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«Nessuno più forte della mia Cervélo» - Manel Lacambra lancia il guanto di sfida alla vigilia del Giro

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Ventitre vittorie stagionali, tra cui due prove di Coppa del Mondo, Tour de l'Aude e Grande Boucle: è questo il Cervélo Test Team di Manel Lacambra dopo quattro mesi di corse. Dopo aver dettato legge oltralpe, quest'anno le furie nere sbarcheranno anche al Giro d'Italia e, per provare a portare a casa il bottino pieno, metteranno in campo molte delle loro carte migliori...
L'anno scorso avete rinunciato all'appuntamento con il Giro d'Italia, quest'anno vi presenterete più agguerriti che mai...
«Il 2008 è stata un'annata molto difficile per noi e dovemmo rinunciare a malincuore al Giro Donne semplicemente perché eravamo a corto di ragazze. Quest'anno sono cambiate molte cose, in meglio, e la nostra rosa ci permette di affrontare qualsiasi appuntamento con ottime possibilità di ben figurare».
Ti aspettavi una prima parte di stagione a questi livelli?
«Apparirò presuntuoso ma devo dire che me l'aspettavo. Già dai primi ritiri invernali ho capito di avere a che fare con un gruppo straordinario e molto unito: da lì ho immaginato che avremmo potuto fare grandi cose».
C'è stata una ragazza che ti ha stupito in modo particolare?
«Tutte le nuove in generale mi hanno dimostrato che puntare su di loro è stata una buona scelta. Emma (Pooley, ndr) sta dimostrando di essere la miglior scalatrice del mondo, Kirsten (Wild, ndr) negli sprint è seconda solo a Teutenberg, Claudia (Häusler, ndr) nella Nürnberger era costretta a lavorare per le compagne e solo ora ha potuto dimostrare quanto vale, Regina (Bruins, ndr) era una perfetta sconosciuta... Spesso mi sento dire che è facile vincere con la squadra che ho, ma io rispondo che all'inizio dell'anno ho preso ragazze libere, che avrebbe potuto ingaggiare chiunque, e l'ho fatto con un budget di gran lunga inferiore alle varie Bigla, Columbia e Nürnberger».
Chi porterai in Italia e con quali obiettivi?
«Häusler, Pooley, Wild, Armstrong, Düster, Ryan, Decroix e Schwager saranno le otto. Praticamente loro lo sapevano da inizio stagione poiché noi siamo abituati a pianificare tutto nei dettagli sin da gennaio. Non credo che ci sia nessun'altra squadra a poter vantare un organico del genere. Puntiamo decisamente alla vittoria finale».
Chi saranno le vostre avversarie?
«Primo nome: Arndt. Dopo Montréal ho subito detto che sarebbe stata lei la donna da battere. L'infortunio di inizio stagione le permetterà di arrivare al Giro nella miglior forma possibile, mentre le altre cominceranno ad accusare i tanti giorni di corse. L'altra da tenere d'occhio sarà Amber Neben che non è stata molto contenta di aver perso il Tour de l'Aude e quindi avrà il dente avvelenato. Tra le squadre il solo Team Columbia potrebbe impensierirci».
Fabiana Luperini?
«Non mi preoccupa più di tanto. Non è la Luperini versione 2008 e non ha una grande squadra in grado di supportarla. Anche se dovesse vincere con 1' sul "suo" Monte Serra, mancherebbero ancora tante tappe più adatte a chi, come noi, ha più frecce nell'arco da giocare».
Usciamo un po' dal discorso Giro. Il fatto che le due squadre che monopolizzano spesso il palcoscenico siano parte di un team che è impegnato anche nel ciclismo maschile è solo un caso o c'è correlazione tra le due cose?
«Secondo me è solo un caso. Nel nostro caso siamo stati noi a convincere lo sponsor, con i nostri risultati, a investire una somma maggiore e prendere parte anche al circuito maschile».
Ultima curiosità: perché in Spagna c'è una disparità così accentuata tra il movimento maschile e quello femminile?
«Questione di investimenti, di scelte della federazione. In questo momento tutti i movimenti femminili del mondo hanno da imparare dall'Olanda, lì sì che si stanno ponendo le basi per creare ottime cose tra le donne. È un piacere prendere parte a corsette olandesi con 150-180 partenti, poi è normale che Marianne Vos sia olandese e non spagnola (ride)».


Giuseppe Cristiano

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