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Tour of California 2010: Sorpresa Brett, conferma Radioshack - Lancaster brucia Sagan

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Sono giorni da ricordare per L'Australia del pedale, che non finisce di spadroneggiare nelle maggiori corse in giro per il mondo. Dopo Goss a Cava de' Tirreni (che seguiva i successi di Lloyd ed Evans tra sesta e settima tappa del Giro), nella nottata italiana è toccato a Brett Lancaster ricordare lo stato di grazia di cui gode in questo momento il ciclismo della terra dei canguri.

Il passista della Cervélo, impegnato negli States come ultimo uomo del treno di Haussler, ha saputo però superare meglio del compagno le asperità presenti sul percorso tra Davis e Santa Rosa ed è stato poi bravo ad approfittarne nel modo migliore, battendo abbastanza nettamente Sagan e Boom e regolando così il gruppo di 27 venutosi a trovare in testa alla corsa, infine vestendo la maglia di leader.

E se già di per sé è da rimarcare il ritorno al successo in una tappa in linea per il 30enne Lancaster, successo che mancava dal Tour de Langkawi 2004 - ma nel frattempo Brett aveva battuto tutti nei prologhi del Deutschland Tour 2008 e soprattutto del Giro d'Italia 2005 - la notizia del giorno è la selezione venutasi a creare nel corso della seconda frazione, che pur presentava qualche salita interessante, ma non pareva destinata a creare sconquassi. Sconquassi che invece ci sono stati eccome, visto che, complice il tempaccio che ha imperversato lungo il percorso, i distacchi sono stati piuttosto consistenti; mentre il gruppo dei velocisti (incluso l'ex leader Cavendish e l'ammaccato Boonen) ha tagliato il traguardo a 17'20" dai primi, anche alcuni dei possibili pretendenti alla classifica generale hanno pagato dazio: 15'02" per Cancellara e Barredo, 2'47" per Fuglsang, 1'17" per Martin, Hincapie (anche lui un po' malconcio dopo il cadutone della prima frazione) e Peterson.

Come si vede i migliori e i principali favoriti sono in ogni caso stati capaci di rimanere nel primo gruppo: in particolare, la corazzata Radioshack ha confermato il ruolo di faro della corsa americana, perdendo per strada solo Popovych, McCartney e Muravyev, ma presentandosi nel primo gruppo con tutti i suoi uomini migliori, ovvero Leipheimer, Armstrong, Horner, Brajkovic e Rubiera. Una supremazia, quella dei Lance-boys, che pare difficile spezzare anche nel prosieguo della corsa, ma di certo Rogers per la HTC-Columbia, Voigt e Andy Schleck per la Saxo Bank e Hesjedal, Peterson e Zabriskie per la Garmin non resteranno a guardare.

Senza dimenticare le possibili ambizioni di due giovanotti dal valore già provato come i già citati Boom e Sagan. Lo slovacco dal canto suo non finisce di stupire e pare mantenersi su livelli di forma notevoli, nonostante sia al top da parecchi mesi; un calo sembrerebbe nell'ordine naturale delle cose e forse proprio l'essersi fatto superare da Lancaster nello sprint ristretto potrebbe rappresentare un piccolo segnale in questo senso.

Pochi spunti ha riservato il resto della tappa, vissuta del tentativo di corridori di secondo piano: Karl Menzies (Unitedhealthcare-Maxxis), Jay Thomson (Fly V Australia), Michael Friedman (Jelly Belly-Kenda), Andrew Randell (SpiderTech-Planet Energy) e Thomas Rabou (Team Type 1). Tentativo reso vano dal forcing delle squadre dei big, soprattutto lungo la salita di Trinity Grade, lungo la quale erano rimasti soli in testa Rabou e Menzies, mentre in gruppo si veniva a creare la selezione decisiva.

Altri verdetti sono attesi stanotte, quando il gruppo affronterà la terza frazione, 182 km da San Francisco a Santa Cruz, scanditi da quattro salite, l'ultima delle quali - quella di Bonny Doon - posta a poco più di 20 km dall'arrivo.

Stefano Rizzato

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