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L'aurea stagione di Pozzovivo | Cicloweb

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L'aurea stagione di Pozzovivo

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Siamo stati abituati a considerare in questi anni il Giro del Trentino come ideale palestra e banco di prova per chi ha nella propria testa l'acuto alla Liegi-Bastogne-Liegi o, più semplicemente, al Giro d'Italia. Nelle ultime due stagioni invece l'epilogo consegnatoci dalle vette trentine, dai su e giù per le Dolomiti, appare quasi come quella perfetta rivincita che i "bad boys" volevano avere. Mesi interi di dubbi, accuse, punti interrogativi, spazi mediatici ben poco edificanti ed ecco che dopo l'Ivan Basso del 2009 (ironia della sorte fu l'unico successo stagionale per il varesino), ci troviamo un'edizione 2010 che recita: primo Alexander Vinokourov, secondo Riccardo Riccò.

Prima di addentrarci negli appassionanti metri finali dell'ultima frazione però appare giusto tributare un sincero applauso a Domenico Pozzovivo, capace di consegnare ad un arrivo già consegnato agli annali ben più di una volta come quello dell'Alpe di Pampeago, l'epilogo che meritava per concludere questa quattro giorni. Due con quella odierna le vittorie da professionista del minuto scalatore lucano, a cui va dato ampio merito per l'aver saputo ottimamente il proprio percorso di studi (è di pochi giorni fa infatti il conseguimento della laurea in Economia) con la dura attività del ciclista professionista, che anzi finora gli ha probabilmente riservato meno soddisfazioni del previsto.

Quest'oggi però non c'è stata storia e, dopo il primo scatto avvenuto ai 1800 metri dall'arrivo si è capito che per tenere la sua ruota sarebbe servita una gamba super. Se n'è accorto subito Vinokourov, il quale per non rischiare un fuorigiri clamoroso che avrebbe fatto danni sia in chiave vittoria finale sia nella prospettiva di disputare una Doyenne da protagonista domenica, ha preferito continuare del suo passo per non correre rischi, imitato poco più indietro da Pardilla, l'altro atleta che aveva cercato di accodarsi. Non l'ha pensata così Riccò che invece si è agganciato a ruota di Pozzovivo ed ha tentato tenacemente di non perdere quel treno che gli avrebbe permesso di conquistare l'intera posta in palio. Lodevole la buona volontà del formiginese ma agli 800 dall'arrivo la bandiera bianca da sventolare è diventata realtà anche per lui. Questi i flash principali di un'ultima giornata cominciata con una fuga di 16 corridori partita all'ottavo chilometro di gara e capace di prendere decisamente corpo salendo verso Andalo (prima asperità in programma) fino a guadagnare un vantaggio massimo andato a lambire i 6' minuti. Tra i componenti qualche bel giovanotto o novizio (Borchi, Balloni, Pirazzi, Clarke, Paterski) unito ad altri in cerca di continuità di belle prestazioni (Chiarini ad esempio) oppure a chi la sa decisamente lunga da giustificare perfettamente la propria presenza (Andrea Noè, preziosissimo in appoggio a Riccò in questi giorni). Tentativo andato di comune accordo fino alle prime rampe dell'Alpe di Pampeago, dove i primi drizzoni hanno scremato decisamente la truppa: prima Pirazzi a tentare coraggiosamente e a restare in ballo fino ai -5, poi spazio a Clarke e Noè, che ai -4 sono rimasti in testa. Il ritmo dell'australiano è sembrato trovare poi conforto dall'azione di Rujano, uscito nel frattempo dal gruppo per cercare la vittoria di tappa (i progetti di classifica erano infatti svaniti già al secondo giorno verso San Martino di Castrozza), al quale si sarebbe prontamente sacrificato se non avesse perso veemenza nei chilometri successivi. Dal gruppo invece, con gli Astana inizialmente sornioni a vigilare e non spendere più del dovuto, è stata la Liquigas a prendere in mano la situazione: prima Pellizotti, poi il solito encomiabile Szmyd si sono alternati per condurre al meglio Ivan Basso verso i chilometri conclusivi (ed in seconda battuta era pronto anche l'ottimo Kiserlovski) ma non appena la corsa si è incendiata lo scatto di Pozzovivo ha decisamente incenerito le ambizioni del varesino, che ha quindi archiviato i propositi di bis proseguendo del suo passo nel drappello comprendente anche Scarponi. A questo punto ci si chiede se i pochi giorni di gara all'attivo (appena dieci prima di prendere il via a Riva del Garda) a vantaggio del lungo ritiro spagnolo sul Teide costituiscano l'ideale avvicinamento verso il Giro d'Italia. Per adesso possiamo annotare la prossima partecipazione all'imminente Giro di Romandia, ma poi la corsa rosa sarà giudice inappellabile, considerando anche la presenza di un Pellizotti (ancora ampiamente in rodaggio) già capace di valere il podio. Settimo posto al traguardo odierno (a 42") e quinto nella classifica generale, con incognite permanenti riguardanti anche le prove a cronometro, visto che il tredicesimo posto inaugurale a 35" di ritardo da Vinokourov ha costituito una risultanza migliore dello scorso anno ma di certo non troppo esaltante, contando il distacco di 4" patito ad esempio da Riccò.

