Il Portale del Ciclismo professionistico

.

L'intervista: «Ciclismo, il meglio per un cronista» - Francesco Pancani parla del suo Giro

Versione stampabile

Francesco Pancani e Davide Cassani - Foto tratta da FacebookHa raccolto il testimone da Auro Bulbarelli ed è diventato la voce del ciclismo, dopo 15 anni di pallavolo e un apprendistato di tre anni in motocicletta. Francesco Pancani, fiorentino fino al midollo, ha rappresentato una delle novità della stagione e dopo il Giro d'Italia da lui brillantemente portato a termine lo intervistiamo per conoscerlo meglio.

Allora, com'è stata la tua prima esperienza da telecronista del Giro?
«Bellissima, non c'è altro termine per definirla. La corsa è stata spettacolare, veramente uno dei Giri più belli degli ultimi anni, concordo coi tanti che hanno espresso questo parere. Alla vigilia c'era preoccupazione per la scarsità di grossi nomi al via, ma abbiamo avuto la conferma che la corsa la fanno i corridori: ogni giorno succedeva qualcosa, e la tappa dell'Aquila, che pure ha sollevato tante polemiche, è stata decisiva per rendere questo Giro così bello».

Qual è stata la tappa che t'è piaciuta di più?
«Vado sul classico, dico Montalcino e Zoncolan, le due giornate che mi hanno emozionato di più. La frazione di Montalcino l'avevo vista in ricognizione con Cassani, perché volevo studiare bene il percorso in vista del mio impegno da telecronista, e da subito il percorso mi aveva affascinato: dico che anche senza diluvio sarebbe stata una tappa memorabile. Dello Zoncolan mi ha entusiasmato lo scenario, quel teatro a cielo aperto coi volti della gente accanto a quelli dei corridori. E confesso che quella tappa mi è piaciuta molto più di quelle di Plan de Corones o del Mortirolo, senza nulla togliere agli scenari di quest'ultime: quando passi, sul Mortirolo, dal tornante col monumento a Pantani e ti fermi là davanti come fai a restare indifferente?».

Com'era la tua giornata-tipo durante il Giro?
«A dire la verità mi son trovato spiazzato, abituato com'ero alla vita parallela che fa il gruppo dei motociclisti, col quale mi muovevo negli anni scorsi. La giornata-tipo... ci si svegliava presto, quando era possibile (poche volte, in verità) con Davide passavamo dalla partenza, ma l'importante era essere all'arrivo al massimo a mezzogiorno e mezzo. E dopo la diretta, tra Processo, servizi vari e TGiro, prima delle 20.30 non si andava via. Sì, un po' stancante, anche per via dei tanti (e lunghi) trasferimenti, che mi hanno stroncato. Anche se non dovrei neanche dirlo, pensando ai corridori che oltre a tutto l'andirivieni logistico hanno pure dovuto pedalare ogni giorno...».

Qual è stata la difficoltà maggiore incontrata durante le telecronache?
«Da telecronista, quale mi sono sempre sentito, pensavo che la difficoltà maggiore fosse riconoscere 100 atleti anziché i 12 con cui avevo a che fare quando facevo le dirette della pallavolo. Mi sbagliavo. Ho sempre avuto molta stima di Auro Bulbarelli, ma ora che ho preso il suo posto ne ho ancora di più, perché mi sono reso conto che dietro a una telecronaca di ciclismo c'è un lavoro impressionante, occorre una grande preparazione: sapere mille cose per dirne magari 10, ma l'adattamento ai tempi lunghissimi di una gara ciclistica non è facile. Bisogna imparare a non bruciare subito tutti gli argomenti, per esempio. Insomma, io non mi spaventavo di fronte al nuovo incarico, convinto che le differenze tra questo e altri sport non fossero così marcate; invece il ciclismo è proprio tutta un'altra cosa. Fortunatamente Davide e gli altri opinionisti mi hanno dato una grande mano».

Qual è stata la telecronaca che ti è piaciuta di più?
«Quella della tappa del Gavia. Abbiamo avuto poche immagini dalla gara e abbiamo dovuto parlare per ore praticamente senza vedere nulla. Ecco, quel giorno, a livello personale, mi son piaciuto».

