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Giro Donne 2010: USA perfetti, Italia a secco - Il nostro pagellone del Giro Donne

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Si è concluso un Giro d'Italia tra i più impegnativi della storia, andiamo ad analizzare, protagonista per protagonista, la corsa della più attese alla vigilia.


Mara Abbott (Nazionale USA) - 10

 Due tappe e la vittoria finale: in un Giro per scalatrici è emersa la più forte, senza appelli. La 25enne statunitense ha piegato la resistenza delle avversarie - in particolare dell'arcirivale Pooley nelle due tappe da camosci e conquistando il suo successo più prestigioso dell'intera carriera. La sua superiorità in salita non è mai stata messa in discussione e il successo in rosa sullo Stelvio rimarrà scolpito a lungo nella memoria degli appassionati.


Ina-Yoko Teutenberg (HTC-Columbia Women) - 9.5

Sorretta da una condizione strepitosa, la tedescona mette in fila tutte le rivali già nella tappa d'apertura a Trieste, per poi ripetersi l'indomani a Riese Pio X. A sorpresa sbaraglia le avversarie anche nella crono - neanche troppo breve - di Biadene, rifilando distacchi importanti a fior di specialiste del tic-tac. A quel punto la volata di Lendinara è solo una formalità e ancora una volta a Wild, Bronzini e compagnia non rimangono che le briciole. Mezzo voto in meno per la cinquina mancata a Monza, ma su arrivi non lineari paga qualcosa dalle ragazze più esplosive.


Marianne Vos (Nazionale Olanda) - 8

 Dopo un paio d'anni di diserzioni ritorna al Giro Donne senza particolari ambizioni di classifica e non lesina energie già nelle prime volate pure. Dopo una bella crono in Veneto, dà la prima zampata sul muro di Pettenasco e si ripete in giorno dopo ad Arcisate seguendo in discesa un'indiavolata Zabelinskaya e regolando Arndt e la russa in una volatina. Sulle salite paga dazio alle migliori ma sulla Colma di Sormano e sul Ghisallo sopperisce con delle splendide discese che la portano ad un passo dal tris. Cede sulle Alpi, ma il suo Giro è più che positivo e impreziosito dalla maglia dei giovani e da quella a punti (peggior risultato il 10° posto dello Stelvio). La compagna di club Annemiek Van Vleuten (4, da rivedere) non è mai nel vivo della corsa, a differenza di ciò che aveva mostrato fino a questo punto della stagione.


Judith Arndt (Team HTC-Columbia) - 8

 La campionessa tedesca aveva fatto del Giro uno dei suoi appuntamenti stagionali da cerchietto rosso, tanto da rinunciare al Tour de l'Aude, sulla carta più adatto alle sue caratteristiche. Ottima a crono e nelle tappe medio-dure, cede il passo ad Abbott solo nelle tappe over-2000, conquistando comunque una miriade di piazzamenti (6 podi in totale) e altrettanti abbuoni che le permettono di conservare con relativa tranquillità la seconda posizione nella generale. In ogni caso raramente l'avevamo vista così competitiva su salite lunghe e impegnative, peccato per lo zero nella casella delle tappe vinte.


Tatiana Guderzo (Valdarno) - 7.5

Stagione finora improntata per il Giro d'Italia e ha dimostrato di essersi preparata a puntino. Primo squillo già a Pettenasco dove solo una Vos superlativa le toglie la gioia del successo parziale. In salita è costantemente tra le migliori, ma per pochissimi secondi perde il treno giusto - che avrebbe voluto probabilmente dire maglia rosa indossata nel giorno dello Stelvio - sul Maloja e da lì non può far altro che difendere con successo un podio comunque di tutto rispetto. La aspettiamo nel finale di stagione.


Emma Pooley (Cervélo Test Team) - 6-

Il momento chiave del suo Giro è stata la foratura nei primi chilometri della tappa di Albese con Cassano, poco prima di approcciare la Colma di Sormano. Quel giorno ha perso oltre cinque minuti e mezzo e ha detto addio alle ambizioni personali di vittoria. Nei due tapponi successivi è stata l'ultima a mollare le ruote di Abbott in salita e, nonostante non sia apparsa in formato Tour de l'Aude, è riuscita ad agguantare la maglia verde di miglior scalatrice. In discesa rimane sempre inguardabile.


Evelyn Stevens (HTC-Columbia) - 7

 La tappa vinta ad Albese con Cassano è un autentico capolavoro dopo 50 km di fuga solitaria, tenendo botta alle inseguitrici sul Ghisallo. E pazienza se poi le poche energie rimaste nei giorni successivi le abbia sacrificate per la causa di Judith Arndt, in fondo meglio una bellissima tappa che un'anonima quinta o sesta piazza nella generale. Come - e forse più - di Pooley il suo tallone d'achille rimangono le discese, nelle quali ha sempre perso contatto dalle migliori. Urge lavorare su questo fondamentale.  


Claudia Häusler (Cervélo Test Team) - 4

La Claudietta ammirata tra Aude e Giro 2009 è solo un lontano ricordo, anche se il successo all'Emakumeen Bira lasciava presagire ben altro. Un Giro anonimo, il suo, nessun guizzo in salita, neppure quando ha potuto usufruire della presenza della compagna Pooley davanti (vedi tappa di Livigno) per risparmiare energie nell'inseguimento. Puntualmente ha pagato su ogni salita e il suo quarto posto finale è un misero bottino per chi puntava senza dubbio al gradino più alto del podio. 



