Tour de France 2010: Le lacrime e gli errori - Dean deraglia, Cavendish esplode
Prendete la volata di ieri e sviluppate il suo negativo: avrete - protagonista più, protagonista meno - l'esatto andamento dello sprint di oggi a Montargis, con Mark Cavendish esploso poi in lacrime, sul podio delle premiazioni, per festeggiare la quarta vittoria stagionale (non vinceva dal 16 maggio, tappa di Sacramento al Giro della California). Il battesimo, in questo caso, è il sacramento del britannico in questo Tour.
Parlavamo del negativo e proviamo ad essere più chiari, per quanto il gioco di parole (e di luci) non ci viene in soccorso: vi avevamo raccontato ieri di Tony Martin attivo già a 2.5 km dalla conclusione di Reims, col treno del Team HTC arrivato piuttosto lungo, col solo Renshaw, sul rettilineo finale.
Oggi la squadra di Stapleton e Aldag s'è defilata - se non del tutto, quantomeno in parte - ed ha lasciato che fosse la Garmin a fare il Team HTC. Si era capito già da un po', con Maaskant e Vansummeren a recitare la parte dei muli negli ultimi 10 km, che Farrar stava meglio rispetto a ventiquattr'ore prima e ci avrebbe provato. Perché, altrimenti, spremere gregari per la volata di Dean o Hunter?
Il Team HTC non si è comunque disinteressato del finale: Martin ed Eisel, fino ai meno 1.7 km, non hanno lesinato energie, né hanno imposto furbate a chi li succedeva. Una curva a sinistra intorno ai meno 2.5 km aveva già ordinato le fila alle spalle di Eisel stesso, Millar, Hunter, Dean e Farrar, con Freire a darsi spallate con Renshaw e Hushovd a fare lo stesso - pur con l'onore delle armi, visto che era a ruota di un compagno - con Cavendish. Dietro, lo stesso Petacchi (oggi inspiegabilmente lasciato solo da Hondo) faceva fatica a risalire, trovando solo con uno slancio degno di nota la ruota della maglia verde norvegese.
Il canovaccio che non t'aspetti, però, è proprio quello della Garmin: Farrar ha un polso più rotto che sano, ma ha visto un Cavendish vuoto, ieri, ed un Hushovd forse già sazio dal pavé di Arenberg e dalla Verde sulle spalle. E allora ci prova, perché a Petacchi non sempre possono riuscire volate di 300 e passa metri.
Ed allora tocca a Millar ai meno 1.7 km, poi Hunter sotto lo striscione dell'ultimo chilometro. All'ultima curva, a destra, 600 metri dall'arrivo, Dean vuole già passarlo. "Aspetta", gli fa il sudafricano con la mano. Il neozelandese obbedisce e torna nei ranghi.
Hunter fa poco altro e si scansa, Dean accelera ma non troppo, visto che Renshaw lo affianca sulla sua destra - come successo ieri all'australiano con Lancaster - ma, a differenza dell'olimpionico della Cervélo, Renshaw non lascia Cavendish alla ruota di Petacchi.
Il traguardo è vicino e Renshaw ha ancora energie. Dean ne ha invece poche, e non contento di aver calato la velocità, stringe alle transenne - sulla sinistra - il suo capitano, Farrar, che per scansarlo è costretto a chiudere lo spazio a Petacchi, che pareva in grado di produrre un'altra bella sparata.
Siamo ai 150 metri, però, "zona Cavendish", ed il ragazzo dell'Isola di Man stavolta può esplodere in tutta la propria esplosività, lasciando le briciole a Ciolek e Boasson Hagen (risalito negli ultimi metri grazie alla maglia bianca Thomas, ostacolati involontariamente dallo spostarsi di Hunter).
Dietro la lavagna oggi ci finisce Dean, un corridore troppo incostante per essere affidabile come ultimo uomo, anche se Farrar non ha mai nascosto di trovarcisi a meraviglia. Alterna perle eccezionali (vedi Bitonto al Giro d'Italia) a disastri come quello di oggi, ma in realtà nessuno in casa Garmin avrà da recriminare, visto che il buon Tyler non è sembrato proprio in grado di produrre una volata degna di un Tour, complice il dolore al polso che ne compromette - ovviamente - la proiezione del busto in avanti per spingere l'11.
Cavendish esplode in una commozione, in lacrimoni e singhiozzi che vogliono dire molto. Un anno travagliato, a rincorre la condizione tra mal di denti, preparazione approssimativa e qualche comprensibile distrazione (vedi il fidanzamento con Miss Italia nel mondo di qualche edizione fa, vedi le scene dei riflettori sempre puntate addosso) che ne ha minato anche la tranquillità più elementare, come si è notato al Giro di Svizzera - cercando il contatto con Haussler a 65 km/h - e come si è notato a Bruxelles in questo Tour, sbagliando una curva tutto sommato facile e rovinando la volata sua e quella di altri velocisti.
Ha compiuto 25 anni lo scorso 21 maggio, Mark, questo è anche bene ricordarcelo quando si parla di lui. Fenomeno o no, è un ragazzo che è passato - nell'arco di dodici mesi - ad una vita completamente differente da quella di prima. L'arroganza, la "maleducazione", la sfrontatezza, le parole e i gesti fuori posto possono anche essere, come spesso accade, la maschera di una grande timidezza, e forse anche di un disagio.
Chissà se oggi quelle urla e quel pugno possono averlo liberato, e se - soprattutto - quel pianto può avergli lavato via di dosso le tante paure e debolezze. O se, come è umano pensare, Cavendish imparerà proprio da oggi a convivere meglio con tutti questi stati d'animo.