E invece qual è la critica che ti sei sentito rivolgere più spesso?
«Per la critica è facile: mi si rimprovera una certa assenza di pathos, ed è vero, me ne rendo conto anch'io. Però, mi spiace dirlo, ma l'urlo alla Guido Meda, o alla Auro su certi traguardi, non mi appartiene. In alcuni casi preferisco star zitto, a volte le immagini parlano da sé e aggiungere delle parole in certi momenti li rovinerebbe soltanto. Tra l'altro credo che la scelta del silenzio in determinati frangenti, a lasciare solo il rumore della strada, sia anche stata vincente».

Si è comunque avuta l'impressione che il clima del Giro ti abbia un po' sciolto, e strada facendo ti abbiamo sentito più partecipe, più coinvolto emotivamente.
«Me ne sono accorto anch'io, penso sia anche normale e collegato alla maggior sicurezza che ho acquisito. Anche solo il fatto di riconoscere meglio i corridori mi fa sentire più tranquillo e mi aiuta a sciogliermi. Ammetto che le prime telecronache le ho fatte col freno a mano tirato, avevo paura di dire qualche bischerata. Diciamo che son partito un po' a basso volume, che poi è anche una cosa che rispecchia il mio carattere: mi ritengo una persona umile e ne vado anche fiero».

In cosa pensi di poter migliorare?
«Devo crescere ancora tantissimo, ne sono conscio. Quando posso, passo serate intere ad ascoltare i corridori e i direttori sportivi, voglio imparare il più possibile. E non appena ho un pomeriggio libero, mi fiondo a casa di Alfredo Martini: è una persona eccezionale, basta che apra bocca e insegna qualcosa, anche se non si parla di ciclismo. Lunedì mattina è stato il primo a chiamarmi, alle nove meno un quarto, e quella telefonata mi ha sinceramente commosso».

Da quel che dici si deduce che seguivi il ciclismo un po' da lontano, prima di iniziare a lavorarci dentro.
«Lo seguivo da appassionato, ma non ero esperto. Tutto è nato in maniera casuale, poi: nel '93 facevo Tutto il calcio minuto per minuto e venni dirottato all'ultimo momento a seguire il Giro in moto per RadioRai: ebbi quell'incarico per due o tre anni, dopodiché scelsi di dedicarmi in toto alla pallavolo. Molti anni dopo, quando Alessandro Fabretti decise di scendere dalla moto, Auro si ricordò di quel particolare, e propose il mio nome per il ruolo di "staffettista". Io accettai con grande entusiasmo, anche perché mi sento intimamente un uomo Rai, e il ciclismo è forse lo sport che più rappresenta l'azienda di stato, che nel calcio è una delle tante (dopo Sky), mentre il ciclismo è indiscutibilmente targato Rai. Infine, quando lo scorso anno Bulbarelli ha passato la mano e mi ha proposto di sostituirlo al microfono, non avrei potuto essere più felice: a livello professionale essere il telecronista del ciclismo è davvero il massimo, penso che sia il posto più ambìto».

Più della finale dei Mondiali di calcio?
«Ah, per quanto mi riguarda non ho il minimo dubbio. Già negli anni scorsi avevo fatto delle scelte precise, mi dicevo che è meglio essere il numero uno della pallavolo che il 150 del calcio. Fossi andato a Roma, avrei forse fatto un'altra carriera, chi può dirlo. Ma non ho mai voluto muovermi da Firenze, qui c'è la mia vita. E poi, in realtà, la questione è che a me l'ambiente del calcio non piace, è invivibile. Lì tutto è eccessivo, non mi ci ritrovo. Anche a livello professionale è veramente un mondo insopportabile: quando devi stare 20 giorni a dannarti l'anima per avere un'intervista a Prandelli, per dire... No no, molto meglio il ciclismo!».