Mentre davanti Pozzovivo andava a conquistare un meritato successo la lotta era tutta tra Riccò, autore di una bella rimonta che lo portava a soli 3" dal lucano, e Vinokourov (raggiunto nel frattempo da Pardilla) per la conquista del successo finale. Il rush finale dello spagnolo della Carmiooro che andava a togliere un prezioso abbuono al kazako (giunto a 23" in quarta posizione), ha creato ulteriore suspence fin quando i 14 centesimi di secondo che a quel punto hanno separato Vino dal capitano della Ceramica Flaminia, frutto della gran prestazione del kazako nel primo giorno, hanno decretato il più impietoso dei finali per il modenese. Alla fine però motivi di soddisfazione per tutti. Per Vinokourov che, seppur non è stato ancora capace di alzare le braccia al cielo visto che tutte le sue vittorie (escludendo la generale del Trentino)

sono state ottenute in prove contro il tempo dal giorno del suo ritorno, ritorna decisamente in auge e si pone di diritto nel novero dei favoriti del prossimo Giro; per Riccò che, specie con la bella vittoria nello sprint ristretto di San Martino di Castrozza, ha dato ulteriori credenziali per un ripensamento in casa RCS per il prossimo Giro d'Italia.

Ad oggi le porte per la corsa rosa appaiono ancora lungi dall'essere aperte ma visti anche gli ultimi eventi non appare campato in aria il colpo di scena. E siamo certi che tutto ciò da qualunque direzione andrebbe fuorchè a discapito dello spettacolo.

Pozzovivo sale anche sul terzo gradino  del podio finale (42" frutto specialmente di una pessima crono iniziale) mentre la corsa va in archivio portando con sè anche i dubbi sulla reale condizione di Garzelli, capace di un notevole secondo posto a cronometro (16" di ritardo da Vinokourov) nella prima giornata ma poi naufragato subito con un ritardo di circa 13 minuti salendo verso San Martino di Castrozza, per poi tornare protagonista con una lunga fuga nel terzo giorno; la continuità di Scarponi, ancora lì a battagliare coi primi anche se non super come nelle scorse settimane (4° posto finale per lui che ha in mente un Giro da protagonista); la grinta senza eguali di quel cagnaccio scavezzacollo di Alessandro Bertolini, autore di un numero dei suoi sfruttando il Vigolo Vattaro per volare in discesa verso Trento in barba ai velocisti (relegando così Petacchi alla piazza d'onore) e il dignitoso rientro di Gilberto Simoni che sulle strade di casa non ha mostrato poi così tanta ruggine nonostante i vari mesi di inattività. Vecchietti arrembanti quanto i giovani, dal momento che le belle prestazioni offerte dai vari Damiano Caruso (decimo nella generale finale e migliore dei giovani), dal francese Geniez o da Daniele Ratto (7° a Trento) meritano comunque di essere menzionate.

La strada verso il Giro prosegue, con Appennino, Liegi e Romandia a chiamare ancora i protagonisti all'azione.

Vivian Ghianni

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