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Super Gavazzi, Freire Tafazzi - Allo Scheldeprijs ride bene Farrar

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Se ci mettessimo a contare tutti piazzamenti che Francesco Gavazzi ha ottenuto nei suoi primi tre anni e mezzo di professionismo avremo sicuramente il nostro bel da fare; molto più rapido invece il calcolo delle vittorie che prima di oggi erano solamente due, il Giro di Norimberga 2009 e una tappa del Giro di Sardegna quest'anno. Alla luce di tutto questo, il successo di oggi nella terza tappa della Vuelta al País Vasco sale di diritto al primo posto nella classifica dei più prestigiosi: un po' perché è il primo ottenuto in una corsa Pro Tour, un po' per il blasone degli avversari che si è lasciato alle spalle. Gavazzi continua quindi a ritagliarsi uno spazio sempre maggiore all'interno della Lampre e non ci stupiremmo a vederlo correre come co-capitano di Damiano Cunego nelle imminenti classiche delle Ardenne: la condizione c'è e dopo averle già disputate per due volte c'è anche il bagaglio minimo indispensabile d'esperienza per ben figurare.
Per la Lampre questa è una vittoria perché va a spezzare più di un mese di digiuno e va a sollevare un po' il morale dopo le tante notizie che giungono dalla Toscana e da Mantova e che coinvolgono molti corridori e dirigenti del team: prima le perquisizioni a casa di Bernucci e Petacchi poi, proprio oggi, l'intera squadra (corridori, ds e anche Saronni stesso) è stata toccata dall'indagine mantovana sui farmacista Guido Nigrelli. Questa vittoria, quindi, è importante soprattutto per tenere la testa ben concentrata sugli eventi sportivi in un momento cruciale della stagione visto che Cunego e Gavazzi saranno due jolly importanti da giocarsi tra Amstel, Freccia e Liegi.
La vittoria di oggi sul traguardo di Amurrio è stata per Gavazzi uno splendido concentrato di gambe, intelligenza e abilità nel controllo del mezzo: l'ultimo km, infatti, era estremamente tortuoso, con molte curve e contro curve, e Francesco è rimasto sempre ben saldo nella sua posizione per poi scavalcare i tre avversari che aveva davanti negli ultimi 100 metri. Chi invece si è fatto sorprendere proprio da questo finale è stato Oscar Freire che a circa 800 metri dalla conclusione ha rischiato di toccarsi con un altro corridore ed ha perso quel paio di posizioni che alla fine sono state decisive: appena la strada si è raddrizzata, a circa 120 metri dal traguardo, Oscarito si è lanciato in una rimonta incredibile lasciandoci l'impressione che sarebbero bastati appena altri 10 metri per fulminare anche Gavazzi. Il gesto di stizza dopo l'arrivo è assolutamente comprensibile: tre secondi posti in tre giorni non sono facili da digerire, specie per uno dalla mentalità vincente, e l'aver conquistato la maglia gialla di leader è solo una magra consolazione.
La tappa di oggi era, sulla carta, la meno impegnativa di questa edizione della Vuelta al País Vasco ma i fuggitivi della prima ora hanno reso il compito molto difficile al gruppo ed in particolare alla Rabobank, la squadra più interessata ad un arrivo in volata: Egoi Martínez, Albasini, Di Gregorio, Vorganov sono infatti partiti dopo 18 km (con anche Alan Pérez e Mayoz) e, nonostante il vantaggio massimo sia stato solo di 4'30", hanno resistito fino a 3 km dalla conclusione, dopo che l'impegnativo strappo di Mendeika aveva dato una piccola scrematina al plotone. Nel finale è stata la Sky a tenere altro il ritmo ma proprio all'ingresso del budello di Amurrio è stato il tedesco della Milram Knees a mettersi in testa al gruppo per provare a giocare d'anticipo: purtroppo per lui quando si è trattata di rilanciare l'andatura le energie erano ormai finite e anche Velits e Viganò che erano alle sue spalle si sono un po' piantati.
Nell'ordine d'arrivo la giuria ha riscontrato un buco di 2" tra i primi 11 arrivati ed il resto del gruppo, una differenza che però è stata ben poco influente nella classifica generale: tutti i big sono arrivati nella seconda parte e Freire avrebbe comunque conquistato la maglia di leader già alla classifica a punti ed alla somma dei piazzamenti. Domani l'arrivo praticamente in salita ad Arrate darà un volto completamente nuovo alla generale: nel finale le pendenze saranno molto impegnative e vedremo all'opera i favoriti per la vittoria finale della corsa.

