Tour de l'Aude 2010: Una corsa per corridori veri - Il commento di Edita
È difficile che la Marianne torni da una corsa a tappe senza aver lasciato una traccia di sè e infatti la sua zampata è puntualmente arrivata, confermando per l'ennesima volta il talento e l'eccezionale fiuto dell'olandese mondiale (nel vero senso del termine, non a caso da anni ormai la Vos si mantiene la testa della classifica individuale Uci). Vince per se stessa e per il suo grintoso team, che in questo Giro di monti, discese e venti aveva battagliato tanto, raccogliendo poco.
Un Tour de l'Aude di grandi firme e poche (nessuna) sorprese si concluderà domani invitando tutti all'immancabile e tradizionale festa serale con tanto di musica, premiazioni e sorrisi, stanchi ma sollevati. Calerà la tensione e tutti, atlete, personale, organizzatori, motostaffette e giornalisti si sentiranno parte di un'avventura da definire in qualsiasi modo, tranne che semplice o poco espressiva o di scarsa personalità. In quella serata si respirerà l'orgoglio di avercela fatta. Succede sempre.
Perché si possono mettere in discussione le tattiche e le strategie di alcuni team o le singole atlete, ma non si può mai accusare il gruppo di attendismo o scarso impegno. Un gruppo che parte a tutta, che prosegue in crescendo e non finisce in calando, la stanchezza finale viene eliminata dall'orgoglio delle ultime possibilità da non perdere. È una corsa per chi è duro a morire o tenta di diventarlo.
«Non vedo l'ora che finisca tutto, sento l'accumulo di acido lattico ovunque, dai muscoli ai pensieri» sono le battute tipo delle ultime faticose giornate.