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Tour de France 2010: Ora le Alpi chiamano i big - Week-end di montagna, poi il riposo | Cicloweb

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Tour de France 2010: Ora le Alpi chiamano i big - Week-end di montagna, poi il riposo

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Cancellara e Basso pedalano accanto © BettiniphotoIl Tour si è tuffato in aperta campagna, un'altra tappa da meditazioni nella pancia del gruppo. I prodi sotto il casco si ascoltano: mai fidarsi di una gamba che che canta troppo sui piattoni, il dietro macchina del gruppo può dare riscontri fasulli. Massima guardia rispetto ad ogni scricchiolio però, una cattiva digestione, un eccessivo sbalzo di sensazioni, un avversario che scherza troppo, che ha fiato e umore da vendere.
Il capitano di lungo corso Armstrong ha trascorsi a teatro, può anche recitare la parte della crisi nera come sul Glandon 2001. Di solito, invece, ti lavora ai fianchi con scherni intrisi di arsenico, e ti rovina il fegato. In queste transumanze di gruppo tali doti istrioniche sono le più richieste, un dubbio che si insinua in petto può costarti una notte di riposo. Intanto si spulciano nomi in classifica, nei quartier generali si mandano a memoria elenchi.

Evans e Andy, attitudini diverse, sono i fari. La guardia ferrea del sellino nemico è prerogativa del'australiano. Ha vantaggio, non si accettano più scommesse, diffilmente lo si vedrà all'arrembaggio. Il secondo invece scalpita, già ha fatto scintillare l'armatura in prima fila sulle pietre, e non è il suo pezzo forte. Conosce il prode avversario, sa che predilige volgere le sorti a proprio vantaggio con fulminanti colpi di scimitarra. Attendere e difendere 31 secondi potrebbe essere una trappola.
Contador teme le battaglie campali, da consumato predatore suole attendere sopravvento con fiducia per scatenare la sua incursione solo alla fine. Menchov non ha perso colpi, compare in classifica a 1'10" da Evans, ma tra i passisti è il più estroso, la crono finale è avvolta da luce troppo crepuscolare per farne oggetto di calcolo, e lui ha affilato il suo motore al cambio di ritmo sulla ruota di Di Luca. Nel bollettino delle previsioni strategiche è dato sempre tra i probabili difensori, ma va guardato a vista.

Denis Menchov, finora sottovalutato? © BettiniphotoIn posizione mediana, senza troppe opzioni difensive, stanno LL Sánchez e Armstrong. Senza opzioni difensive in caso di ambizioni elevate, da podio. Davanti hanno corridori poco inclini al cedimento improvviso, forse anche più forti in salita, come risalire senza inventarsi qualcosa?
Più indietro ancora figura Basso. Lui invece potrebbe sperare di trovare gambe migliori in salita anche rispetto a chi ha 2 minuti su di lui (Evans), il pavé ha spalmato personaggi di rilievo lungo tutta la classifica (Samuel Sánchez, Rogers, Gesink, Sastre). Ergo, alleati ne trova senza problemi. Basso però è uomo arroccato. Se ne sta ben difeso nella sua tenda di comando, non mostra il fianco per chiedere aiuti. La banda Liquigas, di suo, al Giro ha attuato sempre l'attacco frontale, nessun trucco, nessun inganno, tutto alla luce del sole. Difficile però pensare di prendere a schiaffi in quel modo anche il Tour, finora chiuso agevolmente da squadroni possenti.
Armstrong ha una guardia d'acciaio, Astana e Saxo non sembrano fragili, nemmeno togliersi di mezzo alla prima collina la BMC di Evans pare così facile. Agli strateghi Liquigas stavolta sono richieste elevate doti speculative.

Intanto si è chiuso il mini-festival dello sprint. Mini rispetto alle abitudini d'Oltralpe, da qui in poi quattro tappe sulle Alpi e quattro sui Pirenei, Mende e le fughe dovrebbero lasciare poco altro. La situazione è alquanto incerta. Cavendish ha dispensato due colpi del suo decantato cannone dando l'impressione di aver ripreso in mano le redini della sua tesa stagione. Però la relativa classifica recita Hushovd con 4 striminziti punti di vantaggio su Petacchi e pochi altri su McEwen. Il primo, finora sbiadito negli sprint di gruppo, è dotato di gran fiuto per le fughe da traguardi intermedi e in tappe difficili ha solo da guadagnare. Il secondo pare sulla strada di illustri predecessori, invecchiando acquisisce tenuta in salita: forse gli converrebbe rispolverare la marcatura a uomo sul campione norvegese, visto che allo sprint non lo teme. Oggi si è trovato fra le ruote un certo Hunter, vecchia conoscenza italiana, che dopo alcuni fantasiosi dribbling lo ha lasciato al vento nei metri finali, costringendolo a chiudere un piccolo, decisivo buco.
Finora tutte volate senza rimonte, segno di estremo equilibrio tra gli sprinter, nessuno sfreccia, nessuno surclassa. Forze quasi uguali, chi parte dietro non rimonta. Stavolta anche tra di loro si farà la differenza in salita.

Elisa Rossi

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