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Vos inarrestabile, suo il Mondiale Cross - L'olandese arriva da sola. Kupfernagel e Van den Brand a podio

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Potevamo aspettarcelo ma ora dobbiamo farlo di nuovo. Dobbiamo nuovamente toglierci il cappello di fronte alla classe di Marianne Vos. Basterebbe questa frase per sintetizzare l'edizione 2010 del campionato del mondo di ciclocross disputatasi a Tabor in Repubblica Ceca, in condizioni da ciclocross vero, con temperature rigide, neve e ghiaccio a complicare la vita a tutte. Un terreno quindi che poteva regalare una vittoria da fuoriclasse e puntualmente Marianne Vos ha vinto da fuoriclasse, dando una dimostrazione di forza verso la quale restare estasiati per la capacità di guida della bici in condizioni simili, che in passato sembrava il vero tallone d'Achille dell'olandese, molto più adatta a percorsi molto rapidi ed in difficoltà in quelli più tecnici e con avversarie più avvezze alla disciplina.
Adesso possiamo ben dire che tutti questi discorsi vengono a cadere nel vuoto, perché chi ha costantemente seguito l'evolversi della stagione ha notato i notevoli progressi di Marianne ed ora, senza snocciolare per l'ennesima volta il ricco curriculum di successi incamerati tra strada e pista, non possiamo che inchinarci di fronte all'evidenza dei fatti: a neppure 23 anni Marianne Vos ha conquistato il terzo titolo mondiale di specialità (secondo consecutivo) che va ad affiancarsi al titolo europeo conquistato in novembre. Ad impedire il grande slam quei cinque miseri punti che l'hanno divisa dalla connazionale Van Den Brand in classifica finale di Coppa del Mondo ma quest'oggi possiamo dire di non essere rammaricati più di tanto, perché nella vita non si può avere tutto e se la risposta a quella "sconfitta" così risicata doveva essere la gara a cui abbiamo assistito quest'oggi beh, allora non possiamo chiedere proprio di più per far strabuzzare i nostri occhi.
Una Vos che a soli sedici anni finiva settima al suo primo mondiale di cross (nel 2004, anno in cui vinceva anche il suo primo titolo mondiale nella categoria juniores), una Vos che esattamente come nel suo primo iride (a Zeddam nel 2006) piega la resistenza di Hanka Kupfernagel e Daphny Van Den Brand, oggi come allora relegate all'argento e al bronzo. Tre titoli mondiali quindi, appena uno in meno di una generosa e battagliera Hanka Kupfernagel, arrivata all'appuntamento iridato nelle migliori condizioni ma che più di questo non poteva davvero fare e va comunque a conquistare l'ennesimo podio che la rende uno straordinario esempio di regolarità: dal 2000, anno della prima edizione, ad oggi solamente nel 2007 non si è letto il suo nome tra le prime tre classificate.
Un mondiale questo che ci fa sinceramente applaudire Eva Lechner, calatasi ormai perfettamente nella specialità e che, dopo il bis tricolore, è riuscita ulteriormente a compiere il salto di qualità, affiancando al 9° posto di Hoogerheide il brillante 5° posto odierno (la sola Annabella Stropparo, quarta a Monopoli 2003, finora era riuscita ad entrare in top-five), derivato da una gara accorta, senza sbavature e conclusa in crescendo. Una nota di merito va poi alla nazionale francese che, pur non avendo più un'atleta capace di lottare per il successo come lo erano Laurence Leboucher o Maryline Salvetat, continua comunque a recitare un ruolo da protagonista proponendo già alcune giovani assolutamente interessanti come Pauline Ferrand-Prevot, classe 1992, ragazza di cui sentiremo ancora parlare.