Lo Scheldeprijs giova della nuova collocazione in calendario in seguito allo spostamento della Wevelgem in termini di partecipazione: 12 team pro tour al via, e buona parte dei velocisti più forti del pianeta presenti, salvo infortunati (Boasson) impegnati altrove (Freire) o corridori in turn-over (Cavendish che lascia spazio a Greipel). Un po' meno in termini di spettacolo: la corsa si svolge come la più tranquilla delle tappe di un GT, con fuga di 8 corridori, capitanati dal sempiterno Eeckhout (poi Ljungblad, Hayman, Stewart, Boucher, Lemoine, Joseph), ed il resto del gruppo ad aspettare lo sprint. Molti dei big hanno la Roubaix domenica, e non conviene fare sforzi inutili: aggiungiamoci che la corsa che segue il fiume Schelda è lineare che più lineare non si può (percorso piatto e circuito finale da ripetere 3 volte con 2km di pavè molto poco sconnesso) e otterremo una corsa tranquilla, della quale Cancellara ha approfittato per farsi una sgambata stando sempre nelle retrovie. Più concentrato Boonen, che sul pavè si è testato portandosi avanti al gruppo nel primo passaggio, poi nel secondo è caduto toccandosi con un Euskadi senza conseguenze, ma rompendo un tacchetto, il che l'ha costretto a una breve rincorsa tra le ammiraglie. Lampre prima e Garmin e Columbia poi han controllato la fuga e la corsa, riprendendo i fuggitivi ai -10 dall'arrivo dopo che Hayman aveva tentato un disperato assolo. Le squadre dei velocisti s'impegnano un po' tutte e l'andatura è troppo alta per andarsene: allo sprint, Boonen scatta ai -300 per poi fermarsi quando viene rimontato da Farrar e McEwen che lo passano ai lati: l'americano alza le braccia al traguardo, conquistando il secondo successo stagionale dopo una tappa della tre giorni di La Panne la settimana scorsa. Buon segnale anche da parte di Robbie, che l'anno scorso alla Scheldeprijs cadde rovinosamente, per fortuna senza conseguenze più gravi di un grosso spavento. Chiude 3° Forster davanti a Henderson, mentre il 5° di Weylandt lascia presagire che l'allungo di Boonen fosse in realtà uno scatto per tirare la volata al subalterno: diciamo che la poca dimestichezza di un Boonen (apparso nel complesso piuttosto nervoso oggi) con questo ruolo e un Weylandt lontano dai momenti migliori han portato al patatrac in casa Quickstep. Primo italiano Enrico Rossi 6°, per una Flaminia particolarmente impegnata nel centro Europa anche nei prossimi giorni. Assenti nella volata finale Greipel e Petacchi, apparso nel finale nelle retrovie ed evidentemente non recuperato dalla gastroenterite.
Ennesima sconfitta in casa per i belgi, mai così poco vincenti nelle Fiandre: per trovare una primavera altrettanto disastrosa bisogna risalire al 1981, quando gli olandesi vinsero praticamente tutto, umiliando i confinanti anche nella Ronde con la tripletta Kuiper-Pirard-Raas, e ai padroni di casa rimasero solo le briciole: la 3 giorni di La Panne alla quinta edizione e la Freccia Brabante vinta da De Vlaeminck, quest'anno collocata dopo la Roubaix come un ideale passaggio di testimone tra Fiandre e Vallonia. Colpa non tanto di un movimento in difficoltà, visto il più che dignitoso presente (Gilbert e Boonen) e il limpido futuro (Boeckmans, oggi 7°, e Keukeliere, assente causa il ritiro all'ultima ora della Cofidis per insufficienza numerica), quanto di un ciclismo sempre più globalizzato che vede corridori di 3 continenti diversi nei primi 4 di oggi e atleti di origine alpina sbancare Fiandre e Wevelgem.

Sebastiano Cipriani
Nicola Stufano

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