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Romandia 2010: Spilak attacca e vince sotto la pioggia

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La quarta tappa del Giro di Romandia arrivava a Châtel-Vallée d'Abondance e se i nomi dei luoghi hanno un significato, le emozioni, gli attacchi ed i continui mutamenti di scenario nella corsa sono stati davvero tanti. Abbondanza d'emozioni e di giovani talenti, sfrontati e senza paure, anche oggi alla ribalta. Basti solo pensare che il vincitore, Simon Špilak, ha ventitré anni da compiere a giugno, mentre il secondo classificato è ancora il ventenne Peter Sagan, fenomeno su tutti i terreni, che batte in volata un ottimo Philippe Gilbert e, non sapendo della cavalcata solitaria di Špilak là davanti, esulta, convinto di aver ottenuto la sua quarta vittoria stagionale. Peccati di gioventù.
Eravamo rimasti alla cronometro di Moudonche che ieri aveva portato sulle spalle di Michael Rogers la maglia di leader della generale. Quest'oggi Špilak ha proseguito l'esercizio contre la montre, andando via da solo per ben tre volte, rischiando addirittura di strappargliela di dosso, quella maglia, a Rogers (lo sloveno è ora terzo in classifica a 5" dall'australiano). «Ho provato ad andar via - ha dichiarato Špilak subito dopo l'arrivo - quando piove corro sempre bene, domani proverò ad attaccare di nuovo». Chiaro come il sole che oggi si nasconde tra questi nuvoloni.
Alla partenza di Vevey i corridori hanno trovato la pioggia ed una frazione tosta da affrontare. Sul primo colle di giornata, il Pas de Morgins, vanno via in sette. Si tratta di Ignatiev, Elmiger, Gourov, Stauff, Marycz, Busche e Juan Josè Oroz. L'accordo è ottimo e iniziano a guadagnar terreno. Il basco Oroz è quello piazzato meglio in classifica generale, il suo ritardo è di 1'30" e per un bel po' è leader virtuale. Purtroppo per lui, però, la fuga non sembra essere destinata ad andare in porto. Da dietro, infatti, Valverde mette i suoi scudieri a tirare. I sette battistrada arrivano ad avere un vantaggio di 3'25", quindi il loro margine inizia pian piano a scemare. Ai piedi dello strappo che precede la seconda salita di giornata, il Col du Corbier, il gruppo viaggia con un ritardo di 1'20". Proprio su questa salitella se ne va Philippe Gilbert, che evidentemente è uscito con una gran gamba dalle Classiche delle Ardenne. Il vallone quando vede un'impennata breve ed impegnativa non sta nella pelle ed anche oggi lo ha dimostrato. Lo segue il nostro Eros Capecchi ma i Caisse d'Epargne non sembrano voler lasciare un metro a nessuno ed il duo appena formatosi viene riassorbito in un amen. In testa alla corsa, intanto, Oroz saluta i compagni di fuga. Solo il polacco Marycz e lo statunitense Busche riescono a rientrare sull'Euskaltel - Euskadi. Ma la vera corsa si disputa dietro, nel gruppo del leader.
Nella partita a scacchi tra Rogers e Valverde s'intromette di prepotenza Denis Menchov, che prima lancia all'attacco il gregario Ardila Cano. Il colombiano funge da appoggio al russo, che a 27 km dal traguardo attacca in prima persona. Lo fa nella parte più impegnativa del Col du Corbier, laddove le pendenze arrivano a lambire il 14%. Il vincitore del Giro del Centenario guadagna una quindicina di secondi. Si trova solo in testa e con la prospettiva di affrontare tutta la Vallée d'Abondance in solitaria. Meglio rialzarsi ed aspettare il gruppo, che, assai scremato, lo raggiunge proprio a ridosso del Gpm. In esso possiamo scorgere Ivan Basso insieme ai compagni Kreuziger, Szmyd ed il sempre più sorprendente Peter Sagan. La selezione che non aveva fatto la salita la fa la viscida discesa, dove Brajkovic tenta l'allungo, senza esito. Arrivati sul fondovalle che tende costantemente a salire è ancora la Rabobank di Menchov a smuovere le acque. Un allungo di Pieter Weening, cui si accodano Rogers, Valverde e Karpets, provoca un mini fuga.
