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The British Revolution - Quando pista significa spettacolo

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Un bambino, quando comincia a praticare uno sport, cresce con il mito del suo campione preferito: sogna di poter stare a contatto con lui, di imparare quello che sa e di emularne i risultati. In Gran Bretagna questo è possibile: il Cycling Revolution ha permesso a tanti ragazzini inglesi di poter correre nella stessa squadra, indossando la medesima maglia di gente come Bradley Wiggins, Chris Hoy, Victoria Pendleton, Geraint Thomas, Matthew Goss, Iljo Keisse e Franco Marvulli. Per questa settima edizione 2009-2010 la formula è stata completamente rinnovata con la creazione dei team: 8 squadre (Slicks, Forza, Dynamo, Vitesse, Rollers, Tempo, Peacers e Flyers) formate da 3 allievi e 3 allieve ciascuna a cui si univano vari campioni a ogni serata (quattro durante tutto l’inverno). Il torneo è stato vinto dal Team Slicks del capitano Craig McLean che aveva tra le file il neocampione britannico dell’americana Luke Rowe.
Il pomeriggio di sabato 27 febbraio si è aperto con le qualificazioni dei 200m lanciati e cosa poteva esserci di meglio per il pubblico se non avere tra i partecipanti alcuni tra i più grandi velocisti del mondo? Certamente i grandi assenti sono stati i francesi che avrebbero potuto rendere ancora più entusiasmante la serata, ma la presenza di quasi tutta la nazionale tedesca (assente solo Maximilian Levy) ha reso le qualificazioni davvero interessanti. Questi alcuni dei nomi presenti: Sir Chris Hoy, acclamato tutta la serata dai 5mila spettatori del velodromo di Manchester e unico atleta a scendere sotto i 10 secondi, Jason Kenny, Ross Edgar, Stefan Nimke (Campione del Mondo in carica del km da fermo), Robert Forstermann, Teun Mulder e il nostro Roberto Chiappa.
I tempi registrati sono stati veramente impressionanti e ci si domanda con quale tempo sarà necessario qualificarsi ai Campionati del Mondo per passare agli ottavi di finale visto che al Revolution mancavano francesi, australiani e cinesi (solo per citarne alcuni).
Questi i tempi registrati sui 200m:
1. Chris Hoy - 9.995
2. Jason Kenny - 10.070
3. Matt Crampton - 10.156
4. Ross Edgar - 10.191
5. Robert Forstermann - 10.231
6. Carsten Bergeman - 10.233
7. David Daniell - 10.247
8. Stefan Nimke - 10.264
9. Rene Enders - 10.360
10. Michael Siedenbacher - 10.413
11. Pete Mitchell - 10.435
12. Tobias Wachter - 10.468
13. Craig Maclean - 10.497
14. Teun Mulder - 10.549
15. Roy Van Den Berg - 10.561
16. Roberto Chiappa - 10.817
Non da meno sono state le otto ragazze partecipanti: la migliore è stata ancora Queen Victoria Pendleton, ma l’olandese Willy Kanis si è dimostrata, come lo scorso anno al mondiale, la sua avversaria più ostica.
1. Victoria Pendleton - 11.163
2. Willy Kanis - 11.263
3. Kristina Vogel - 11.508
4. Jess Varnish - 11.534
5. Becky James - 11.557
6. Yvonne Hijgenaar - 11.662
7. Miriam Welte - 11.693
8. Christine Muche - 11.848
Non solo prove di velocità ovviamente al cycling revolution, anzi, nel programma pomeridiano è stata inserito anche il campionato nazionale britannico del Madison: una prova corsa ad una velocità forsennata (circa 51 km/h di media) e dominata dal primo all’ultimo sprint dalla giovane coppia Mark Christian e Luke Rowe (l’anno scorso vincitore su strada anche della prova olandese dello ZLM Tour).
Quattro sono state le prove riservate agli endurance: eliminazione, km all’americana, corsa a punti e scratch. Gli occhi tutti puntati sulla star svizzera Franco Marvulli (quattro volte Campione del Mondo e cinque volte Campione europeo) che difendeva i colori del Team Rollers insieme a Chris Newton e a Timothy Kennaugh (fratello del più famoso Peter).
Molto bella la prova del km all’americana: un giro per lanciare la velocità, poi il cambio tra i due compagni, due giri lanciati, ancora cambio e due giri finali. Ottima la tattica usata dal team Slicks di far correre i primi due giri a Craig McLean, un velocista, in modo da avere un vantaggio consistente per i due giri veloci di Luke Rowe.
La corsa a punti è stata invece giostrata, anche se poi non vinta, da Franco Marvulli: primo ad aprire le danze per andare a caccia di giri di vantaggio. Poca tattica e molto spettacolo per il campione svizzero abituato alle 6Giorni: i britannici sono molto più tattici, anche in gare show come è il Revolution. Alla fine è il giovane inseguitore Erik Rowsell ad avere la meglio, con 22 punti.
Nello scratch e nell’eliminazione si impongono, invece, rispettivamente Steven Burke e Andy Tennant. La serata speciale dedicata alla velocità è proseguita anche con il Keirin e la velocità olimpica: quest’ultima è stata certamente quella più interessante dal punto di vista tecnico, soprattutto nel settore maschile.
La vittoria, anche se piuttosto scontata, è andata alla Gran Bretagna 1 formata da Jason Kenny, Chris Hoy e Matthew Crampton, ma certamente questa successione non è la più adatta per il Campionato del Mondo in quanto Hoy, messo come secondo frazionista, tendeva sempre a perdere le ruote di Kenny durante il primo giro e questo lo obbligava a un incredibile sforzo di recupero. Sebbene facile la vittoria, la Germania 1 ha comunque venduto cara la pelle arrivando a un solo decimo dai britannici e con assente il Campione del Mondo Maximilian Levy: non sarà facile per Hoy e compagni vincere l’oro a Copenhagen.
Archiviata ora veramente tutta la stagione invernale a poche settimane dal Campionato del Mondo, il primo in cui vedremo anche gli effetti della rivoluzione nel programma olimpico: è, per esempio, decisione di Franco Marvulli di concentrarsi nei prossimi due anni solo sulla prova omnium, come probabilmente farà anche il tedesco Robert Bartko. Non ci resta che aspettare e vedere se questi effetti saranno positivi.

Laura Grazioli

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