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La Belva torna a ruggire - Tania Belvederesi al ritorno dalla sua campagna del Nord

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Quindicesima al Fiandre, 11esima a Dottignies, 6a al Drentse 8 van Dwingeloo, 7a al Novilon Eurocup van Drenthe e 17esima alla Ronde van Drenthe. Il tutto nel giro di otto giorni: questa è stata la "campagna del Nord" per Tania Belvederesi. Chiamarlo exploit sarebbe ingeneroso per l'ottima atleta marchigiana ma, come ci dice lei stessa, se l'aspettavano in pochi...
Tania, c'è da dire che ci hai sorpresi con questa sfilza di ottimi risultati nelle ultime gare...
«A dire il vero anche io stessa sono rimasta sorpresa. Sapevo di aver fatto un buon inverno con una preparazione tranquilla, senza inconvenienti, stando attenta a piccoli dettagli come l'alimentazione che però, sommati, hanno fatto sì che arrivassi alle corse con una condizione ottima. E, con quella, i risultati vengono da sè! E poi io l'avevo sempre detto di essere un'olandese dentro...(ride
C'è giunta voce del tuo recente matrimonio... Quanto ha influito questo importante evento per la tua tranquillità psicologica?
«Dire tanto sarebbe poco! I sacrifici da fare per condurre una vita d'atleta sono tanti, ma mio marito da questo punto di vista non mi sta facendo pesare niente. Divisi per due, gli stessi sacrifici, sono molto più leggeri. Ma se sono arrivata a trent'anni, con ventidue di agonismo, lo devo anche alla mia famiglia "d'origine" che ho avuto vicina in ogni momento, quando c'è stato da gioire, ma soprattutto quando c'è stato da soffrire...»
Quale tra le "gare del Nord" ti è piaciuta in particolar modo?
«Senza dubbio il Giro delle Fiandre. Ha un fascino senza paragoni, è lì che si respira il ciclismo!»
In qualche gara hai avuto l'impressione di potercela fare, di riuscire a tagliare il traguardo a braccia alzate?
«Eh, non esageriamo, ora (ride)! Io ho sempre cercato di fare il massimo, di resistere davanti più a lungo possibile ma non mi è mai passata per la mente l'idea di poter battere tutte. Ma in futuro chissà, se la gamba regge...».
A questo punto quali sono i tuoi programmi per il proseguio della stagione?
«Mercoledì prossimo ritornerò in Belgio per la Freccia Vallone e stavolta anche mio marito verrà a fare il tifo per me! Tornata in Italia, sabato sarò al via del Gp Liberazione a Crema, ancora Coppa del Mondo a Berna e poi Tour de l'Aude che rappresenterà un po' uno spartiacque per la mia stagione. Al ritorno dalla Francia ci sarà da capire se posso tirar dritto fino al Giro d'Italia o se sarà meglio qualche giorno di riposo prima di riprendere la preparazione per la corsa rosa».
Nelle scorse settimane è saltato fuori il caso Gauss-Fiamme Azzurre. Certo per voi non dev'essere stato il massimo programmare una stagione da affrontare in 13 e poi ritrovarmi di colpo in 10 e dover riorganizzare tutto...
«Sì, c'è stato un po' di caos attorno alla nostra squadra ma io ho preferito starne lontano, cercando la concentrazione massima per far bene in prima persona. Certamente con Tatiana (Guderzo, ndr) avevamo tutte un ottimo rapporto e ci mancherà non poco, sia come persona che come atleta. Questo avvenimento però ci ha responsabilizzate di più, ci siamo rimboccate le maniche e credo che i risultati si siano già visti in questo primo scorcio di stagione...»
Con questa ritrovata forma, anche se siamo solo ad aprile, come non fare un pensierino alla maglia azzurra di Mendrisio?
«Logicamente la nazionale è sempre la massima ambizione di un atleta. Per ora io sono orgogliosa di portare la maglia Gauss e di far bene con questa. Se la condizione mi sosterrà fino a quando sarà tempo di convocazioni, comincerò a pensarci su, anche se, in fin dei conti, sono altri che dovranno fare queste scelte...»
Dopo quest'anno in cui farai convivere marito e bici, sarà tempo di appenderla al chiodo, 'sta bici o ormai ci stai prendendo gusto?
«È da qualche stagione che dico che devo smettere ma poi, quando è tempo di prendere la decisione, scelgo sempre di continuare ancora un anno. Va a finire che faccio come la Longo (ride)...»
Un'ultima curiosità: sappiamo che in gruppo sei conosciuta come "la Belva". Qual è la storia di questo tuo soprannome?
«Risale ad un bel po' di tempo fa! Eravamo con la nazionale ad una gara a tappe, in Polonia, mi pare, nel 2003 e il commissario tecnico era Fina. Lui decise che il mio cognome era troppo lungo da dire per radiolina e cominciò dapprima a chiamarmi Tania e successivamente Belva e da lì rimase questo nomignolo. A dire la verità non mi piaceva moltissimo ma col tempo ci ho fatto l'abitudine. Negli ultimi anni, più che Belva sono stata un gattino, quest'anno si spera di tornare a ruggire!»

 

 

Giuseppe Cristiano

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