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Tour de France 2010: Basso e Liquigas, le ragioni del flop - Non solo Ivan, delude tutto il team | Cicloweb

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Tour de France 2010: Basso e Liquigas, le ragioni del flop - Non solo Ivan, delude tutto il team

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La Liquigas al Tour con Basso e Kreuziger in prima linea © BettiniphotoIl Tour di Basso è cambiato proprio là dove aveva dichiarato il colpo. Lui stesso era in attesa di risuonare la musica del Giro, da un giorno all'altro, ma la trasfigurazione del Giro non è venuta. Siccome nulla negli equilibri fisici è statico, gli sforzi fino ad un certo punto fanno crescere, dopo quella soglia ti abbattono. La chiara dichiarazione d'intenti riguardanti la riscossa sui Pirenei, però, deve essere stata supportata da pareri positivi di chi gli stava intorno, da riscontri di test, da pianificazioni precise che alla fine hanno fatto acqua.

La debilitazione fisica, la conseguente bronchite di norma accompagnano l'esaurimento fisico-atletico, difficilissimo stabilire cosa venga prima, molto più probabilmente vanno esattamente di pari passo. Di base c'è la continuità eccezionale del caldo di quest'anno, con conseguente difficoltà di recupero e sonno, non una sola giornata di fresco che spezzasse l'assedio dell'afa dopo Spa. Il tutto, chiaramente, pesa di più su un fisico che sta cercando un prolungamento forzato del periodo di massima condizione, anticipando di qualche giorno il naturale calo fisico, mentre influisce meno su chi ha una condizione più "giovane", raggiunta da poco.

Quando si affrontano due GT contro una maggioranza di avversari "freschi", ovviamente bisogna anche trovare fortuna nel meteo, se le condizioni diventano proibitive è tutto più complesso. Ci devono essere però sicuramente anche ragioni più prettamente atletiche. Un'altra impressione è che fosse stato caricato di troppe attese il Giro d'Italia, in un certo senso preparato forse troppo "bene", non fidandosi di una condizione in naturale crescita, oppure preoccupati per il ritardo in cui sembrava versare in primavera, calcolando le cose in maniera meno accurata in prospettiva Tour.
In effetti poi il risultato ha dato ragione a Basso, che ha dimostrato di poter tornare il corridore temibile in salita che era prima della squalifica, e il calo del Tour può essere preso con relativa serenità a fronte di una vittoria così attesa.

Sulla carriera e forse anche sull'anima di Basso però gravano quei quattro Tour de France persi nel momento in cui non avrebbe avuto grandi avversari. Se dentro di sè può scorgere una "missione" - e di queste Basso si nutre - è proprio quella di recuperare almeno uno di quei Tour che mancano obiettivamente alla sua carriera. E in questa prospettiva un anno in più è certamente un anno perso.

Basso fin da allievo è un atleta di grandissima gradualità, i miglioramenti sono sempre stati costanti, ma molto lenti, di anno in anno. Può essere anche che dopo la riabitudine ai ritmi elevati scontata l'anno passato, il suo fisico abbia bisogno di un altro anno di rodaggio per portarsi sulla lunghezza d'onda dei due GT ravvicinati. Si fatica a pensare che l'altura possa in qualche modo fare danno, anzi è un toccasana per molti motivi, di certo la famosa ossigenazione naturale, ma poi il clima è ideale. Si trovano subito salite lunghe, anche l'aria buona e il cibo migliore (al supermercato in pianura si fatica assai a trovare gli stessi principi nutritivi) non sono affatto un fattore da trascurare e lasciare alle teorie sorpassate.
Piuttosto (visto anche il drastico abbassamento dei valori ematici dopo il Giro come pubblicato) forse sarebbe stato meglio andarci proprio subito dopo il Giro (saranno obbligatori i famosi "circuiti"?) e tornare una settimana prima, per avere qualche giorno in più di riabitudine, senza stressare il fisico con un ritorno al piano seguito dopo un paio di giorni dalla partenza per il Tour.

Certamente il suo calo di condizione ha messo in secondo piano il fiasco della squadra, la corazzata invincibile al Giro (anche se al cospetto di compagini nettamente più deboli) avrebbe potuto mettere in fila il gruppo anche al Tour, per lo meno in qualche tappa isolata. Invece vicino a Basso rimaneva il solo Kreuziger e non in grado di scandirgli un ritmo alto. Ci sarebbe parsa più azzeccata una diversa gestione di alcuni uomini molto forti. Nibali forse era un po' stanco alla fine del Giro, ma con una condizione ottima e una settimana di riposo al Delfinato contro Contador in pieno rodaggio avrebbe potuto raccogliere allori, oltre che tanta sicurezza per il futuro. Mandare Szmyd al suo posto, invece, ha gravato pesantemente su un corridore che aveva finora sempre seguito Basso dovunque e probabilmente lo ha sfiancato definitivamente.

Nibali aveva in programma una pausa, Szmyd no. Ora si attende Nibali alla Vuelta, fare risultato alla corsa iberica per corridori non di casa negli ultimi anni è diventata una autentica impresa, tanto più che gli spagnoli spesso si aiutano quando non sono in diretta competizione. Avrà bisogno di una squadra almeno paragonabile a quella del Giro: ci sarà Kreuziger, ma potrebbe non bastare. Di contro, il siciliano potrebbe contare sull'apporto di Agnoli e su quello di un reintegrato Pellizotti, a patto che la Procura Antidoping del CONI si pronunci sul veneto-friulano.
Forse potrebbe essere il caso di non sfiancarla per controllare la corsa nelle classiche di agosto, come invece fatto in molti casi negli anni scorsi, raccogliendo pur ottimi risultati. Fino a qui il 2010 è stato l'anno della piena ribalta per Nibali, la Vuelta potrebbe portare risultati importanti, sarà il caso di sacrificarle qualcosa?

Elisa Rossi

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