Shelley Olds Evans (Nazionale USA) - 7.5

Dopo una vita passata tra pista e circuiti americani, la 30enne velocista si sta rivelando al grande pubblico da un paio di stagioni come interessantissima stradista capace di mettere in fila le migliori velociste del lotto nell'ultima tappa di un Giro Donne così impegnativo come questo. Mezzo voto in più per l'abnegazione anche nelle tappe di montagna in cui è stata accanto ad Abbott finché ha potuto e per l'ottima cronometro conclusa in sesta posizione. 

 

Kirsten Wild (Cervélo Test Team) - 5.5

 Poco da fare per l'olandesona contro la Teutenberg di questi tempi e i suoi tre podi - compreso il secondo posto nella crono - dietro la tedesca sono da leggere in ottica "vorrei ma non posso". Nell'ultima volata si fa però uccellare dalla nazionale statunitense, approcciando troppo indietro l'ultima curva ad U e rendendo vana anche una potente rimonta.


Giorgia Bronzini (Gauss RDZ Ormu) - 5.5

 Discorso simile per la velocista di punta del movimento italiano che pure a Riese Pio X è andata vicinissima a infrangere lo strapotere della collega dell'HTC-Columbia. Alla fine sono tre i podi portati a casa (più un quarto posto) con lo stesso rammarico di Wild: non essere riuscita a capitalizzare nell'unica occasione concessa dall'imbattibile Ina. Non giudicabile il 12esimo posto di Edita Pucinskaite, in evidente ritardo di condizione.

 

 

Olga Zabelinskaya (Safi-Pasta Zara) - 6.5

Gambe forti e coraggio da vendere per la russa che ritornava quest'anno in sella ad una bici dopo tre anni di inattività e la nascita di una figlia. Buona la sua crono, discreta a Pettenasco, ottima ad Arcisate dove va vicinissima al successo con un attacco kamikaze nell'ultima discesa. Paga il conto nelle tappe più impegnative ma la top-10 finale è più un punto di (ri)partenza che un punto d'arrivo.


 

Elena Berlato (Top Girls-Fassa Bortolo) - 7

 Passo dopo passo la giovane vicentina è riuscita a scalare la classifica fino ad un onorevole decimo posto, risultando la seconda miglior italiana dopo Guderzo e la seconda miglior giovane dopo Vos, mica due qualsiasi. La salita è il suo terreno, in futuro è lì che potrà togliersi le sue migliori soddisfazioni.

 

 


Edwige Pitel (Michela Fanini Record Rox) - 6

Il quarto d'ora buscato tra Sormano e Ghisallo non ha scoraggiato l'attempata transalpina che nelle tappe successive ha sfoderato prestazioni di tutto rispetto sulle salite più impegnative dell'intero Giro, portandosi a ridosso della top-10, chiudendo 11esima dopo gli ottavi posti di Livigno e dello Stelvio. Discorso un po' differente per la compagna di squadra Grete Treier (6 anche per l'estone), appena due posizioni più in basso nella generale ma che ha lasciato sul campo la fetta più importante del suo ritardo nel giorno di Livigno, dopo essersi messa in luce con una lunga fuga verso Riese ed aver tenuto botta nelle tappe di Arcisate e Pettenasco. Bentornata in gruppo.

 

Nazionale USA - 10
Manel Lacambra si conferma tecnico di altissimo livello e quando, sin da Arcisate, c'è da scegliere tra Abbott e Neben (6.5 per l'iridata a crono di Varese, non eccellente in salita, ma ottima nel ruolo di gregaria di lusso della vincitrice), sacrifica la seconda per il lavoro sporco e i fatti gli danno ragione. Un gruppo molto unito e la qualità delle singole fanno il resto. In generale un movimento che sta crescendo a vista d'occhio anno dopo anno.

Team HTC-Columbia Women - 9
Cinque tappe portate a casa e il secondo posto nella generale sono un bottino eccezionale, soprattutto se ottenute di fronte alle atlete più forti del mondo. Unica nota stonata Noemi Cantele (4 per il suo Giro anonimo ed estendibile all'intera stagione della varesina) ridotta ad un vagone del treno di Teutenberg e mai davanti per provare a far la tappa, nemmeno nelle due tappe "miste" che pure le si addicevano.

Team Valdarno 7.5
Ci fosse stata una classifica a squadre, le grigio-blu di Montedori l'avrebbero dominata in lungo e in largo. Tre atlete tra le prime otto della classifica e una sul podio sono un risultato di tutto rispetto per un team al primo anno di vita. L'ingaggio in extremis di Evgenya Vysotska (per la vera sorpresa di questo Giro) e le prestazioni solidissime di Tatiana Antoshina (7 meritatissimo per la russa) sono state la marcia in più. Unico interrogativo: come sarebbe andata a finire se avessero corso abbandonando del tutto le ambizioni personali di classifica?

Cervélo Test Team - 4
Zero vittorie e nessuna delle capitane sul podio, con l'unica soddisfazione venuta dalla maglia verde di Emma Pooley. La corazzata che aveva dettato legge già in Qatar, passando per Freccia, Aude, Valladolid, Bira, Trentino e tante altre corse, si è sciolta come neve al sole sotto i colpi di Teutenberg prima e di Abbott poi, ritornando a casa a bocca asciutta. Difficilmente le cose sarebbero cambiate potendo disporre di Sharon Laws, ritirata con una clavicola rotta dopo la seconda tappa.

Giuseppe Cristiano

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