Gli uomini Liquigas sono isolati, Rogers è rimasto senza compagni di squadra e, come se ciò non bastasse, perde anche la volata al traguardo volante da Valverde. Il murciano guadagna 3" d'abbuono, l'australiano, piazzatosi alle sue spalle, conserva la leadership per 1". Il gruppo a questo punto rientra sui big, mancano 13 km quando, con un allungo poderoso, Špilak decide di abbandonare la compagnia. Il sempiterno Moreau fiuta il pericolo derivante da quest'azione per Valverde e stoppa lo sloveno, portandosi a ruota un rinato Ivan Basso e Morris Possoni. Nel gruppo si guardano ed allora il quartetto arriva a guadagnare sino a 29". Christophe Moreau, a dispetto di capitan Alejandro, è il nuovo leader virtuale.
Nemmeno il tempo di proferire la frase che Špilak riparte, mancano 11 km all'arrivo. Gli altri compagni d'avventura lo stoppano, come da copione, come già avvenuto pochi chilometri prima. Dietro Rogers marca a uomo Valverde. Un km soltanto in compagnia degli altri tre e Špilak se ne va ancora. Si può fare, mancano solo 10 km, semplici in fin dei conti, se escludiamo lo strappo ai 2000 metri dall'arrivo. Si può fare e allora perché non ripartire una terza volta? Moreau e Possoni cedono, Basso prova a resistere al giovane sloveno ma in poco tempo capisce che è meglio farsi riassorbire dal gruppo. Capiremo solo dopo che il varesino rientra per aiutare Peter Sagan. Špilak invece continua la sua cavalcata solitaria. Guadagna secondi preziosi, per qualche attimo avrà pure sognato di conquistare tappa e maglia. Ma una corsa ciclistica non si confà ai sogni dei propri interpreti, salvo rarissime eccezioni. Ai -4 km una secca svolta a sinistra e si affronta un dentello. Superato quello Špilak potrebbe dirsi felice, ma da dietro sta rinvenendo il gruppo.
La solita Caisse d'Epargne è a tirare ed il gap viene ridotto. Sulla salita finale parte il francese Hubert Dupont. Non è bello a vedersi ma la sua azione è efficace e Špilak non poi così lontano. Trovi uno strappo e parte lo scatto spaccagambe di Gilbert, di default. Lo segue Peter Sagan, che ha corso ben nascosto per tutta la tappa ma ora che deve farsi vedere si fa trovare più che pronto. Il belga e lo slovacco raggiungono Dupont in prossimità dell'ultimo chilometro e ad ammirare questo talentuoso corridore di appena vent'anni stare appiccicato a Gilbert con tanta naturalezza vien da pensare cos'avrebbe combinato se avesse corso le Classiche delle Ardenne. La risposta, almeno per quest'anno, non la potremo avere.
Špilak canta vittoria sotto la pioggia ma sorprende vedere ancora Sagan levarsi di ruota Philippe Gilbert ed occupare la piazza d'onore con la convinzione di aver vinto. La classifica generale è cortissima e vede i primi tre corridori racchiusi in soli 5". Michael Rogers tiene ad un secondo di distanza Alejandro Valverde, mentre Simon Špilak fa un bel balzo in avanti in graduatoria ed ora è a soli 5" dal primato, oltre a vestire la maglia bianca riservata al miglior giovane. Il migliore degli italiani è Pinotti, a 52" dal compagno Rogers, mentre giungono buoni segnali di ripresa da Ivan Basso, almeno dopo la pessima cronometro disputata ieri. Da segnalare la tattica sadica della Liquigas-Doimo. Con un Sagan in queste condizioni avrebbero dovuto lavorare tutti per lui e chissà che quella vittoria tanto festeggiata sul traguardo dal talento slovacco non potesse trasformarsi da gaffe a gesto atletico fenomenale.
In attesa di una risposta che non arriverà attendiamo invece il responso del Giro di Romandia, giunto domani all'ultima e decisiva tappa. Si andrà da Sion a Sion, il Col di Ovronnaz, posto a 20 km dall'arrivo, potrebbe essere un buon trampolino di lancio per i più coraggiosi, anche se siamo quasi sicuri che questo Giro di Romandia si deciderà allo sprint. Valverde ha tutti i favori del pronostico e lo sa, per questo non gli conviene attaccare.

Francesco Sulas

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