La gara inizia subito con le olandesi in testa e con la ceca Katerina Nash, in cui erano riposti i sogni di gloria del pubblico di casa, che scivola alla prima curva, perdendo un po' di terreno che la costringe subito ad inseguire. Dietro Vos e Van Den Brand si possono notare la Kupfernagel e poi il trenino francese costituito da Ferrier-Bruneau, Mani e Ferrand-Prevot mentre un po' più indietro appare anche la sagoma di Eva Lechner, che veleggia attorno all'ottava posizione in compagnia della belga Cant e della britannica Harris, concludendo il primo passaggio a 16" dalla testa della corsa. Percorso un giro e mezzo di gara si giunge già al momento decisivo, con la Vos che cerca l'allungo e la Van Den Brand che rientra nei ranghi e procede davanti al terzetto transalpino per lasciare così alla Kupfernagel l'onere dell'inseguimento. La Nash intanto inizia a recuperare dalle retrovie e procede a breve distanza dalle prime in compagnia della Lechner, mentre va a concludersi mestamente il mondiale di Katherine Compton, ritirata tra le lacrime nella seconda tornata a causa del riacutizzarsi dei dolori al polpaccio che già le sono costati il successo finale in coppa del mondo. Davanti lo show della Vos inizia decisamente poco prima del ponte artificiale e sotto la linea del traguardo i distacchi si misurano nell'ordine di 9" per la Kupfernagel, 23" per la Ferrier-Bruneau, 25" per la Van Den Brand, 30" per la coppia francese Mani e la sorprendente Ferrand-Prevot e 38" per Nash e Lechner.
È l'avvio del successo annunciato, sentenziato da uno stile grintoso unito a superbe doti d'equilibrismo nelle curve più insidiose (diciamolo per favore che il ciclocross così come la pista non sono un azzardo per chi vuol far bene su strada ma notevoli fonti di arricchimento del proprio bagaglio tecnico!), ed il vantaggio salito ormai a 24" sulla tedesca ed oltre i quaranta su tutte le altre non lascia spazio più ad alcun dubbio. Katerina Nash intanto continua a risalire, con Eva Lechner poco dietro, e riesce a mettere nel mirino Mani e Ferrand-Prevot mentre più avanti Christel Ferrier-Bruneau vede sfumare le sue possibilità di podio con una scivolata in discesa che dà il là all'allungo della Van Den Brand. Chi il podio lo sogna ancora sospinta dal proprio pubblico è proprio la Nash, che nel penultimo giro viaggia in quarta ruota dopo aver superato le atlete francesi ma anche la sua rincorsa viene fermata da una scivolata, da cui però si riprende con prontezza.
Ottimo anche il passo della Lechner, per la quale un posto nelle prime cinque non diviene ormai una chimera. Davanti ormai non resta che applaudire la cavalcata di Marianne Vos, che non sbaglia nulla, continua a spingere con tutta la propria veemenza e, dopo aver portato il suo vantaggio oltre i 30", va a concludere col tempo di 42'59" che marchiano il terzo iride in carriera nella specialità. La generosa Kupfernagel, impegnata a cercare una grintosa rimonta, conclude a 45", più indietro la Van Den Brand, che completa il successo olandese col bronzo a 1'02". Sicuramente da applaudire la prova di Katerina Nash che, nonostante le avversità (derivate anche da uno stile ancora da migliorare), conclude quarta a 1'20", proprio davanti ad Eva Lechner, unica italiana in gara che giunge a 1'41" visibilmente soddisfatta. A seguire il terzetto francese con Ferrier-Bruneau (a 1'47"), Mani (a 1'53") e Ferrand-Prevot (bravissima la campionessa europea e mondiale juniores di MTB, ottava a 2'11"). Completano la top-ten una Sanne Van Paassen da cui ci si attendeva di più per quel che aveva fatto vedere recentemente (nona a 2'28") e l'altra francese Chainel-Lefevre a 2'31". Sotto tono la prova della belga Cant (15esima a 3'18"), ancor più deludenti quelle delle britanniche Harris e Wyman (19esima e 24esima) e dell'atleta di casa Havlikova (addirittura 30esima a oltre 5 minuti).
Splende il terzo iride di Marianne nel cielo di Tabor ed accende già la sfida tra Olanda ed Germania, in programma il prossimo anno proprio in terra tedesca a Saint-Wendel. Ma non c'è da aver fretta, c'è solo da essere soddisfatti di aver assistito ancora una volta ad un grande spettacolo.


 


Vivian Ghianni

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