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Tour de France 2010: L'arduo compito di Evans in giallo - Intanto Cadel è in un club esclusivo | Cicloweb

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Tour de France 2010: L'arduo compito di Evans in giallo - Intanto Cadel è in un club esclusivo

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Cadel Evans sorridente con la sua maglia gialla - Foto Tim De WaeleCadel Evans è in maglia gialla. L'evento si era già verificato nel 2008, quando Cadel indossò il simbolo del primato per cinque giorni, prima di cederlo a Frank Schleck (che poi a sua volta lo cedette a Sastre). Il fatto di aver doppiato invece la maglia rosa (indossata dall'australiano un giorno quest'anno) con quella gialla non è così frequente, solo altre 22 volte un corridore si era trovato per almeno un giorno in testa alla classifica dei due più importanti GT.

Un club ristretto ad appena 13 corridori (ora 14), in una galleria aperta da Gino Bartali nel 1937, proseguita attraverso le doppiette di Coppi e di Anquetil, l'impresa cronoprologhista del francese Grosskost nel '68, l'epopea di Merckx e quella di Hinault, la presenza di due annate fignoniane bagnate da storiche sconfitte ('84 e '89), la straordinaria stagione '87 di Roche, l'incursione di Acacio da Silva nell'89, e poi ancora, dopo la potente parentesi firmata Indurain, le volate magiche di Cipollini '97, l'irripetibile Pantani del '98, e, per chiudere, il doppio coronamento a una carriera da parte di Honchar nel 2006.

Di tutti i 13 che precedono Evans in questa impresa a suo modo notevole, l'unico ad aver centrato la doppia maglia rosa-gialla indossando in partenza quella iridata di Campione del Mondo è stato Eddy Merckx nel 1972 (veniva dal successo mondiale di Mendrisio '71). Se poi ci mettiamo che Evans ha vestito anche la maglia rossa di leader della Vuelta, pochi mesi fa, avremo tre GT consecutivi in cui il capitano della BMC è stato in testa (qui il club è ristretto a lui, Hinault '82-'83 e Merckx '72-'73). Ora, il punto è: cosa se ne fa Evans di tanta (e tanto) nobile compagnia, se poi finirà a mani vuote come al solito?

L'australiano, mai vincente in un grande giro, non ha che da invertire la tendenza portandosi a casa il suo primo Tour: quante reali possibilità ha di farlo? Saremmo tentati di dire "poche", anche se c'è la consapevolezza che il Giro nelle gambe di Cadel non è un danno ma semmai un aiuto a carburare bene in questa Grande Boucle (più diesel di lui ce ne sono pochi). Il problema per l'australiano è che, anche se Armstrong non è più tra costoro, ci sono ancora troppi avversari che lo tengono a tiro, e molti di loro hanno squadre migliori della sua (ma anche un'attitudine alla salita più convincente). La cronometro, arma principale di Evans, verrà dopo troppe montagne, e soprattutto troppo disposte cervelloticamente per non richiedere un grande apporto del team intorno al capitano designato.

Per dire, già domani: 3 salite importanti nei primi 100 km, poi 50 km di "buco", poi la Madeleine: come pensa la piccola BMC di controllare la situazione e di tenere insieme la corsa? Sui Pirenei: nelle prime due frazioni non ci sarà molto da inventare (arrivo in salita ad Ax 3 Domaines col Pailhères subito prima; arrivo a Bagnères-de-Luchon subito dopo la discesa del Balès, unica salita seria della giornata), ma nelle due tappe del Tourmalet? Evans rischia di trovarsi in balia di attacchi incrociati da parte di avversari che lo vivono più come il protagonista di un breve interregno, che non come un rivale con cui lottare fino alla fine.

A 20" dall'australiano c'è Andy Schleck: vicinissimo, quindi. A 1'01" lo spauracchio Contador. Poco oltre, il forse finalmente sbocciato Van den Broeck (ha 27 anni) e il temibile Menchov. Più indietro, ma non così tanto da non preoccupare chi li precede, Kreuziger (a 1'45"), Leipheimer (a 2'14"), Sánchez González (a 2'15"), Gesink (a 2'37"), Sastre (a 2'40"), Basso (a 2'41"), Wiggins (a 2'45"). E mettiamoci pure Vinokourov a poco più di tre minuti. Stiamo parlando di 12 corridori, fatale che non si possa correre dietro a tutti (specie se tocca farlo in prima persona): bisognerà scegliere due nomi (già star dietro a tre significa rimetterci di sicuro) da battezzare e da seguire in caso di attacchi: Schleck e Contador, ovviamente. Se la Rabobank o la Liquigas si mettono in testa di inventarsi un gioco di squadra (hanno le pedine per farlo), ecco che i buoi fuggono dalla stalla del Campione del Mondo australiano.

Ma naturalmente, come tra l'altro abbiamo visto ieri, sarà l'Astana a sobbarcarsi tutto il lavoro che la BMC non potrà fare: intanto perché il team kazako dovrà preparare il terreno agli attacchi di Contador (che sarà obbligato a provarci, proprio perché è terzo in classifica e non primo); e poi perché, come detto più su, il faro della corsa non è Evans ma resta comunque il madrileno. A Cadel non resterà che difendersi al meglio delle sue possibilità, amministrando quel minutino che ha di margine su Alberto e non curandosi di perdere qualcosa da Andy. Se l'australiano riuscirà nel miracolo di tenersi in zona maglia gialla sino a dopo le montagne, allora sì che la crono di Pauillac sarà decisiva, visto che a quel punto sui 52 km della prova contro il tempo Evans darà tutto quello che gli rimane per rimettere a suo favore la partita.

Marco Grassi

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