Martin che si è messo in prima persona a reagire all'assalto del coetaneo in maglia Rabobank.

Nulla ha potuto, il nipote di Stefanello Roche, per impedire che Mollema alzasse le braccia al cielo (per un attimo, prima di riafferrare il manubrio temendo di cadere sull'asfalto bagnato: ah, non avevamo detto che è piovuto abbastanza, specie a inizio tappa); molto ha potuto, invece, per conservare la sua brava maglia gialla, che domani si accingerà a portare fino a Cracovia, sede d'arrivo dell'ultima (non difficile) tappa del Polonia 2010. 8 i secondi tra Daniel e Grega Bole, secondo in classifica (e terzo al traguardo oggi, alle spalle di Albasini, e - lui sì - scivolato per davvero subito dopo aver passato la linea d'arrivo); 10 invece i secondi che l'irlandese ha su Mollema, risalito fino al terzo posto. L'Italia, già tanto in vista con Marcato, Guarnieri e Lorenzetto nei giorni scorsi, ha tre uomini nei 10: Ballan, campione uscente, è quinto; Santambrogio settimo; Ulissi, proprio lui, il giovanissimo Diego (21 anni appena compiuti), nono. Non è tanto, ma nemmeno poco, tutto sommato.

Marco Grassi

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