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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Michele Merlo | Cicloweb

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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Michele Merlo

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Michele MerloÈ finito da poche ore il cronoprologo di apertura del Giro di Turchia. Per fortuna solo pochi km di fatica per i corridori visto che in serata è previsto un volo per Izmir e da lì un lungo trasferimento verso Kusadasi. È proprio sul volo Istanbul-Izmir che Michele Merlo, mettendo da parte il Sudoku al quale voleva cimentarsi e dopo aver dato l'ultima occhiata all'immensa Istanbul dall'alto, si racconta ai lettori di cicloweb.it iniziando dall'insofferenza verso i continui spostamenti da aeroporto in aeroporto (e quando ancora nessuno sapeva cosa fosse l'Eyjafjallajöekull).
Michele, qualche problema aereo ultimamente?

«Per venire qui in Turchia ho fatto un giro incredibile. Invece di partire da Malpensa o da Bergamo come spesso purtroppo mi capita, finalmente sono partito dal Catullo di Verona visto che io abito nei dintorni, a Sustinenza di Casaleone. Doveva filare tutto liscio invece per una serie di circostanze e di errori nella prenotazione del biglietto sono finito prima a Malpensa e poi a Parigi aspettando comunicazioni dall
'Italia su quale volo prendere. Aspettare ore e ore senza sapere nulla mi ha fatto sentire come Tom Hanks nel film "The Terminal"».
Vieni dal Veneto allora, terra di ciclisti e di appassionati.

«Si ma non nella mia famiglia. Infatti come tutti nella mia famiglia io ho giocato a calcio, ma non ero per niente bravo, infatti mi hanno sempre cambiato ruolo così all
'età di 10 anni un mio vicino mi mise in bici e iniziai così per gioco e senza pretese. Però da allora non ho mai più mollato la bici anche se non vincevo tanto e tra l'altro ho fatto i primi due anni da Under 23 correndo pochissimo».
Come mai?

«Ero in una piccolissima squadra della mia zona,
la Cicli Campagnari, e si andava a correre poco infatti in quei due anni ho lavorato par-time come meccanico. Poi dall
'anno successivo sono andato a correre al Velo Club Mantovani per quattro anno, l'ultimo dei quali è stato il migliore con 10 vittorie e il 4° posto ai Campionati Italiani Élite».
Al primo anno da professionista subito una vittoria invece.

«E in che posto poi, Londra».

Raccontaci quella volata.

«Non venivo da un periodo bellissimo e tra l
'altro la mattina della tappa di Londra ci avevano comunicato ufficialmente che la Barloworld avrebbe chiuso. Però Tebaldi mi aveva dato grandi motivazioni per quel giorno anche perché avevo già fatto un paio di secondi posti e sapevo di poter far anche vincere se tutto fosse filato liscio in volata con l'aiuto di Chris Froome e di Geraint Thomas. Ed è andata davvero così. Davvero una gioia indescrivibile».
Quest
'anno invece come sta andando alla Footon?Michele Merlo
«Purtroppo durante la preparazione ho avuto troppi intoppi: a novembre mi sono operato al naso perdendo un mese di allenamenti. Così ho iniziato a pedalare solo a dicembre ma il vero errore secondo me è stato quello di andare a correre il Tour Down Under a gennaio. Ero a corto di preparazione e correre in Australia invece di aiutarmi ha peggiorato le cose. Solo adesso comincio a sentirmi meglio e spero di essere al top per il Giro d
'Italia, corsa che farò molto probabilmente».
Comunque anche se non al top ti sei inserito in una bella fuga al Fiandre.

«E infatti si è visto che ero a corto. Sul più bello, dopo
180 km e dopo aver fatto i primi  due muri sono stato costretto a ritirarmi: avevo crampi dappertutto. Però è stata una bella fuga programmata sin dal mattino. C
'è subito stata una fuga ma non mi sono inserito, riassorbito velocemente questo tentativo mi sono inserito in quello successivo che è stato quello buono. Inizialmente eravamo in 5, poi dopo 90 km sono rientrati dei corridori tra i quali Ignatiev ma dopo i primi due emozionanti muri mi si è spenta la luce».
Che sensazioni hai provato sui muri.

«Passare tra i primi su una stradina stretta in pavé in mezzo a un mare di gente esaltata è qualcosa che ti fa capire che questo sport è magico ed emozionante. Davvero è stato un peccato abbandonare ma ero con le gambe a pezzi».

Come ti trovi con i nuovi compagni di squadra?

«Con tutti bene, io sono un ragazzo al quale piace parlare e fare amicizia con tutti. Però con gli austriaci è un po
' dura per via della lingua quindi quando è capitato di incontrarli non c'è stato modo di poter interagire. Stavo la a guardarli e a fissarli cercando di farmi capire e di instaurare un contatto, ma non c'è stato verso».
C
'è un corridore al quale ti ispiri?
«Guarda, io son cresciuto col mito di Nicola Minali perché era il corridore più famoso della mia zona e adesso mi piace molto Freire, ma io mi sento più un Minali che un Freire. Anche perché guardare le imprese di Nicola è stato uno stimolo per me».

Ci sono state altre persone importanti e decisive per la tua carriera?

«Oltre ovviamente ai miei genitori e a quel vicino di casa che mi ha messo in bici, negli anni due persone importanti sono state il mio procuratore Moreno Nicoletti e Luca Saggiorato».

Un nome che non mi è nuovo.

«Luca è stato campione italiano, europeo e mondiale di pattinaggio a rotelle ma ha sempre avuto la passione del ciclismo. Abbiamo iniziato insieme e col tempo anche se le strade si sono divise siamo rimasti molto amici e mi ha fatto sempre compagnia negli allenamenti sostenendomi nei momenti negativi».

Quali sono stati i momenti peggiori per te?

«Gli ultimi anni tra i dilettanti certamente non sono stati felicissimi quando mi accorgevo che passavano gli anni e nonostante arrivassero le vittorie non riuscivo a trovare una squadra per passare tra i professionisti. Ma poi anche l
'anno scorso in estate quando ho corso davvero poco e la squadra stava chiudendo i battenti».Michele Merlo
Quando Michele Merlo se ne sta a Sustinenza di Casaleone come passa il suo tempo?

«Mi piace molto andare a pescare o andare in giro con la mia Vespa, sto molto anche su internet ma non sono un patito del web. Lo uso di più quando sono fuori per comunicare. Per il resto passo molto tempo con la cerchia degli amici di sempre e con la mia ragazza con la quale sto da quattro anni. Come vedi sono un tipo molto tranquillo».

Ti piaceva andare a scuola?

«Credo non piaccia a nessuno andare a scuola e a me in modo particolare. Però la scuola mi è cominciata a piacere quando ho iniziato a lavorare quei due anni come meccanico. Chissà perché…».

Duro il lavoro, meglio pedalare?

«No, è dura anche in bici e bisogna fare enormi sacrifici».

Qual è il sacrificio più grande?

«Trattenersi a tavola, e io a volte non riesco proprio a trattenermi».

Marco Fiorilla

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