Ci puoi dare qualche anticipazione sull'offerta di ciclismo da parte della Rai in futuro?
«No, non posso semplicemente perché non so niente. Ma già il fatto che il nuovo canale RaiSport2 sia gestito praticamente in maniera diretta da Auro, può farci stare tranquilli: se ci saranno 5 euro in più da investire o mezz'ora di diretta supplementare a disposizione, state certi che queste risorse andranno al ciclismo. L'amore di Auro per questo sport è impressionante, in passato è stato criticato molto ingiustamente in questo senso».

Cos'hai capito finora dell'ambiente ciclismo?
«Che è un mondo molto legato alle radici, e questa è una caratteristica che può avere risvolti positivi ma anche negativi; che sta rischiando di prendere qualche aspetto deteriore tipico del calcio (troppi procuratori in giro, grandi differenze di competitività e potere tra squadre di una stessa categoria...). Però è un ambiente pieno di belle persone, ed è bello starci e lavorarci, ci sono poche tensioni. Sì, in definitiva nel ciclismo finora ho incontrato tante belle persone».

Cosa ti piace di più e cosa di meno?
«Forse la stessa cosa, e ha a che fare con la mia - diciamo - verginità. Vorrei conservarla, ecco. Per dire, non ho un corridore preferito (poi, se vince un italiano son più contento, ci mancherebbe), probabilmente anche perché mi manca di aver vissuto appieno la storia di questi ragazzi negli anni scorsi. Ma penso che innamorarmi di un atleta sarebbe anche un errore a livello professionale. Mi sento partecipe ma non coinvolto, ecco. E questa mia verginità rischia però di ritorcermisi contro, perché è inutile nascondersi che i dubbi circolano, nessuno dei miei colleghi mette la mano sul fuoco per un qualsiasi corridore. Certo, non ho vissuto le stagioni nere, con gli scandali più grossi; onestamente non so come reagirei di fronte a una situazione del genere, non ci ho ancora pensato; sicuramente mi sentirei un po' preso in giro se scoprissi che delle imprese che mi hanno emozionato erano frutto del doping».

Quindi il fatto che nelle tue telecronache si sia parlato pochissimo di doping, finora, è più legato a questo stato di "verginità" che a una scelta precisa?
«È una scelta sì! Sono un cronista, mi reputo tale, e quindi da me sentirete cronaca, non commenti. Naturalmente se esploderà un caso di doping non lo occulterò, ne parlerò; così come non si potevano tacere certi fatti del passato riguardanti Basso, alla luce della sua vittoria e dei significati che si porta in dote. Ma non mi sentirete mai dire "scatto di tal dei tali, che 2 anni fa fu squalificato eccetera eccetera": se non c'è un elemento di attualità, non vedo perché tornare su certe vicende. Insomma, il doping non sarà un argomento tappabuchi quando ci saranno 10' da riempire in telecronaca».

Che ne pensa Bulbarelli, che invece batteva molto su questo tasto?
«Non abbiamo mai parlato di come fare le telecronache. Sa bene che io ho il mio modo, e penso che si fidi. Del resto, non penso che lui volesse un suo clone a sostituirlo; e tra l'altro, io non lo sono! Non mi piace, per esempio, snocciolare ogni volta nozioni sul castello dove nel 1340 il barone X ha fatto questo e quello, non me ne frega nulla: lo si può fare per alcuni monumenti, alcuni paesaggi, ma non per ogni angolo incrociato da una corsa. Ma indubbiamente questo è un aspetto che riguarda lo stile di un telecronista: ho apprezzato tantissimo Auro in quel ruolo, ma mi pare anche normale che magari alcune cose mi abbiano entusiasmato meno. Così come mi pare normale condurre le telecronache in maniera diversa da lui: ognuno ha le sue specificità, e comunque mi pare che la gente si stia abituando al cambio di voce, e la cosa mi fa molto piacere».

Non possiamo lasciarci senza chiederti notizie sul tuo pappagallino Velasco, sappiamo che ha passato delle disavventure: come sta ora?
«Sta bene, sta bene! Lo chiamo, lui risponde... spero che sia davvero lui e che non mi abbiano restituito un sosia dell'originale...».

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano